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Francisco Solano Lopez e il suo ultimo viaggio

Francisco Solano Lopez non c’è più. Uno dei più grandi esponenti del fumetto di questo secolo ci ha lasciato. Il suo testamento artistico può essere individuato in quel tratto deciso che ha “guidato” milioni di appassionati in numerose, eccezionali, storie, diventando un punto di riferimento imprescindibile per generazioni di disegnatori. Nato a Buenos Aires nel 1928, esordì nel “mondo delle nuvole parlanti” nel 1953 e poco dopo conobbe Oesterheld, con cui avvio un’intensa collaborazione in serie, oramai di culto, come “Uma-uma”, “Bull Rockett”, “Rolo el marciano adoptivo”, “Amapola negra”, “Joe Zonda” e “Rul de luna”. Il duo Solano Lopez-Oesterheld tra il 1957 e il 1959 partorì quella che è stata definita «la migliore historieta argentina di tutti i tempi», vale a dire “L’Eternauta”. Dopo una lunga parentesi europea, durante la quale lavorò per la casa editrice inglese Fleetway, Solano Lopez nel 1976 decise di tornare in Argentina dove, insieme all’amico di sempre Oesterheld, si dedicò alla seconda parte de “L’Eternauta”. Il colpo di Stato da parte dei militari capeggiati da Vileda lo costrinse però a lasciare nuovamente il suo paese, trasferendosi prima a Madrid e poi a Rio de Janeiro. In questo periodo, insieme a Ricardo Barreiro, conosciuto nel periodo argentino, pubblicò il bellissimo “Evaristo”. Negli ultimi anni della sua vita ritornò definitivamente in Argentina e, tra i tanti progetti, riprese per la terza volta “L’Eternauta” (“El Eternauta: El regreso”), per quella che purtroppo deve oramai considerarsi l’ultima tappa di questo capolavoro.
Quello che sorprende di questo geniale autore è la semplicità delle sue tavole, una semplicità che possiede una grande forza evocativa ed è capace di comunicare in modo diretto anche i temi più difficili e drammatici. Lo stile di Solano Lopez si può dire agisca per “sottrazione ” poiché, riducendo al minimo orpelli e barocchismi di ogni tipo, lascia all’interno della vignetta solo ciò che è veramente necessario. Inoltre il sapiente utilizzo dei contrasti di colore, tutti giocati sulle continue alternanze dei “chiari” e degli “scuri”, gli permette di descrivere efficacemente i dubbi, le ansie e le paure dei soggetti che disegna. Gran parte del suo talento lo si può infatti riconoscere in quegli splendidi primi piani di cui le sue opere abbondano. In particolare, il modo in cui riesce a rendere i sentimenti e l’umanità di un personaggio attraverso l’espressione di un volto, testimonia quella capacità di “entrare” nelle sceneggiature che di volta in volta gli venivano affidate. Il tutto senza mai abbassarsi a un ruolo di passivo comprimario, piegato ciecamente alle volontà dello sceneggiatore (o peggio ancora dell’editore) di turno; anzi gli sceneggiatori si trovavano davanti un artista che con incredibile equilibrio interpretava le storie e, senza stravolgerle, le “faceva” sue. Si pensi alle difficili sequenze de “L’Eternauta” quando Juan Galvez, assediato dai nemici all’interno dello stadio del River Plate, è vittima, a causa di una non meglio identificata arma utilizzata dagli invasori alieni, di una serie di terribili allucinazioni. Questa idea di Oesterheld sarebbe passata quasi inosservata senza il ritmo e le atmosfere claustrofobiche che le tavole di Solano Lopez sono in grado di trasmettere: al lettore sembra quasi di vivere nella mente di un qualsiasi soldato che teme per la sua sorte, per quella dei suoi famigliari e dei suoi amici e che alla fine, davanti all’orrore della violenza, quasi impazzisce.
Mi mancherà molto questo maestro, così come mi mancherà la sua sincerità espressiva e la bellezza delle immagini che sapeva donarci. Mi mancherà la forza e il coraggio di un uomo che è riuscito con la sua arte a raccontare il Novecento e la sua terra.
Addio Francisco!

Roberto Colonna

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