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Per una vera riforma della giustizia

Separazione delle carriere (pm e giudici), due Csm (uno per categoria), alta corte di giustizia, responsabilità civile dei magistrati, uso limitato della polizia giudiziaria, obbligatorietà dell'azione penale nei limiti imposti dalla legge e inappellabilità delle assoluzioni. Questi i capisaldi del disegno di legge costituzionale di riforma della giustizia proposto dal ministro Angelino Alfano e approvato nel marzo scorso dal Consiglio dei ministri.

La riforma, che non risponde affatto all'attuale carenza di risorse e strumenti per accelerare indagini e processi, ha fatto insorgere i magistrati, ritenuta inadeguata e d'impedimento. Nicola Gratteri, della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, insiste, nelle sue uscite pubbliche, sulla necessità di mantenere le intercettazioni e di velocizzare i tempi della giustizia con le notifiche elettroniche. L'informatica, come è noto, fu centrale per i risultati del pool di “Mani pulite”.

Il 19 luglio 2011, a 19 anni dall'uccisione di Paolo Borsellino, i magistrati di Palermo e Caltanissetta si sono ritrovati con le Agende rosse in via D'Amelio, a Palermo, per una memoria del giudice e degli agenti della scorta, morti in quella terribile strage, ancora senza verità. Presente don Luigi Ciotti, di Libera, è stata un'occasione anche per riflettere sullo stato della giustizia in Italia, sulle scelte e gli esempi della politica e sull'impegno della società civile; a partire, come raccomandava Borsellino, dall'etica e dalla cultura. Purtroppo, l'atteggiamento irresponsabile di certa politica, denunciato proprio da Paolo Borsellino, permane. Ma il fronte dell'antimafia, istituzionale e civile, è compatto: difende l'operato dei magistrati, ai quali deve essere consentito, come ha sottolineato l'on. Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, di “svolgere tranquillamente il proprio lavoro”.

Emiliano Morrone

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