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RISTORNI FRONTALIERI: IL CANTON TICINO VA ALLA GUERRA

Un mio nuovo intervento alla Camera sulle problematiche sollevate dal blocco del Canton Ticino al pagamento del 50% dei ristorni fiscali 2010 per i lavoratori italiani frontalieri in Svizzera.

In particolare ho chiesto che il Governo di intervenire immediatamente contro questa iniziativa unilaterale svizzera che va a violare gli accordi del 1974 e fissati da una intesa bilaterale che non può essere revocata da una delle due parti senza osservare prima la procedura prevista dal trattato. L’Italia inoltre ha sottoscritto dei patti con il governo svizzero non con i singoli cantoni ed è quindi dovere della Confederazione farli osservare.”

Ho quindi presentato distinti documenti: al Ministro degli Esteri per avviare una serie di pressioni diplomatiche adeguate (anche facendo riferimento alle noti tranquillizzanti emesse dalla Farnesina solo qualche mese fa) ma nel contempo ho presentato anche una specifica interrogazione al ministro Tremonti lamentando innanzitutto i ritardi con cui il Tesoro trasferisce ai comuni i soldi oggi versati dalla Svizzera: siamo indietro di quasi due anni e senza certezze sui versamenti, come possono i comuni mantenere il patto di stabilità se già il ministero non fa il suo dovere?.

La seconda proposta è un po’ provocatoria: se c’è un patto internazionale non rispettato del quale il garante è lo Stato e viste anche le trattenute ministeriali sui trasferimenti, sia allora lo stesso Stato italiano ad intervenire rimborsando comunque ai comuni italiani le quote dovute dalla Svizzera. D'altronde abbiamo degli cittadini italiani residenti in Italia che non pagano le imposte dovute in Italia sul loro reddito perché prodotto in Svizzera, ma usufruiscono comunque dei nostri servizi locali.

Visto che ora si mettono in dubbio gli accordi con la Svizzera – che prevedevano il ristorno proprio perché quelle stesse persone pagano le tasse in Svizzera, ma non possono usare i servizi svizzeri – lo stato italiano si faccia carico della differenza.

Credo d'altronde che la Svizzera non possa troppo tirarsi indietro perché – a parte l’accordo transfrontaliero – vi sono precise norme finanziarie internazionali che vanno rispettate e la Svizzera, se non le osserva, non può poi lamentarsi di essere inserita nell’elenco dei paesi finanziariamente poco trasparenti.

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