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FATTI E NON PAROLE

In economia, almeno da noi, è assai più semplice presentare conti consuntivi. Quelli preventivi, che sarebbero più interessanti per esaminare la nostra realtà, sono sempre troppo vaghi. Tuttavia, già tangibili sono i provvedimenti restrittivi che la Normativa Finanziaria ha imposto, ed ancora imporrà, agli italiani. In piena estate, ci siamo accorti di non stare”bene”. Non tanto per una questione di quadratura dei conti, ma, semmai, per un ribaltamento dei nostri problemi economici a livello UE. Il 2011, almeno questo secondo semestre, sarà pesante per le tasche dei contribuenti e particolarmente difficile per i redditi più limitati che, lo rammentiamo, rappresentano oltre il 65% dei contribuenti nazionali. L’Esecutivo, nonostante tutto, tira avanti a colpi di “fiducia” e l’Opposizione frena di meno. Quando l’obiettivo è l’economia del Paese le divergenze ideologiche possono anche essere messe temporaneamente da parte. Il deficit pubblico deve essere drasticamente ridotto e, nel frattempo, si dovranno trovare meccanismi, non onerosi per lo Stato, atti al rilancio dei nostri cicli produttivi. Insomma, per “salvare” le cose pubbliche non ci resta che privilegiare quelle private. Perché solo una libera economia può sollevarci dalle ambasce per un futuro assai incerto. Torna d’attualità, nostro malgrado, il concetto d’“austerità”. Da subito. Per il 2012 sarà anche peggio. Il 2013 è ancora troppo lontano per azzardare previsioni che, comunque, non potranno essere spudoratamente ottimistiche. Però, come abbiamo più volte ripetuto, politica ed economia non possono essere distaccate. Un parametro dipende, necessariamente, dall’altro. Da noi, disgraziatamente, la stabilità politica, come quella di governo, è solo nominale. Oggi il “bipolarismo” ha evidenziato le sue mancanze; ma il “tripolarismo” è ancora tutto da inventare e quando lo sarà, esisterà all’italiana. Vale a dire con tanti opercoli ed interpretazioni “ad personam”. I Partiti, dentro e fuori il Palazzo, ne sono ben consapevoli. Ma la polemica resta, pur sempre, uno stimolo per avallare tesi e concetti che si rivelano, poi, inapplicabili. L’attuale momento politico nazionale si può sintetizzare in una parola: attesa. Si attendono gli sviluppi nella Maggioranza, si aspettano le risposte dei partiti laici che dovrebbero, col tempo, dare vita al mitico “terzo” polo e si torna ad ipotizzare un’alleanza di centro/sinistra. Se l’accoppiata “PdL + Lega” dovesse durare sino fine Legislatura, si potrebbe anche azzardare l’andamento del prossimo anno e mezzo di Governo. In caso contrario, che è quello più presumibile, le carte in gioco dovranno essere riviste alla luce di una realtà riformista ancora tutta da conoscere. Intanto, sino a fine 2011, saremo chiamati a nuovi sacrifici. Non importa quanto grandi, ma sempre sacrifici. Tutto ciò dovrebbe farci pensare; anche perché la Penisola ha manifestato, più volte, l’insofferenza per maniere che non portano a nulla. Nessuno, per carità, chiede “cure” miracolose che non esistono. Si pretende, invece, una maggior logicità nella distribuzione dei sacrifici che, appunto, non potranno essere elusi. Ne consegue che il Paese ha ora bisogno di fatti, economicamente non traumatici, più che di buone parole.

Giorgio Brignola

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