GIULIANO PECELLI

Nato a Trieste nel 1944.

Frequenta negli anni 1969 – 70, la Scuola Libera di Figura del Civico Museo Revoltella a Trieste sotto la guida di Nino Perizi.

Nel 1970 si sposta negli U.S.A. dove dal 71 al 74 segue studi artistici presso la New York Studio School of Drawing, Painting and Sculpture, dove si trova in contatto con i massimi esponenti dell’espressionismo astratto americano, partecipando a corsi tenuti da Philip Guston e Wilhelm De Kooning.

Inizia ad esporre ad Atlantic City nel 1975.

Negli anni ’80 ritorna in Italia e dopo un periodo di meditazione, nel 1986 ricomincia a dipingere e a partecipare attivamente alla vita artistica.

Sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in USA, Francia, Olanda, Germania, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia ed Italia.

Ha esposto in un centinaio tra mostre personali e collettive.

Nel 2000 è fra i soci fondatori della Associazione Culturale Galleria Poliedro di Trieste

Attualmente è Vicepresidente di detta Associazione Culturale, che ha sede a Trieste, in via del Bosco 30/A e collabora con diverse associazioni nazionali ed internazionali nella preparazione di mostre collettive e fiere d’arte.

Collabora con la Syrlin Kunstverein di Stoccarda con cui la Galleria Poliedro è gemellata e con la EUart.org nella preparazione di mostre collettive di artisti europei negli USA.

I riferimenti culturali sono per un artista termini di raffronto costante dentro una strategia di crescita che è tanto più decisa quanto più si sintonizza, a livello di assonanze, con “matrici” affini; i dati essenziali del linguaggio si rafforzano anche con la riflessione sugli insegnamenti del passato, verificati da parte del soggetto nel confronto con le proprie tensioni operative.

Cercare nel lavoro di Giuliano Pecelli gli apporti che hanno contribuito a farlo pervenire agli esiti odierni è rischio di fuorviante accademia senza possibilità di riscontri probanti nella realtà effettiva di un itinerario artistico, semplice nella sua strutturazione, complesso nella dinamica evolutiva.

Suggestioni più o meno consapevoli sono giunte da Rothko, Newman, Pollock e Kline, soprattutto per quanto riguarda la tessitura dello spazio che ancora oggi si sostanzia di velature tenui e corposità materiche, dilatate da un gesto ripetuto come procedimento privilegiato dell’autore; e poi i microcosmi immaginari di Wols ed i labirinti inquietanti di Tobey, puntualmente riconoscibili nella partizioni spaziali di Pecelli; degli manifesta la coscienza di un problema del segno in rapporto al tempo di percezione del colore così come lo desume da Burri, Fontana e Licini. Quello che è certo è la contiguità con De Kooning, presso il quale, nella lunga permanenza a New York, ha avuto modo di affinare alcune idee sull’ esperienza decisiva del colore-luce, la cui invenzione avviene sulla tela in un paziente lavoro di reperimento dell’intuizione risolutiva.

La luminosità è ricavata pittoricamente dentro l’essenza figurale della tela mentre il segno ed il campo pittorico vibrano di una sorta di astrazione, pur contenendo un decifrabile suggerimento figurativo.

La tinta si distende (o meglio si propaga)in tarsie che talora si sovrappongono facendo acquisire al campo cromatico la ricchezza di sfumature multiple.

La luce si impone nello spazio e lo avvolge proprio quando tracce di umori sembrano distrarre lo sguardo attraverso la presenza di segni di raccordo tra una parte e l’altra della visione.

Ogni minima strategia del linguaggio di Pecelli vuole restituire alla pittura il senso di un primordiale incanto, emesso da impercettibili sfumature di colore, fluttuante in aree delimitate da segni-scritture del vuoto: l’atmosfera è quella di un fenomeno ritmico che, tuttavia, riafferma ogni volta il senso della fissità. In tale modo l’artista coglie l’importanza del “luogo” in cui far sorgere l’immagine e affrontare un’esperienza sensibile che altrove non è concesso provare. Da qui la necessità per Pecelli di esprimersi secondo un modulo che diviene sempre contenitore dell’evento di pensiero.

Prof. Enzo Santese

Press Office DANIELA LOMBARDI

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