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Il Molise nel traffico di droga

di Michele Mignogna

Il piccolo e sonnacchioso Molise, la ventesima regione, quella che tantissimi italiani ancora non conoscono, e addirittura non sanno nemmeno dove collocarlo, si è trovata al centro di traffici di droga degni delle regioni notoriamente “infettate” dalle organizzazioni criminali che vi fanno i loro affari. Andiamo con ordine, da anni si parla di una latente e invisibile infiltrazione malavitosa in una regione da sempre considerata tranquilla, quindi meno “attenzionata” dalle forze dell’ordine, ma il 25 maggio scorso un’operazione della Dda dell’Aquila scopre una centrale di droga riconducibile alla ‘ndrangheta crotonese, a San Salvo, il confine tra Abruzzo e Molise. L’operazione condotta dai carabinieri di Pescara ha portato all’arrestato di 4 persone, tra cui il figlio del capo clan Ferrazzo e al sequestrato due chili e mezzo di cocaina, armi, denaro e veicoli. La cocaina, lavorata in un garage adibito a laboratorio tessile, era diretta ai mercati di Pescara, Termoli, Campomarino, Montenero, Chieti.

Ma chi è Ferrazzo e che ci fa in Molise? Eugenio Ferrazzo è il figlio di Felice Ferrazzo, capo dell’omonimo clan della n’drangheta, protagonista negli anni 90 nel crotonese di una numerosa serie di delitti proprio per vicende legate a droga e armi, era già stato coinvolto in traffici internazionali di droga, tanto che nel 2003 fu arrestato in Ecuador sotto il falso nome di Roberto Giorgi. Gli arresti seguono quello avvenuto nel marzo scorso, quando finì in manette il romeno Brea Comas Stali, fermato con 1,5 kg di eroina, e quelli del 5 maggio scorso a Mariano Comense (Como), quando furono arrestati Antonio Pinna (45), cagliaritano, Junior Domingo Catanzaro (70) – brasiliano residente a San Salvo (Chieti) e convivente di Elena Alina Anton e Sergio De Pascalis di Latisana, di Udine ma residente a Vasto.
I quattro, secondo la ricostruzione degli investigatori, erano in affari con il clan Ferrazzo, il calabrese che avrebbe da anni intessuto i propri affari in Abruzzo, gestendoli dal Molise, dove risedeva. La droga si diramava verso la Puglia e il nord Italia attraverso la rete di Eugenio Ferrazzo, che recentemente aveva individuato la tranquilla piazza chietina di San Salvo per le operazioni di raffinazione, taglio e confezionamento. Il classico comportamento mafioso dunque, vale a dire nel momento in cui una organizzazione criminale decide di colonizzare un territorio, mette in piedi immediatamente commerci che portano denaro fresco e veloce nelle casse del clan, stando molto attenti a non attirare l’attenzione. Così la droga arrivava e veniva lavorata ai confini tra Abruzzo e Molise, e poi prendeva le strade del nord per essere immessa sui mercati, il lavoro di intelligence messo in piedi dal Dipartimento Antimafia dell’Aquila ha “scardinato” di fatto una ‘ndrina che aveva scelto il tranquillo Molise per i suoi affari.

Non solo, per capire quanto è vasto il traffico di droga in Molise basta ricordare un’altra operazione, alla fine del 2010 dove i Carabinieri di Termoli, in collaborazione con quelli di Milano da dove è partita l’inchiesta hanno tratto in arresto Rocco Ciarelli, nomade di 59 anni, con l’accusa di traffico internazionale di droga, situazione che in Molise non si era mai verificata, tanto che l’intera operazione ha destato preoccupazione soprattutto nella zona del Basso Molise, quella che confina con la Puglia, la più esposta, per una serie di infrastrutture presenti come l’autostrada o il porto di Termoli, alle infiltrazioni che ormai sono diventate ben più che semplici passaggi di alcuni malavitosi comuni in regione, come si è teso a far credere per troppo tempo ai molisani. Questo è solo uno dei traffici che vedono al centro degli interessi malavitosi il Molise.

Tags: Abruzzo, mafia, Molise

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