Parità  di genere, se non ora quando? Sandro Trento

di Sandro Trento

Tempo fa il settimanale “The Economist” segnalava come le coppie benestanti statunitensi che adottano figli nel 90 per cento dei casi chiedono di poter adottare una bambina. La diffusione di comportamenti devianti (droga, violenza, fughe da casa, etc.) infatti è molto più bassa tra le femmine che non tra i coetanei maschi. Nella scuola e nell’università, da anni, le femmine sono molto più brave dei maschi: studiano con maggiore regolarità, ottengono voti in media più alti, finiscono gli studi in tempi più brevi, abbandonano in misura minore. Studi comparati sul comportamento dei trader a Wall Street mostrano che le trader donne sono molto meno impulsive (pare sia il minor testosterone), molto più capaci di valutare il rischio e che in media consentono ai Fondi di investimento di conseguire risultati migliori. Si potrebbe continuare a lungo. Ma quando guardiamo le statistiche del lavoro scopriamo che nei consigli di amministrazione delle grandi società italiane le donne sono quasi assenti, le donne amministratore delegato sono una rarità, le donne in parlamento sono pochissime, le donne sindaco di grandi e medie città sono mosche bianche. La partecipazione al lavoro delle donne in Italia è tra le più basse in Europa: molte donne restano a casa e molte altre lasciano il lavoro al momento della maternità e non riescono più a rientrarci quando sono di nuovo disponibili.
La questione della parità di genere è oggi in Italia, insieme alla discriminazione che subiscono i giovani, il nodo centrale per cambiare le prospettive di sviluppo. Abbiamo una enorme “risorsa in più”, le donne e i giovani, e non la usiamo.
C’è in giro da tempo una favola. La favola dice che per dare lavoro a qualcuno bisogna toglierlo a qualcun altro. Questa favola è servita tante volte per giustificare i pre-pensionamenti in tante grandi aziende pubbliche ma anche private. Si diceva: “consentiteci di mandare in pensione in anticipo queste migliaia di lavoratori così faremo posto ai giovani” . Quei pre-pensionamenti massicci li paghiamo noi oggi con costi altissimi. Le tasse che ci hanno lasciato in eredità (imprese e sindacati) queste sì distruggono migliaia di posti di lavoro. Qualunque imprenditore sa che il mercato del lavoro non funziona così. Non esiste un numero fisso di posti di lavoro che si danno a questo a quel lavoratore a prescindere da ciò che accade alla domanda dei prodotti, al costo del lavoro, alla congiuntura.
Noi di IDV stiamo lavorando alla definizione di un grande progetto di revisione del sistema del welfare e del lavoro per favorire la partecipazione al lavoro delle donne e dei giovani.
Servono servizi sociali adeguati, per la cura dei bambini; servono sistemi che sostengano le famiglie con figlie in modo vero e non simbolico; servono azioni positive per consentire alle donne di accedere a posizioni di vertice; serve un grande patto tra i generi e tra le generazioni. Di questo continueremo a parlare. Per questo salutiamo con grande simpatia la manifestazione di Siena di questi giorni (trasmessa in diretta streaming anche dal sito di Italia dei Valori, ndr).

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy