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Tremonti, l’evasione fiscale e l’accordo bilaterale Germania-Svizzera

L’altro giorno è stato annunciato un nuovo accordo bilaterale tra Germania e Svizzera in materia di lotta all’evasione fiscale. In pratica in futuro i redditi di cittadini tedeschi titolari di patrimoni illegalmente esportati in Svizzera saranno assoggettati a un'imposta anonima liberatoria del 26,375%, pari all'aliquota in vigore in Germania (25%), più il contributo di solidarietà tedesco. Per il passato si procederà in via forfetaria con una aliquota tra il 19 e il 34 del valore dei patrimoni, in funzione del numero degli anni e dal variare dei depositi: la media è stata calcolata nel 25%. Per quest’ultimo motivo le banche svizzere anticiperanno immediatamente alla Germania una somma di circa 2 miliardi di euro. I capitali potranno restare anonimi (ma potranno anche essere autodenunciati dagli interessati al fisco tedesco) e le richieste di informazioni in futuro dovranno essere documentate in modo specifico. A breve un accordo simile sarà siglato con il Regno Unito e poi con la Francia.
Una riunione del G20 di qualche anno fa aveva individuato come obiettivo primario dei Paesi più industrializzati la lotta all’evasione fiscale nei confronti dei “paradisi fiscali”. Nella cosiddetta “lista nera” vi erano allora, tra gli altri, il Principato di Monaco, il Liechtenstein, il Lussemburgo, Andorra, le Bernuda, Cipro, Malta e San Marino e molti altri. Ma non erano esenti alcuni Paesi dove con la scusa del segreto bancario si coprivano da sempre gli evasori, come la Svizzera e l’Austria. Alcuni di questi Paesi decisero, in seguito ai provvedimenti del G20, di mettersi in regola per passare alla “lista bianca”, ed entrarono nella cosiddetta “lista grigia”, con l’impegno a stipulare 12 accordi bilaterali e internazionali con i Paesi dell'Osce per poter essere a posto. Gli accordi dovevano prevedere la collaborazione contro l’evasione fiscale e obblighi di informazione su tutti coloro che detengono conti bancari. Ne ho parlato numerose volte in questo sito (http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=77&Itemid=1 ) ed ancora più a fondo in questo secondo post (http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=181&Itemid=1 ). Mentre altri Paesi, come Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito iniziarono a stipulare accordi nulla si muoveva in Italia. E quando in occasione di una audizione del ministro Tremonti gli feci presente questo fatto la sua risposta fu davvero sorprendente e lapidaria: “nessun Paese serio fa trattati con i paradisi fiscali”. Ho denunciato tutto ciò alla camera in un mio intervento (http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=322&Itemid=1 )
Pensate che Banca d’Italia ha recentemente pubblicato un lavoro prodotto da due suoi ricercatori (Valeria Pellegrini ed Enrico Tosti) dal titolo emblematico “Alla ricerca dei capitali perduti: una stima delle attività all’estero non dichiarate dagli italiani”, dal quale emerge che i capitali italiani illegalmente esportati all’estero ammontano attualmente tra 124 e 194 miliardi di euro. Ora a seguito dell’ignobile “scudo fiscale” del duo Belrusconi-Tremonti due terzi dei rimpatri sono arrivati proprio dalla Svizzera. Accogliamo per un momento che tale proporzione valga anche per i capitali stimati ancora all’estero: in Svizzera ve ne sarebbero tra 82 e 130. Immaginando solo per un attimo un accordo dell’Italia con la Svizzera come quello fatto dalla Germania, se ne sarebbero ricavati (pur sulla base dell’attuale scandalosa aliquota del 12,5%) qualche cosa come tra 10,2 e 16,2 miliardi di euro.
La verità è che Tremonti e questo governo sono i “veri e propri rappresentanti politici” degli evasori fiscali, come dimostrerò in un prossimo post, raggruppando tutti gli interventi di Tremonti a loro favore. Ad oggi l’Italia non ha stiupulato alcun accordo bilaterale con alcun paradiso fiscale, neppure con S. Marino, con il risultato che mentre sono obbligati a rispondere in modo adeguato agli altri Paesi, con noi possono essere molto evasivi.

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