MANOVRA “LAST MINUTE”: TEMO MOLTO PER LA STABILITA’ DEL PAESE

Se nell’ultimo ventennio non siamo riusciti a concludere nulla di buono, anzi a peggiorare la situazione, non vedo come una manovra affrettata del tipo “last minute” e soprattutto non uguale per tutti, possa rimettere a posto le cose. Essa, forse sistemerà alcuni buchi la cui copertura non poteva essere procrastinata pena il “default” (parola esterofila diventata molto di moda ultimamente come se il ricco dizionario italiano non ne avesse altre), ma non cambierà di un “et” la capacità di produrre reddito da parte delle imprese, non essendo detta manovra accompagnata da una contestuale riforma strutturale: infatti, in parole povere, si coprono dei buchi e fra non molto se ne creeranno altri, molto più grossi. Il fatto che il debito pubblico continui a crescere per miliardi di euro pur in presenza di un discreto aumento degli introiti fiscali – come ha comunicato di recente anche l’Agenzia Generale delle Entrate – lascia infatti prevedere che nulla cambierà, se non addirittura in peggio. Non vedono bene questa manovra persino diversi parlamentari facenti parte di questo governo che – come ho detto parecchie volte – badano solo a rimanere in piedi per fare gli interessi del premier, personaggio ormai ridotto allo stremo della credibilità nazionale ed internazionale.

Penso, purtroppo, che il decreto relativo alla manovra già firmato dal Presidente della Repubblica, incontrerà non pochi ostacoli, al punto di determinare caos, conflittualità civile, forse caduta del governo e…dell’Italia, come ha detto un turista inglese, Alan Tevorov, etichettandoci come “Un paese del casino” (Gazzettino 15/8/2011 pag.IV ed. Belluno).

Le opposizioni non digeriscono la manovra, la CGIL vuol indire uno sciopero generale, ma soprattutto le persone oneste che hanno sempre pagato le tasse all’ultimo Euro, avranno un sussulto di orgoglio e dignità nei confronti di un governo che, per bocca del premier, ha la spudoratezza ed il coraggio di affermare (dopo i precedenti che tutti conosciamo) : “Il nostro cuore gronda sangue nel richiedere ulteriori sacrifici agli Italiani…”

Questa manovra non risolverà nulla in direzione della crescita, ma aggraverà la situazione: non è che eliminando le province di risolvono i problemi, ma abolendo in toto le Regioni che sono le vere dissanguatrici delle risorse statali (specie quelle a statuto speciale). Infatti, che senso ha, tenere in piedi 20 Regioni che sono la duplicazione burocratica dello stato centrale ? I cui dirigenti, che non possono essere controllati dai cittadini, fanno spesso la bella vita a spese degli stessi ? Manteniamo le province, se volete anche allargandole, e soprattutto accorpiamo i piccoli comuni. Solo così si risolvono i problemi del paese. Va detto che molte nicchie di potere regionale sono autoreferenziali alla politica di questo governo il quale, proprio per questo, le vuol mantenere.

L’Istat ha detto che :

Le Regioni costano Euro 328.279.262.743 (periodo di riferimento 2009 – diffusione 23.6.2011)

Le Province costano Euro 14.110.342.636 (periodo di riferimento 2009 – diffusione 23.6.2011)

Spero tanto che le mie parole siano sbagliate. Ovviamente, nell’interesse dell’Italia.

ARNALDO DE PORTI

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