In aumento i suicidi in Europa che coincidono con la recessione economica. Un problema dei poveri: dipendenti, operai, disoccupati. Allarme per gli under-65 anni

Durkheim affermava che più le società si arricchiscono, più aumenta il tasso di suicidi.
Lo deduceva dalla situazione della sua epoca in cui all’arricchimento della società, al progresso dell’individualismo, era seguito l’incremento del numero dei suicidi soprattutto nelle classi più agiate. Per Durkheim era logico pensare che l'arricchimento generasse anomia, perdita di riferimenti, angoscia esistenziale. Eppure, già a partire dal 1910, il suicidio subì una battuta d’arresto nella maggior parte dei paesi europei, prima di riprendere negli anni ‘70, con il rallentamento della crescita economica.
E' ancora vero che il tasso di suicidi è più alto nei paesi più ricchi. I paesi più poveri, come l'Egitto, il Perù o la Cina, fanno registrare i tassi più bassi. In paesi con un livello di vita elevato come la Nuova Zelanda, il Canada, la Germania o la Francia, ci si suicida molto di più.
Ma il suicidio non è un affare da ricchi, come lo era nel diciannovesimo secolo, ma un problema dei poveri: dipendenti, operai, disoccupati. All'epoca di Durkheim, egli poteva affermare che “la miseria protegge” riferendosi alla “povertà integrata” del suo tempo, quella dei paesi poveri dove tutti sono vicini e solidali con la propria comunità. La miseria odierna consiste invece nel diventare povero in un paese ricco, eventualità molto più sofferta che essere povero in un paese povero.
E' un allarme che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” si sente di lanciare. Il tasso di suicidi tra gli under-65 anni nell’Unione europea (UE) è aumentato notevolmente tra il 2007 e il 2009, con un aumento significativamente più evidente in Grecia, Irlanda e Lettonia in, e questo in seguito alla crisi economica che ha colpito l’Europa così come buona parte degli altri Paesi .
Per un capo di famiglia, che è sempre vissuto sufficientemente bene, riuscendo ad esaudire le necessità dei propri figli, anche se solo quelle fondamentali, il ritrovarsi improvvisamente senza poter più far fronte alle necessità dei sui cari, è un trauma non indifferente. Se poi tutto questo accade in un periodo di recessione economica durante il quale la durante il quale disperazione può portare alle estreme conseguenze.
Stessa situazione per un single o per un genitore separato, e questa è la condizione peggiore in assoluto, che ha sulle sole sue spalle la responsabilità del sostentamento della famiglia.
Recuperare un minimo di serenità non è certamente facile e, inoltre, non è alla portata di tutti. C’è chi riesce ad industriarsi e chi no. C’è chi sa affrontare il problema con un minimo di lucidità, e c’è invece chi si fa travolgere dagli eventi e dalla disperazione. Ed i freddi numeri citati in precedenza ne sono la conferma.Il tasso di disoccupazione era calato del 2,7%, sempre in Europa, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2009, ma poi è tornato a salire intorno al 35% ed è a questo punto che si è evidenziato anche un aumento dei suicidi degli under-65.
Per le persone in età più avanzata, il problema si è posto relativamente, in quanto nella maggior parte pensionati e quindi non a rischio di perdere i mezzi di sostentamento per loro e la loro famiglia. Un conto è l’erosione del potere d’acquisto della pensione o del salario, che comunque lascia un seppur minima certezza di reddito, un conto è la perdita totale del reddito stesso.

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