di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** * Sottosegretario all'Economia del governo Prodi ** Economista
Due sono gli aspetti positivi del pacchetto di misure prese dai capi di stato e di governo della zona euro per salvare la Grecia dal default e tamponare il rischio immediato di contagio: l’aver guadagnato tempo per preparare altri interventi di portata strategica e soprattutto l’unanime condivisione politica delle scelte.
E’ importante che si sia deciso di intervenire con dei meccanismi finanziari (finanziamenti per 109 miliardi, scadenze del debito fino a un massimo di 30 anni, abbassamento dei tassi di interesse, partecipazione del settore finanziario privato fino a 50 miliardi ) senza ricorrere allo strumento degli eurobond per salvare e rimpiazzare i debiti sovrani dei singoli paesi. Esso resta in riserva e potrebbe essere comunque utilizzabile in future situazioni critiche.
E’ evidente che la stabilizzazione del debito, delle finanze e delle economie dell’Ue si può raggiungere soltanto con una effettiva crescita economica dell’intera euro zona. Altrimenti la rincorsa al pareggio di bilancio e al rispetto dei criteri di Maastricht attraverso tagli draconiani e dolorose misure di austerità rischia di innescare una spirale deflativa e recessiva che inevitabilmente andrebbe a far crescere il tasso debito pubblico/Pil.
Sarebbe come cercare di calmare il mare in burrasca prendendo dell’acqua con il secchiello da spiaggia.
Purtroppo sul fronte della ripresa e della crescita la dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea è del tutto evanescente. Si limita a delle mere raccomandazioni. Si invita “la Commissione europea e la Bei a potenziare le sinergie tra i programmi di prestiti e i fondi Ue in tutti i paesi che beneficiano dell’assistenza Ue/Fmi, sostenendo tutti gli sforzi intesi a migliorare la loro capacità di assorbire i fondi dell’Ue al fine di stimolare la crescita e l’occupazione”.
Non c’è stata una svolta strategica verso una reale ripresa produttiva.
Secondo noi, invece, l’Europa ha immediato bisogno di un “grand design” basato sui project bond per la crescita, che richiamano quelli che Jacques Delors propose a suo tempo.
Si tratterebbe della emissione di titoli di stato, ma europei, per il finanziamento di specifici progetti nelle tecnologie d’avanguardia e nella ricerca e per la realizzazioni di moderne infrastrutture nel campo dei trasporti, dell’energia e dell’acqua, ecc.
Avrebbero scadenze a lungo termine ed un tasso di interesse contenuto. Sarebbero però garantiti dalla forza economica e politica dell’’Ue nel suo insieme. Attingerebbero fondi primariamente dal bilancio europeo e anche dai privati. Sicuramente susciterebbero interesse tra gli investitori istituzionali, quali i fondi pensione, e anche di Stati, come la Cina e altri paesi con un surplus finanziario, in cerca di investimenti sicuri.
Secondo le stime della Commissione europea e della Banca Mondiale servirebbero nuovi crediti per circa 3.000 miliardi di euro, che secondo noi potrebbero essere i project bond, soltanto per completare il programma Ten (Trans European Networks) di trasporti e altre infrastrutture e per realizzare il progetto 20-20-20 relativo all’energia. Si ricordi che il 2020 non è lontano e che bisogna raggiungere gli obiettivi di produrre il 20% di energia dalle fonti rinnovabili, l’aumento del 20% dell’efficienza energetica e il taglio del 20% delle emissioni di Co2.
Nell’ottica di una concertata accelerazione di grandi programmi di investimento si sono mosse anche la Casse Depositi e Prestiti europee che, insieme alla Bei, hanno creato il Long Term Investors Club e hanno coinvolto le Banche di Sviluppo dei maggiori paesi emergenti, come la Cina, l’India, la Russia e il Brasile.
L’Europa, secondo noi, dovrebbe dare sostegno a questi programmi partendo dalla modifica delle nuove regole dell’accordo di Basilea 3 che penalizzano gli investitori di lungo termine sottoponendoli alle stesse condizioni richieste a quelle banche che operano nel breve periodo e a volte con operazioni ai margini della speculazione pura.
Da questa strategia di crescita europea il nostro paese avrebbe tutto da guadagnare vista la scarsità di risorse per lo sviluppo. Perciò riteniamo che su questo terreno le forze politiche potrebbero proficuamente confrontarsi con spirito unitario per sostenere la ripresa economica e dell’occupazione. Così come da tempo sollecita il nostro Presidente della Repubblica.