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Il misero brodino del Cavaliere non guarirà  un’Italia malata

di Giuseppe Turani

Qualcuno ha detto che il discorso di Berlusconi alla Camera è stato una tiepida zuppa per un paziente molto malato. Di sicuro non è stato quella scossa che ormai il
paese attende da dieci anni e che non arriva mai. E così ci sono state molte critiche (giustificate) per il fatto che il premier non ha sciolto alcun nodo e non ha rilanciato un bel niente.

Io, invece, sono rimasto abbastanza ammirato. Dati i tempi, era difficile fare finta che tutto vada nel migliore dei modi. Ma Berlusconi c’è riuscito. Mi è venuto in mente il consiglio che si dava una volta agli aspiranti adulteri: “Negate tutto, sempre. Anche l’evidenza”. Ecco il Cavaliere è riuscito a negare l’eviden­za. Non ha solo bacchettato l’opposizione (e questo è normale). Ma se l’è presa anche con i mercati, che si ostinano a non capire che noi siamo un paese solido e molto forte. E che quindi di quello che fanno i mercati ce ne possiamo anche fregare. Lui, certo, benché abbia tre aziende quotate in Borsa, ostenta grande serenità e tranquillità. E questo dipende molto dal suo carattere, che non è disposto a ammettere un disastro nemmeno se la casa gli cade in testa. Ma non si tratta solo di carattere: è anche una scelta politica.

E mi spiego: la manovra di Tremonti per sgangherata e evasiva che sia è il massimo che questo governo può fare. E’ inutile illudersi. Per fare di più e meglio, dovrebbero avere qualcuno in grado di mettere mano a una profonda riforma dello Stato (uno Stato in cui vive di politica più di unmilione di persone). Se facciamo i conti bene, si vedrà che in Italia almeno un terzo di quelli che
hanno un reddito lo ricavano (in modi leciti, illeciti o parassitari) dallo Stato. Un’enormità senza pari.

Ma poiché in gran parte si tratta di amici della maggioranza (e un po’ anche dell’opposizione), nessuno ha il coraggio di affrontare questa foresta di spese. E allora si fa quello che fa Tremonti: un’accise qui, una tassa là, un’imposta qui e due da quell’altra parte. In questo modo la pressione fiscale è già salita almeno al 45 per cento e è una delle più alte in Europa. E il paese soffoca sotto questo immane prelievo. Non a caso sono 25 anni che la crescita è una realtà ignota in Italia.

Responsabilità che risalgono lontano. Ma Berlusconi, il “liberalizzatore”, non ha fatto niente per cambiare le cose. Ma non importa. Questa maggioranza sa che non ci sono alternative e sa che nemmeno lei ha molte alternative, tranne stringersi intorno a questo governo, per scadente che sia. Insomma, questo passa il convento, e questo prendiamo. Purché non ci sia l’ipotesi di sciogliere le Camere e di andare a casa.

Insomma, il paese va a rotoli (e i mercati ci daranno presto qualche sonora lezione), ma la maggioranza è come chiusa dentro un fortino, assediata dall’opposizione, e il suo unico, vero problema è quello di non farsi mandare a casa. Tanto, per il paese sa benissimo di non poter fare niente: per fare qualcosa di serio, dovrebbero suicidare se stessi, tagliare prima di tutto un “mondo” politico che è diventato iper-trofico.

Allora si prendono mezze misure e se ne promettono di più incisive in data da destinarsi (come si diceva una volta). Con un paese, però, che cresce poco sopra lo zero, alla fine nemmeno l’abile
Tremonti riuscirà a tenere insieme i conti. E arriverà un giorno in cui il Cavaliere (magari dando la colpa al sadismo dei mercati) dovrà arrendersi al fatto che siamo vicini al punto zero. Al default.

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