La ricetta di Fabio Sdogati: “Dalla crisi si esce soltanto tassando i ricchi”

di Paolo Salvatore Orrù

Quanto è grave questa crisi? I governi con l’acqua alla gola saranno in grado di rimettere in moto i motori delle loro navi o dovranno gettare in mare le scialuppe all’urlo di “si salvi chi può”? E per evitare di essere risucchiati nel più drammatico dei naufragi, come dovrebbero maneggiare i cittadini i loro risparmi? D’altro canto, oltre al problema economico è sotto gli occhi di tutti anche un’altra scottante complicazione: i governi chiamati a evitare una recessione che potrebbe avere effetti più devastanti di quella del 1929 non possono contare della piena fiducia dei cittadini. Fra tanti dubbi anche una verità: se gli Stati Uniti di Obama e l’Italia di Berlusconi non dovessero riuscire a evitare il default, a pagarne le conseguenze non sarebbero solo i Paesi del dollaro e dell’euro, ma l’intera economia mondiale. Come si esce da questo inquietante scenario? Lo abbiamo chiesto Fabio Sdogati, docente di Economia Internazionale al Politecnico di Milano.Professor Sdogati, le pagelle delle agenzie di rating non aiutano a essere ottimisti …
“Questa crisi assomiglia a quella del 2008, ma è molto più grave. Allora a preoccupare erano i debiti delle banche: nessuno – invece – si preoccupò della crisi dei consumi, degli investimenti e dell’occupazione, insomma dell’economia reale. Ora siamo daccapo: tutti sono inquieti per le brutte pagelle assegnate dalle compagnie di rating ad alcuni bilanci statali. Nei fatti, però, gli investitori, quando le agenzie hanno declassato il bilancio Usa, anziché vendere i buoni del tesoro per comprare azioni hanno agito al contrario: hanno acquistato buoni del tesoro e venduto azioni. Evidentemente, il mercato si sta preparando a una nuova recessione. E i politici, il dato è preoccupante, anziché badare a questo continuano a parlare di cose del tutto irrilevanti come il pareggio di bilancio e balle di questo genere”.

La Borsa ha messo alle corde l’Italia, ma anche Obama è nel mezzo di una tempesta …
“Obama? Sono due le interpretazioni che stanno facendo scuola: una radicale, l’altra più moderata. I primi dicono che ha concesso troppo ai Repubblicani (cioè ha concesso troppi tagli alle tasse dei più ricchi). Gli altri dicono che il governo americano, come quelli della Ue, stanno disquisendo di niente. O meglio, stanno proponendo il pareggio di bilancio, quando il pareggio di bilancio è una catastrofe: l’economia tira se c’è domanda di beni e di servizi da parte delle famiglie, delle imprese e dei governi, altrimenti si ferma”.

Insomma siamo di fronte a una crisi globale? Come se esce?
“Da almeno tre anni le famiglie sono sempre più restie a spendere e stanno sempre più attente al risparmio. Ed è un atteggiamento giusto: oggi non c’è certezza del posto di lavoro, c’è incertezza nel futuro, quindi chi ha reddito basso tende, ovviamente, a crearsi un gruzzolo per eventuali tempi grami. Le imprese, a loro volta, noninvestono. E anche qui correttamente: perché in una fase in cui non c'è alcuna certezza della capacità di vendere domani ciò che si produce oggi non c’è alcun interesse ad aumentare la capacità produttiva dei propri stabilimenti e dei propri impianti”.

Che cosa possono fare i governi per far uscire l’economia dal letargo?
“Quando le imprese sono al palo devono essere i governi a stimolare l'economia. Stiamo, invece, assistendo, come negli anni “30 a un incredibile Truman Show: il Financial Time ha scritto che le agenzie devono declassare il debito americano altrimenti crolla il mercato azionario. Questo è irragionevole: secondo la teoria, quando si declassa un debito pubblico si dovrebbero vendere i titoli di debito per comprare azioni: è successo il contrario. Vuol dire che i mercati sono spaventati dall’assenza dei governi. Nello scorso dicembre, il governo Usa con un accordo bipartisan decise un aumento del deficit per 850 miliardi di dollari: perché quando viene meno l'azione di un governo viene meno anche la fiducia delle imprese e delle famiglie”.

Sarà necessario, dunque, aumentare le tasse. Il problema è a chi?
“Bisogna aumentare le tasse per ottenere il pareggio di bilancio. Oppure tagliare la spesa a parità di prelievo. O ancora, attuare una parziale interazione delle due ipotesi. Il problema vero non è l'aumento delle tasse (che un po’ bisogna aumentarle). Il problema è a chi: si sa che le famiglie con redditi bassi consumano un’alta percentuale del loro reddito (risparmiano poco). Mentre chi ha redditi alti, si può permettere di risparmiare molto. Allora, quando l’economia tira i risparmi vengono utilizzati per investire nella produzione. Quando invece l’economia stenta i risparmi non vengono re immessi nel mercato. Oggi la ricetta è una sola: ridurre la spesa e aumentare la pressione fiscale sui redditi elevati. Che negli ultimi trent'anni detengono porzioni incredibili di ricchezza nazionale (il 5% della popolazione detiene il 90% del reddito di un Paese) ”.I cittadini sono preoccupati, cosa si deve fare per non bruciare i risparmi di una vita?
“Il risparmiatore deve tenersi liquido: evitare, almeno per ora, di acquistare azioni (anche se i prezzi cominciano a essere molto bassi). Tenersi liquido vuol dire mettere i risparmi in un conto corrente. Di sicuro non comprerei buoni del tesoro: sono a rischio. E' il momento di stare bravi. Forse, potrebbe essere l'occasione giusta per acquistare un’abitazione”.

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