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Il cancro parlamentare

di Giorgio Rapanelli

Meglio non rendere noto il sogno inconfessabile contro la Casta partitica di quegli Italiani che hanno pensioni minime, o che non hanno lavoro, o che hanno perduto il lavoro e non ne trovano un altro, e così via, e che, finiti i risparmi, stanno giungendo alla disperazione dell’indigenza.
Potranno resistere in questa situazione per un altro anno ancora?
Stanco di piangersi addosso le sue paure, il popolo sempre più povero sta cominciando ad andare su collera e ad odiare tutti i politici di tutte le razze. E pure quegli imprenditori che hanno chiuso le fabbriche e sono andati a farsi gli affari loro “fuori casa” (Polonia, Romania, India, Cina, eccetera).
La gente disperata non giustifica più nulla e nessuno. Né ha tanto meno intenzione di accettare il destino cinico e baro, o di soffrire per amor di Dio.
Crede, ormai, che deve fare “qualcosa” contro il “cancro parlamentare” che impesta l’intera Casta partitica. La quale, ad ogni livello istituzionale, continua a banchettare imperterrita pensando di poter passare indenne ‘a nuttata.
Evidentemente la REALTA’ della Casta partitica non è la REALTA’ della gente disperata. Non esistendo più un “ponte di comunicazione, di comprensione e di affinità” tra le due REALTA’, si è creato tra queste un baratro “incolmabile”. Ossia, “non più colmabile” con chiacchiere, promesse, dialettica, formule e carisma magnetico da leader.
Occorrono gesti significativi da parte di politici consapevoli per evitare che “qualcuno” occupi lo spazio insondabile e imprevedibile esistente tra le sponde del baratro, dando una prospettiva strategica al bisogno di giustizia e di vendetta del popolo sacrificato.
Quindi, in un barlume di consapevolezza della realtà in cui è il popolo “minuto”, e con la fraterna convinzione di dover partecipare al sacrificio richiesto agli amministrati, la Casta partitica dovrà darsi in tempi brevissimi un taglio del 50 per cento delle retribuzioni, compresa quella del Presidente della Repubblica, e un taglio del 50 per cento del numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, rimanendo in carica a tempo “determinato” di due sole legislature.
Oppure – come la Storia insegna – sarà la collera popolare ad estirpare il “cancro parlamentare”, tagliando teste parlamentari e amministrative, magari senza attendere le elezioni del 2013, anno in cui non andranno più a votare neanche quelli che hanno votato alle ultime provinciali . E con il vuoto partecipativo ogni avventura sarà pronta a partire.

Giorgio Rapanelli
18 luglio 2011

Via Oberdan 35
62014 Corridonia (Macerata)

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