Il re è nudo, scoperto, indifeso. I suoi uomini più fedeli sono finiti in una nuova inchiesta giudiziaria che svela un giro del malaffare da brividi.
E, voilà, parte la carica del megafono di Arcore. Sul banco degli imputati di nuovo i magistrati e di nuovo le intercettazioni, oggetto di numerosi attacchi e di una marea di stupidaggini per smontare uno strumento fondamentale per svelare l’intreccio tra cricche, politica e istituzioni. E nel Paese del sultano del malaffare, anzichè gridare allo scandalo, si grida al mezzo che serve per svelare lo scandalo.
Lo fanno i politici e, a seguire, arriva la stoccata del Tg1, prima con un servizio confezionato ad arte, poi con un editoriale di Minzolini in cui il direttorissimo conferma che le intercettazioni costano un miliardo di euro. Soldi che potrebbero essere usati per la riforma fiscale e il risanamento dei conti.
Si tratta di una bugia di dimensioni colossali. E vi dico perchè. Come già sottolineato dall’Italia dei Valori in Senato (prima con un’interpellanza, poi con una risoluzione e un disegno di legge) per le intercettazioni si spendono annualmente in Italia circa 300 milioni di euro. Una somma che potrebbe anche diminuire se si gestissero meglio le risorse. Buona parte del costo, infatti, è rappresentato non tanto da un abuso delle intercettazioni, come si vuole fare credere, ma dal noleggio delle apparecchiature che, se acquistate direttamente, costerebbero, secondo uno studio dello stesso ministero della Giustizia, molto di meno.
Altra anomalia. Solo in Italia il sistema prevede il pagamento delle compagnie che eseguono le intercettezioni sulle linee telefoniche, quando potrebbe essere considerato un servizio gratuito per lo Stato stesso come avviene in altri Paesi europei.
Quindi , se si vuole fare cenere delle intercettazioni solo perchè scomode, per cortesia non si usi la scusante dei costi, perchè se una spesa eccessiva c’è, è solo imputabile alla cattiva gestione del governo e, guarda caso proprio del ministro della Giustizia, nonchè segretario del Pdl, primo partito di governo: Angelino Alfano. Oggi Berlusconi ripete che solo in un Paese incivile non è vita non potere telefonare. Caro presidente, parli per lei. Chi non ha nulla da nascondere in Italia, telefona tranquillamente e dorme sonni tranquilli. E noi italiani vogliamo conoscere la verità su chi e come governa il nostro Paese e per farlo vogliamo le intercettazioni. Il primo rimedio contro il lerciume che sta emergendo è la conoscenza. Non provi ad imbavagliarci, nè a creare una corsia preferenziale per i criminali. La sopportazione si è esaurita.