Il processo Lea Garofalo e quel tatuaggio sul collo

Seconda udienza per il processo iniziato a Milano mercoledì 6 luglio per l’omicidio di Lea Garofalo, l’ultima prima della pausa estiva. Nel corso del dibattimento, il pm Marcello Tatangelo ha mosso alcune rimostranze in merito alle liste dei testi. Su tutte, spicca l’accezione in merito alla richiesta di depennare Salvatore Sorrentino dalle persone che dovranno testimoniare presso la prima sezione della Corte d’Assise. «Il testimone è già stato ascoltato nel corso dell’incidente probatorio – ha spiegato il pubblico ministero – e dunque la sua deposizione sarebbe una replica di quanto già acquisito dalle parti. Anzi, sarebbe una deposizione inquinata in quanto il Sorrentino sta ricevendo delle minacce di morte e dunque, sotto pressione, potrebbe fornire una versione dei fatti completamente diversa dalla precedente».

Una questione assolutamente non irrilevante: Salvatore Sorrentino – detenuto per traffico di stupefacenti a San Vittore – è infatti la persona che aveva raccolto la confessione di Massimo Sabatino all’indomani dell’aggressione a Lea Garofalo. Il fatto risale alla primavera del 2009, quando la donna accetta l’invito del suo ex compagno Carlo Cosco di andare a vivere a Campobasso per permettere alla figlia Denise di finire l’anno scolastico. In quell’appartamento la lavatrice non funzionava e Cosco anticipa alla donna che l’indomani sarebbe arrivato un idraulico per riparare il danno. In realtà il giorno dopo si presenta in casa di Lea Garofalo e della figlia Massimo Sabatino, che aggredisce la donna con l’intento di sequestrarla: sotto casa era infatti già parcheggiato un furgone con all’interno anche 50 litri di acido. A sventare il tentativo di sequestro è stata proprio la figlia Denise, che, contrariamente a quanto si aspettavano, era rimasta a casa e non era andata a scuola. Questi i fatti secondo la ricostruzione dell’accusa, avvalorata dalla denuncia che il 4 maggio 2009 Lea Garofalo ha depositato dai Carabinieri, dichiarando che «l’unico che potrebbe essere stato a organizzare questa cosa è il mio ex convivente per vendicarsi della mia collaborazione con la Dda». L’aggressore aveva un vistoso tatuaggio sul lato sinistro del collo, proprio come Massimo Sabatino che, anche in aula, non fa nulla per nasconderlo: anzi lo sfoggia con disinvoltura, salvo, come tutti gli altri imputati, irritarsi all’arrivo delle telecamere e rifiutare di essere inquadrato.

In merito ai colloqui avvenuti in cella tra quest’ultimo e Sorrentino, la Corte, sentite le parti, ha disposto che un perito sia incaricato – entro 90 giorni a partire da martedì 12 luglio – di esaminare le intercettazioni ambientali e di trascriverne i contenuti: questo perché molto spesso i due detenuti parlano tra loro in dialetto napoletano.

Rigettata per il momento anche l’ipotesi di un confronto tra Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo, e la zia paterna; la richiesta della difesa potrà essere eventualmente ripresa in considerazione alla luce della deposizione in aula della ragazza.

La prima Corte di Assise presieduta dal giudice Filippo Grisolia, si riunirà nuovamente il prossimo 20 settembre per ascoltare i primi testi.

(Ma.De.)

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