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La manovra proposta da Italia dei Valori: 5) un piano di liberalizzazioni

Dopo il taglio ai costi della politica, la riduzione degli sprechi della Pubblica Amministrazione, le misure fiscali e la riduzione del debito pubblico, l’ultimo pilastro della manovra alternativa proposta da Italia dei Valori è un piano di liberalizzazioni. Come ha scritto l’Autorità per la concorrenza “Il rilancio dei processi di liberalizzazione è, dunque, tassello cruciale di una vigorosa politica per la crescita.

L’attuale situazione deve, in particolare, essere l’occasione per incidere sulle cause strutturali del deficit di produttività del Paese: prioritario è aumentare la produttività e il modo migliore, perché duraturo, per garantire il raggiungimento di tale obiettivo è consentire ai meccanismi di mercato di operare pienamente, adottando quegli interventi di riforma degli assetti regolatori la cui urgenza, in tempi normali, non viene avvertita con la necessaria intensità….”

Italia dei Valori è consapevole che l'Italia si salverà solo se riuscirà ad abbattere il peso e il costo per le imprese, che le caste e le corporazioni esercitano nel Paese. Come è dimostrato dal fatto che sia bastata una lettera di qualche parlamentare avvocato per fermare anche quel poco che il governo voleva fare su questi temi con la sua manovra.

Tra gli altri interventi che noi proponiamo:

Ordini professionali. Da trasformare in associazioni per la tutela della professione senza obbligo di iscrizione e senza controllo diretto del Ministero Giustizia. Libertà tariffaria. Partendo da notai e giornalisti. L’Italia è il Paese degli ordini e delle corporazioni, con riserve di legge a loro favore, barriere all’entrata, tariffe e protezione del Ministero della Giustizia. La stessa Unione Europea ha da tempo un “dossier” aperto contro l’Italia per la mancanza di concorrenza nelle professioni liberali.

Camere di Commercio. Privatizzazione con adesione volontaria. Pagamento servizi secondo tariffa per le attività obbligatorie per legge come certificati e registro imprese. Tariffe libere per gli altri servizi. Fine dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Anche in questo caso siamo in presenza di una tassa alla quale non sempre corrisponde un servizio qualitativamente adeguato. Lo dimostrano i confronti fra Camere di realtà diverse dove a parità di livello di attività si registra anche il doppio dei dipendenti. Le Camere potrebbero continuare a svolgere compiti pubblici (come la tenuta del Registro delle imprese) a pagamento e dare servizi aggiuntivi a coloro che si associano, ma l'adesione deve essere volontaria e non più obbligata.

Servizi postali. l’Antitrust ha censurato le scelte sin qui fatte, penalizzanti per il processo di liberalizzazione, in particolare la mancata previsione di misure fondamentali per assicurare la realizzazione di una concorrenza effettiva nel settore.

Trasporto ferroviario passeggeri. Anche nel settore dei trasporti ferroviari le difficoltà incontrate dal processo di liberalizzazione si riverberano in condizioni di offerta ancora insoddisfacenti soprattutto per quanto riguarda la qualità dei servizi.

Gestioni autostradali e servizi aeroportuali. In entrambi casi, si tratta di monopoli naturali per i quali l’unica forma di concorrenza immaginabile è la procedura di gara attraverso la quale selezionare i gestori, sotto il controllo di un organismo tecnicamente qualificato e indipendente.

Servizi bancari e finanziari e assicurativi. Nel settore del credito il processo di modernizzazione iniziato negli anni ’90 con il passaggio da una gestione integralmente pubblicistica al sistema delle fondazioni ha prodotto risultati importanti. Tuttavia, alla solidità del nostro sistema bancario non corrispondono livelli altrettanto elevati di efficienza sul piano dell’offerta di servizi. Una perdurante debolezza degli stimoli competitivi continua a caratterizzare il settore. In campo assicurativo la crescita dei premi dell’assicurazione auto, ben al di là della media europea, è la migliore dimostrazione dell’assenza di una vera concorrenza, che si potrà conseguire solo rendendo davvero possibile per gli utenti la possibilità di accedere direttamente alle compagnie estere.

La piena circolazione delle quote societarie. Un efficace mercato dei capitali e la sussistenza di condizioni di contendibilità delle imprese rivestono una valenza prioritaria in un’ottica di sviluppo del Paese. E’ fondamentale, dunque, evitare che l’irrigidimento degli assetti proprietari e la loro mancata esposizione a un’aperta concorrenza possano configurare ulteriori ostacoli alla competitività del nostro sistema economico.

La distribuzione dei carburanti. Il settore della distribuzione dei carburanti è caratterizzato, in Italia, da un grado molto elevato di inefficienza: in particolare, il confronto con altri Stati membri mostra il sovradimensionamento di una rete costituita, per la gran parte, da una grande molteplicità di impianti di dimensione molto ridotta. Tale inefficiente struttura distributiva condiziona negativamente la qualità del servizio e il livello dei prezzi del carburante.

L’autotrasporto. Da più di dieci anni a questa parte, lo Stato paga cifre esorbitanti per sostenere il settore dell’Autotrasporto. Solo nel decennio 2000-2009 sono stati spesi 3,5 miliardi di euro in favore della categoria degli autotrasportatori. Ciononostante il settore dell’autotrasporto in Italia continua a rivelarsi molto poco competitivo nell’ambito sistema economico europeo per crescita dimensionale, organizzativa e tecnologica, anche e soprattutto a causa dell’assenza di una strategia complessiva della politica nazionale in materia che dia il quadro di riferimento all'interno del quale si possano individuare finalità, priorità e risorse per il rilancio del settore, con precisi impegni dello Stato e dei diversi livelli di articolazione della Repubblica, al fine di orientare le strategie dei diversi soggetti imprenditoriali coinvolti. Con una Proposta di legge, a mia prima firma, vogliamo offrire un contributo normativo volto a rilanciare concretamente un asset strategico della nostra economia come quello dell’autotrasporto attraverso il perseguimento di alcuni specifici obiettivi, quali, in primo luogo, l’aumento della dimensione aziendale e il superamento del meccanismo basato sui c.d. “costi minimi di esercizio”.

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