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Scuola: Le vittime del non-lavoro, urlano la loro rabbia… quando la scuola ignora e smette di contare le proprie vittime

“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose sempre da angolazioni diverse” -Robin Williams in “L'attimo fuggente” di Peter Weir.-
…. ma quando le angolazioni finiscono termina anche la propria esistenza….. Di questo film è significativa la passione per l’insegnamento, la formazione e l’educazione dei ragazzi che porta il professore John Keating ad andare contro le regole tradizionali dell’Istituto, pur di creare un rapporto di fiducia e stima reciproca con i propri studenti e trasmettergli dei valori che potessero ampliare i loro orizzonti mentali..

Questo, credo sia un personaggio nel quale tanti insegnanti precari s’identifichino, perché condividono la medesima passione, che però attualmente sta continuando a lasciare troppe vittime sul campo. Si sente parlare spesso di deceduti sul lavoro, immaginando l’incidente di un operaio edile o comunque di un lavoratore. Non si parla mai abbastanza di coloro che scelgono di morire perché il lavoro non ce l’hanno più, coloro che disperatamente hanno fatto di tutto per tenerne uno, per mantenere la propria dignità e la famiglia. In questo periodo di crisi, tra le vittime del non-lavoro, come amo definirli, ci sono anche insegnanti; coloro che lasciano volontariamente questa vita perché non vedono più un raggio di luce e di speranza. Una ricerca Eures – Ricerche Economiche e Sociali, che ha pubblicato un rapporto dal titolo “Il suicidio in Italia ai tempi della crisi”, sostiene che nel 2009 siano stati 2.986 i suicidi in Italia, 158 in più rispetto all'anno precedente, con un aumento del 5,6%.

Atdal Over 40, un'associazione che si occupa a livello nazionale della tutela dei diritti dei lavoratori sopra i 40 anni evidenzia la correlazione tra l'aumento dei suicidi e la crisi economica, con particolare riferimento alla crisi del lavoro. Nel 2009 i disoccupati che hanno compiuto atti anticonservativi sono stati 357, spaventosamente quasi uno al giorno e il 37,3% in più rispetto al 2008. Si tratta, per la maggior parte dei casi di persone “espulse” dal mercato del lavoro. Una crisi economica che si è trasformata anche in una crisi umana e familiare, fino ad arrivare alla morte. La maggior parte dei casi, sono lavoratori rimasti a casa dopo i 40 anni, poco “appetibili” per un mercato strategicamente saturo che già fatica ad assorbire i giovani. Le persone in questa situazione in Italia sono circa un milione e mezzo, mentre i cosiddetti “incollocabili” (i disoccupati over 50) sono 200.000 e per loro è ancora più difficile pensare di trovare una nuova occupazione. Questa introduzione vuole portare alla lettura ed una profonda riflessione del fatto accaduto recentemente ad un insegnante . Mi domando utopicamente, se i nostri ministri riescano a mettersi una mano sulla coscienza, sempre che ne abbiano una, quando studiano questi dati e rendono difficile la divulgazione tramite i canali informativi tradizionali. . Il link che segue apre questa lettera.

http s://sites.google.com/site/midanazionale/le-nostre-storie/2-luglio-2011

Trovo altamente significativa la frase citata da M. Granellini a proposito della crisi del lavoro nel suo editoriale del 19 maggio su La Stampa, che definisce i disoccupati…
“Esseri umani azzoppati al culmine della loro maturità esistenziale, quando l'esperienza si aggiunge all'energia e produce una miscela irripetibile di forza e affidabibilità” .
Massimo Granellini –

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