Site icon archivio di politicamentecorretto.com

DOPO LA FINANZIARIA

Povera Italia! I provvedimenti economici restrittivi non risparmieranno nessuno. Certo è che saranno i ceti medi a pagare assai più caro il presunto”buco” che l’Esecutivo Berlusconi si è affrettato a tamponare. Il Polo del Fare, a colpi di fiducia, tira diritto, anche se l’uomo d’Arcore è meno popolare che per il passato. Con l’autunno, perché in estate si è solo capaci di spremerci come limoni, i nodi verranno al pettine e i disordini sociali si affiancheranno alle prese di posizione di chi ha creduto nei liberisti ed ora non ci crede più. Al momento c’è da capire se la nuova austerità nazionale figuri un provvedimento di cui il Paese aveva davvero bisogno o, invece, rappresenti un espediente sul fronte delle entrate per frenare la speculazione, messa in atto dai mercati finanziari, facendo pagare, in definitiva, ai ceti medi il conto più salato. Non a caso, l’auspicato abbattimento del deficit nazionale è stato rimandato al 2013/2014. In pratica quando alla guida del Paese potrebbe esserci altra formazione politica e differenti responsabilità di governo. Il giro di vite sull’età pensionabile, accompagnata da un diverso calcolo sui trattamenti previdenziali maturati ci porrà in una scomoda posizione anche nei confronti dell’UE. A conti fatti, senza eccessivi pessimismi, i trattamenti di vecchiaia andranno ad attestarsi intorno al 65% dell’ultima retribuzione percepita. Per chi già si lamenta, i difensori della manovra rammentano che in altri Paesi dell’Unione Europea ci sono pensioni meno consistenti delle nostre. Ma non basta. Senza una precisa strategia, si è programmato anche l’indice del Prodotto Interno Lordo (PIL) sino alla fine del 2013. Insomma, nonostante la stangata, dovremmo stare meglio di tanti altri cittadini del Vecchio Continente. Su questo livello, però, sarebbe meglio fare alcuni conti. Intanto, il potere d’acquisto dell’Euro all’interno è calato rispetto ai valori medi europei. Il deficit degli istituti previdenziali è tanto alto da non consentire neppure previsioni sui trattamenti pensionistici per il prossimo decennio. La previdenza complementare, quella all’americana tanto per intenderci, da noi non ha mai attecchito; anche perché, almeno in questa prima fase applicativa, la nuova austerità non evidenzia come potranno essere ridotti i contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, ma anche del lavoratore. Con irresponsabile ritardo, si andranno a “rivedere” gli importi delle pensioni “ d’oro”. Come a scrivere, tanto per non smentirci mai, che” chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”. Gli effetti negativi, oltre a quelli già in essere, s’apprezzeranno dal prossimo anno e raggiungeranno il pieno regime nel 2012. Oltre la Previdenza, è nel mirino anche la Sanità. Costerà di più curarsi e la diagnostica sarà, in buona parte, a pagamento. Così gli italiani non solo saranno obbligati a nutrirsi male, ma anche a curarsi peggio. Strano però che a nessun parlamentare, di maggioranza o d’opposizione, sia venuto in mente di ridurre le retribuzioni di chi ci rappresenta ed eliminare tutte quelle agevolazioni negate ai comuni mortali. Insomma, in Parlamento si fanno le leggi per il Popolo, ma chi è in aula può stare tranquillo. Nulla cambierà effettivamente. Neppure il perverso meccanismo pensionistico che interessa esclusivamente i Parlamentari della Repubblica. Dopo il periodo feriale, già ridimensionato, per il rincaro dei mezzi di trasporto via mare, della benzina e dei pedaggi autostradali, l’autunno presenterà un conto tangibile. Sarà pesante. L’Italia riuscirà effettivamente ad evitare l’effetto recessione? L’interrogativo, che non l’unico, rimane.

Giorgio Brignola

Exit mobile version