La lettera di un avvocato — la nostra missione

Cari Colleghi,

l’Associazione degli Avvocati Romani augura a tutti di trascorrere con serenità le meritate ferie estive, dopo un anno durissimo per la nostra categoria. Nel salutarVi, ho ritenuto di pubblicare in calce una delle moltissime risposte che mi sono pervenute a seguito dell’invio, a titolo personale, della email titolata “le menzogne sugli avvocati” che richiamava il mio articolo pubblicato sul sito.

Ho chiesto il permesso alla mittente (che ringrazio per aver chiaramente compreso la sincerità delle intenzioni espresse nelle mie comunicazioni) ed ho ricevuto il consenso, con la garanzia dell’anonimato.

Con la collaborazione del segretario dell’Associazione, Avv. Matteo Santini, e di tutto il Consiglio Direttivo, è stata confermata la decisione del sottoscritto di proseguire nell’opera tesa a far conoscere al pubblico la verità sulle persone e sui sentimenti che animano la nostra professione, in perfetta contrapposizione con chi opera per la distruzione dell’Avvocatura.

La lettera è anche cruda e non priva di critiche nei confronti di alcuni aspetti della professione forense, ma esprime un forte senso di appartenenza ad una categoria che svolge un ruolo fondamentale per la società.

Un cordiale saluto.

Avv. Fabrizio Bruni

“Preg.mo Avv. Bruni,

leggo la Sua “lettera aperta del Presidente” ancor più con amarezza oggi, quando, dopo anni di studio intenso e convinto, innumerevoli corsi di formazione e seminari, anche post universitari, pratica forense,nonchè esperienze professionali fatte in diversi settori e realtà professionali, sonoostata direi, costretta ad abbandonare il mestiere di avvocato, pur amandolo in maniera sconsiderata, a causa di mancanza di guadagno e stabilità che ha determinato-insieme a tante altre ragioni di cui leggiamo ogni giorno sui giornali- uno stato di obiettiva indigenza mia e della mia famiglia, peraltro in presenza ………… malattia degenerativa che attanaglia un membro della stessa.
Ebbene si, sono un rappresentante di quel popolo professionale-fantasma (laureato, specializzato, referenziato etc, etc.) pagato spesso alla meno peggio e nelle più fantasiose maniere, il più delle volte non pagato, che dopo essere stato usato per anni con collaborazioni più o meno regolari, si ritrova fuori dal fantastico mondo della professione forense (quasi come una menomazione autoeseguita ho effettuato la cancellazione dall’albo in vista della nuova disciplina sulla professione …….. ).
Con dolore accerto e seguo, attraverso le innumerevoli fonti di informazioni, quanto sta accadendo, cercando di scandagliare le notizie più attendibili ed utilizzando per questo scopo la mia facoltà di giudizio, quella maturata attraverso tanti anni di studio, formazione ed esperienza professionale.
Non Le sto a raccontare quante e variegate siano state le difficoltà nell’affrontare la professione, perchè Le conoscerà bene. Degli ostacoli, dei pericoli e delle strette vie che si percorrono ne avrà, ben più di me, la mappatura completa.
Ma questo Le posso dire in coscienza, gentile Avvocato: io c’erò.
C’ero anche negli anni in cui di certi assetti e di certi nuovi equilibri vennero poste le basi e nessuno, proprio nessuno, tanto meno in rappresentanza dell’Avvocatura, si levò per fermarli, c’ero quando la qualità della formazione, della professionalità, dei voti da quelli di valutazione della preparazione a quelli espressivi di preferenze, come pure l’impegno e la capacità di analisi, cominciarono ad essere silenziosamente invalidati, c’ero quando cominciò a non essere strano, ma, anzi, legittimo far lavorare le persone non ricompensando il loro impegno, dando per scontato che fosse normale che il collaboratore dovesse sentirsi “miracolato” ad essere stato scelto fra tanti altri. C’ero pure quando i giornali ed i media o gli ambienti professionali annunciavano la notizia che i più forti o chi per loro, (coloro che, pure arrivati dopo e con risultati peggiori o nessun risultato o nessuna formazione specifica) ottenevano incarichi e lavori migliori.
C’ero pure quando vidi tanti come me stremati, cominciare a desistere a demordere dai loro obiettivi, a sentirsi abbandonati ed ero in me quando anch’io cominciai a sentirmi così.
So che è abbastanza triste e forse tedioso leggere queste righe, ma Le assicuro che ancora più triste e’ passare le proprie giornate senza poter parlare tutti i giorni di diritto, senza poter più andare in un Tribunale, senza poter più leggere ogni giorno giurisprudenza aggiornata pensando che è tuo dovere e che fa parte del tuo lavoro, senza poter correre ad un incontro di approfondimento sulle branche del diritto predilette.
E’ ancora più triste pensare che la professione di Avvocato è divenuta un lusso per pochi – eletti, nominati, chiamati, vocati chissà-e comunque per chi può permetterselo (venalmente inteso).
E’ancora più triste sentirsi raccontare dal cittadino comune, una volta fuori, che ha incontrato anche non bravi professionisti, e magari leggere di storie su quelli che, pur avendo conquistato il titolo nelle più fantasiose maniere- trasferendosi per mesi in località balneari, avendo parentele o la tessera di un club-lavorano, e lavorano pure tanto, ricevono tanti incarichi un pò da tutte le parti e, miracolo, si, miracolo, vengono pure ben ricompensati.
Non so che dirLe su quanto espone nella Sua lettera aperta, invero non perchè non abbia assunto informazioni e non abbia approfondito la questione della mediazione, quanto perchè mi sento,ora, una senza casa-senza famiglia, o meglio, mi sento come uno che ha perso la propria casa e la propria famiglia ………………………. .
Quella famiglia non ha dedicato abbastanza attenzione a badare ai propri figli, forse perchè troppo presa dalle proprie guerre per i ruoli di guida al proprio interno e spesso anche fuori, troppo impegnata nelle grandi faccende ed incurante di chi cercava, con mille sacrifici, di aprirsi una strada, esecitando questa nobile e bellissima professione.
Mi accuso: la mia generazione è capitata negli anni sbagliati. Gli gli ultimi dieci-venti anni in particolare sono stati contraddistinti da visioni, per lo più accecate, da pure logiche di profitto a breve termine, da bisogni compulsivi e bulimici di accumulo di potere, denaro, informazione e ciò appare evidente dagli epiloghi cui stiamo assistendo su più livelli: quel che continua a sorprendermi ancora oggi è che all’interno di associazioni, ordini professionali, alla guida di poteri rappresentativi vi sono state anche personalità preparate e ricche di sapere ed esperienza cui non poteva sfuggire che abbandonare l’investimento su menti pensanti non potrà non rivelarsi un errore fatale.
Ma qui, mi permetta la retorica, Avvocato Bruni, sto già mentendo: perchè, seppure di età ed esperienza non avanzata, invero non mi è sfuggito, già diverso tempo fa, che lasciarmi/ci indietro non è stato davvero un errore casuale.
RingraziandoLa per la disponibilità che avrà voluto riservarmi nella lettura di questo umile e sommario messaggio, scusandomi, sin d’ora, per le imperfezioni dello stesso e restando fermo che quanto esposto da chi scrive venga considerato a titolo puramente esemplificativo ed esclusivamente quale risposta alla Sua gentile e-mail, come pure semplice narrazione del mio personale
Le invio Cordiali Saluti augurandoLe Buon Lavoro.

Firma”

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