L’insopportabile spirito di autodistruzione degli Italiani

Questo blog: aperto da Repubblica, in seguito alle difficoltà incontrate dal Ministro Mastella alla riunione del Consiglio Europeo di Lisbona dove non era stata prevista la traduzione in lingua italiana, contiene un repertorio di autocritiche e di banalità, sulla questione linguistica europea, del tutto fuori luogo ed estremamente pericolose per la credibilità del nostro Paese e l’ancoraggio dei cittadini alla propria cultura e identità. Mi chiedo se non sia una delle solite trovate degli Italiani, servi e schiavi, per inneggiare allo straniero, all’inglese, e menare giù di brutto l’Italia, gli Italiani, gli avversari politici, la nostra cultura e la nostra identità. Non capisco perché gli Italiani ci godano tanto a sminuirsi di fronte agli altri Paesi d’Europa e del Mondo.

Nessuno sembra rendersi conto che, in seno all’Europa comunitaria, l’Italia è uno dei quattro Paesi più importanti e che, il trattamento che Le è riservato in fatto di lingua, è semplicemente indecente e inaccettabile. Sulla base del diritto comunitario, legato al funzionamento istituzionale della Comunità Europea, la posizione dell’italiano non dovrebbe mai distaccarsi da quella del francese, del tedesco e dell’inglese. Lo spirito di autoflagellazione degli Italiani e, soprattutto, dei politici è quindi del tutto incomprensibile e fuori luogo. Il Ministro Mastella avrebbe dovuto semplicemente lasciare la riunione dichiarando che sarebbe tornato solo quando fosse stata predisposta la traduzione italiana.

Ciò non significa che non si devono imparare le lingue, significa, al contrario, che anche i politici e gli esperti che partecipano a riunioni di livello europeo e che conoscono le altre lingue devono, sempre e sistematicamente, chiedere la traduzione italiana in tutte le riunioni alle quali partecipano perché è solo nella propria lingua che ci si può esprimere nella pienezza delle proprie capacità e si possono cogliere le sfumature dei punti di vista degli uni e degli altri, in base ai quali prendere le posizioni adeguate e le decisioni giuste. La conoscenza delle lingue degli altri Paesi è importante per capire meglio le diverse mentalità, per entrare con più agio nel gioco dei negoziati, per non farsi mai sfuggire nulla, per dialogare, fuori dalle riunioni, nei corridoi o alla buvette, ma non può mai rimpiazzare l'uso della nostra lingua, quella che è stata il veicolo di ogni nostro apprendimento, che ci ha forgiati e strutturati e che fa parte, non solo della nostra identità ma di quella dell'Italia stessa.

Trovo indegna la maniera di trattare i Ministri Italiani in sede europea, come se fossero degli adolescenti da bacchettare e da far rigar dritti. I Ministri non sono linguisti e non sono, e non devono essere, scelti in base alle loro conoscenze linguistiche ma a competenze ben più importanti di quelle linguistiche. In questa sede, non si tratta di valutare le qualità del Ministro Mastella, l’unica cosa che conta è che è un Ministro che rappresenta l’Italia in una importante riunione della Comunità Europea e che, sotto la responsabilità dei servizi amministrativi della Comunità, deve essere messo in grado di partecipare efficacemente al dibattito e comprenderne pienamente il contenuto e le sfumature. Altrimenti, a cosa serve tutta questa costosa struttura europea se non riesce neanche a organizzare efficacemente le riunioni, neanche quelle a livello di Ministri, e fa ricadere su questi ultimi inammissibili responsabilità di conoscenze linguistiche.

Il Ministro Mastella non partecipava alla riunione da turista o a titolo personale ma rappresentava l’Italia, i suoi interessi e i suoi valori, per tutelare i quali avrebbe dovuto essere messo in grado, dagli organizzatori, di parteciparvi efficacemente e non di fare solo atto di presenza. La struttura amministrativa delle istituzioni europee, per il mantenimento della quale l’Italia contribuisce da Grande Paese, ha preso da qualche tempo un atteggiamento eccessivamente disinvolto nei confronti dell’Italia, in particolare nel settore linguistico, dell’educazione e della cultura.

Questo atteggiamento delle istituzioni europee nei confronti dell’Italia non è neanche tanto innocente perché permette a certi Paesi di approfittarne e fare da padroni. E’ per questo che Inglesi e Americani si battono con tutte le loro forze e senza risparmio di mezzi per imporre l’inglese, perché una volta imposto l’inglese l’Europa sarà loro proprietà, gli altri giocheranno tutti fuori casa.

Anna Maria Campogrande

Presidente di Athena

Associazione per la difesa delle lingue ufficiali della Comunità Europea

<< File: Athena Salviamo l'italiano per salvare l'Europa 16 VI 2007.doc >>

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