Carlo Rosselli e il sogno di una democrazia sociale

150 – LA STORIA E LE IDEE

Il progetto rosselliano non si è realizzato nel primo sessantennio della Repubblica, ma indica oggi alla sinistra più avanzata l'unica alternativa credibile al populismo autoritario affermatosi negli anni Novanta. Lo storico Tranfaglia ritorna sulla vita e l'opera di Carlo Rosselli, di cui ha completato una fondamentale biografia. Il volume è stato presentato all’Istituto italiano di Cultura a Parigi il 9 giugno scorso, nell’anniversario dell’assassinio compiuto per ordine del governo fascista.

di Nicola Tranfaglia

Gli elementi che caratterizzano la personalità di Carlo Rosselli (ma anche quella di suo fratello Nello che pure si dedicava anzitutto alla storia del Risorgimento) e la sua azione politica in Italia, in Francia e nella Spagna della guerra civile del 1936 non sono difficili da indicare.

Carlo costituì nella lotta contro il fascismo, prima in Italia, poi in Francia e in Spagna un punto di riferimento centrale per quella parte degli italiani che non vollero accettare la dittatura e cercarono di combatterla su una piattaforma politica e liberalsocialista, fortemente critica verso il movimento comunista ma, nello stesso tempo, attenta alla sua evoluzione.

Dopo l’esperienza del settimanale “Quarto Stato” inieme al repubblicano e socialista Pietro Nenni che chiedeva una forte mobilitazione delle coscienze in senso contrario al fascismo e un’aperta critica degli errori compiuti dal movimento socialista, Rosselli pubblica il saggio sul Socialismo liberale (che sono riuscito a far ripubblicare dal Corriere della Sera il 12 marzo di quest’anno) puntando su un socialismo, nutrito di un metodo liberale moderno, in grado di dare un peso preponderante al problema sociale come al ruolo della libertà e della volontà umana nel farsi della storia.

Sia attraverso i “Quaderni di Giustizia e Libertà”, pubblicati dopo la fondazione del movimento politico di Giustizia e Libertà fondato a Parigi nel 1929, sia attraverso il settimanale con lo stesso titolo fondato nel 1934, dopo lo scioglimento della Concentrazione antifascista, Carlo dedica la sua attenzione, da una parte, all’analisi del fenomeno fascista, dall’altra all’Italia che dovrà risorgere dalla dittatura e costruire una democrazia sociale moderna capace di realizzare quegli ideali di libertà e giustizia sociali necessari per battere tutte le tentazioni populistiche e dittatoriali che si possono presentare.

Ora sul pensiero di Rosselli e sulla sua battaglia complessiva non posso scendere nei particolari e devo rinviare al mio ultimo lavoro su Carlo Rosselli (1899-1937) e il sogno di una democrazia sociale moderna, che ho presentato all’Istituto di Cultura italiano a Parigi il 9 giugno scorso, proprio nell’anniversario dell’assassinio compiuto dal Sim e dalla Cagoule, per ordine del ministro fascista Galeazzo Ciano, di fronte a una sala piena di italiani e di francesi.

Qui vorrei sottolineare due aspetti della sua battaglia politica che mi sembrano ancora molto attuali.

Il primo riguarda alcune caratteristiche del regime fascista, di cui il populismo berlusconiano riproduce purtroppo – pur con le inevitabili differenze del tempo passato – alcuni tra i difetti maggiori.

La prima caratteristica si ricava da un appunto inedito di Carlo Rosselli scritto per una riunione di dirigenti di Giustizia e Libertà a Parigi nel 1932: “Il carattere supremamente ripugnante della dittatura moderna fascista non consiste nella forza e nella soppressione delle libertà — fenomeni questi propri a tutte le tirannie — ma nella fabbrica del consenso, nel servilismo attivo che essa pretende dai sudditi.”

La seconda caratteristica si trova in una indicazione che emerge da un articolo apparso due anni dopo, nel febbraio 1934, sul numero 10 dei Quaderni di Giustizia e Libertà: “Lo Stato Corporativo non è che lo strumento tecnico della reazione moderna, una contraffazione a fini conservatori del movimento operaio libero e creatore. Di fronte alle grandi masse che raduna l’industrialismo moderno, l’assenteismo dell’ancien regime che aveva a che fare con popolazioni sparse e artigiane, non è più possibile. Al movimento di massa è gioco-forza opporre una reazione di massa. Alla lega operaia il sindacato di Stato. All’ideale di una produzione associata, socializzata, la corporazione.”

Sul comunismo il suo discorso è altrettanto chiaro. Critica radicale alla dittatura marxista staliniana e alle atrocità del regime dispotico ma difesa della rivoluzione “che ha distrutto l’autocrazia, che ha dato la terra ai contadini. Questa rivoluzione l’amiamo e la difenderemo.”

Se alla storia di Carlo e di Nello Rosselli, si aggiungono le storie giudiziarie che hanno sempre assolto i mandanti dell’assassinio in Francia, come nell’Italia del secondo dopoguerra, e il veto opposto prima da Charles De Gaulle in quanto capo dello Stato francese, dai suoi immediati successori e poi nel 1981 da Francois Mitterrand per non consentire agli storici di tutto il mondo (me compreso) di consultare i fascicoli della Cagoule negli archivi nazionali di Parigi, si ha il quadro della vera e propria persecuzione in vita e post-mortem che hanno subito i due fratelli Rosselli, autentici simboli e martiri dell’Italia democratica, liberalsocialista e antifascista.

La copertina del volume su Carlo Rosselli di Nicola Tranfaglia (Baldini Castoldi Dalai, 2010, pp 507, Euro 22). La prima edizione di questo libro fu pubblicata da Laterza nel 1968 con il titolo Carlo Rosselli: dall’interventismo a Giustizia e Libertà, e esplorava in maniera analitica la formazione di Rosselli, il suo pensiero giovanile e la sua azione politica in Italia fino al 1930. In questa edizione la vita e l'opera di Carlo Rosselli vengono restituiti anche gli anni parigini e la attività di Rosselli come leader di Giustizia e Libertà, le sue pubblicazioni e i rapporti con gli altri movimenti antifascisti in esilio, fino all’assassinio di Bagnoles de L’Orne il 9 giugno 1937. Tranfaglia offre ai lettori non solo italiani la biografia completa di uno dei più grandi combattenti nella lotta al fascismo, l’uomo che prefigurò la repubblica democratica nata infine nel 1946 e che ha contrassegnato il dibattito politico a sinistra anche nel secondo dopoguerra. Nicola Tranfaglia ricostruisce le vicende pubbliche e private di Rosselli, la sua azione e il suo pensiero, le concezioni politiche e culturali alla base di uno tra i maggiori e più originali esponenti dell'antifascismo europeo. In Italia, ma anche a livello internazionale, le ricerche di Tranfaglia sono considerate un imprescindibile riferimento scientifico e culturale per la comprensione del progetto rosselliano: cioè di quel connubio tra pensiero liberaldemocratico e socialismo liberale che in Italia non si è realizzato nel primo sessantennio della Repubblica, ma che oggi la sinistra più avanzata persegue come unica alternativa credibile al populismo autoritario affermatosi negli anni Novanta.

Nicola Tranfaglia, professore emerito all’Università di Torino e deputato nella XV legislatura, ha diretto grandi opere collettive come Il Mondo Contemporaneo (10 volumi), la Storia della stampa italiana (7 volumi) e La Storia (14 volumi). Si è occupato di molti aspetti della storia italiana ed europea, tra cui fascismo e antifascismo, terrorismo e mafia, giornalismo e potere. Tra i suoi libri più recenti: La sentenza Andreotti (2000); Un passato scomodo. (2006); Vent’anni con Berlusconi 1993-2013 (2009).

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