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La violenza verso un nostro simile è sempre azione immorale…

…tranne nel caso della legittima difesa, qualora l'azione violenta sia una necessità inevitabile. Colui che compie un'azione violenta per punire chi ha usato violenza, va contro la legge civile, giacché si sostituisce allo stato, un po' meno contro la legge morale, giacché il suo gesto ha una sua giustificazione, soprattutto se la sua reazione è immediata, dovuta all'impulso del momento, ed è proporzionata all'offesa subita. Così, se qualcuno mi sferra un pugno, e io gli restituisco la cortesia, sono in qualche modo giustificato, anche se non porgo l'altra guancia, come insegna il Vangelo. Azione gravemente immorale, e gravissimo peccato per un credente, e quindi meritevole di pena più severa, è invece un'azione violenta perpetrata nei riguardi di un innocente, per un assurdo motivo. Esempio: picchio una persona con i capelli rossi, perché ha i capelli rossi. Picchio un bambino ebreo perché è ebreo. Picchio una persona omosessuale, perché è omosessuale. Stando così le cose, e poiché nessuno fa violenza alle persone con i capelli rossi, ma molti non tollerano gli omosessuali, non si comprende come una persona onesta, possa essere contraria ad una legge che preveda una pena maggiore per colui che compie un'azione violenta nei riguardi degli omosessuali. Si comprende invece perché la Chiesa, sempre pronta a far sentire la sua voce in questioni d'ordine morale, non abbia detto una parola a riguardo. Semplicemente perché essa stessa ricorre ad una forma di violenza nei riguardi degli omosessuali, quando afferma che gli atti di omosessualità sono “gravi depravazioni” (Catechismo n. 2357); oppure quando, al n. 2358, afferma che gli omosessuali devono essere “accolti con compassione (violenza mascherata), o quando ritiene che una coppia omosessuale non abbia gli stessi diritti di una coppia eterosessuale.
Renato Pierri

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