Segr. On. Luca Marconi
Roma Arturo Celletti intervista all’On. Rocco Buttiglione 5 Giugno 2011
«Qualche tempo fa ho guardato il premier negli
occhi e l'ho chiamato come sempre per nome: “Silvio, il modo come sarai
ricordato dipende da come uscirai di scena… Quel giorno si arrabbiò;
ora spero solo che abbia capito». Capito? Rocco Buttiglione guarda in silenzio
il mare di Gallipoli, poi annuisce e torna a ragionare: «Sì, capito. Io
a Berlusconi ho sempre parlato da amico, ho sempre detto la verità».
Qual è la verità?
Se il premier indovina l'uscita di scena molti suoi
errori verranno dimenticati e molti perdonati; se, però, la sbaglia tutti
i suoi meriti precedenti verranno cancellati.
Perchè questo invito a
lasciare?
Perchè l'area dei moderati non si può costruire attorno a Berlusconi.
Lui ha avuto mille occasioni per farlo e non ha fatto nulla per sfruttarle.
Ora il suo ciclo si è esaurito e non c'è più nulla da fare.
Il premier
è un combattente, non si farà mai da parte
Sbaglia. Se Silvio estremizza
la lotta politica rischia solo di consegnare il Paese nelle mani degli
estremisti. E un governo con le facce di Di Pietro, De Magistris, Vendola
sarebbe una catastrofe anche per lui. Anzi, soprattutto per lui. Questi
non vogliono giustizia, vogliono soltanto vendetta.
Che significa vendetta?
Vogliono la damnatio memoriae del premier. Ma vado oltre: vogliono una
legge distruttiva per l'azienda che Berlusconi ha messo in piedi con fatica
e con passione.
E voi? Rimarreste davvero a guardare?
Noi vogliamo esattamente
il contrario ed è per questo che dico: “Silvio non forzare più”.
Non ostacolare
il processo di formazione della sezione italiana del Ppe. Non metterti
in mezzo. E non pretendere di pilotare un progetto che non puoi pilotare.
Il Cavaliere avrà ancora una chance da protagonista?
Chi ha avuto un ruolo
politico così dominante quando esce, esce. Kohl è uscito, ora è un uomo
saggio a cui si può andare sempre a chiedere un consiglio.
Insomma non
esiste nemmeno una prospettiva Colle?
No. L'idea di lasciare Palazzo Chigi
per giocarsi la carta Quirinale sarebbe un modo di uscire per non uscire.
Per continuare a controllare tutto passando da un ruolo ad un altro. In
quelle condizioni il partito dei moderati non si costruisce.
Professore,
così la svolta si farà attendere a lungo…
È solo questione di tempo,
la svolta ci sarà. Se sarà presto non correremo il rischio di fare la fine
della Grecia…
Torniamo al partito dei moderati. Come nasce? Con chi
nasce?
Ho in testa un'area che sappia confrontarsi con il mondo sindacale,
dialogare con quello dei ceti produttivi… Confartigianato, Confcommercio,
Confcooperative sono realtà rimaste senza rappresentanza politica. Ecco
la mission del nuovo partito: parlare, aprirsi. Anche verso quella classe
dirigente cattolica che finora ha scelto di restare ai margini del campo
Chi c'è dell'attuale Pdl? Chi può giocare un ruolo da protagonista?
Ho
in mente un lungo elenco di nomi ma ho deciso di non farli: tocca a loro
decidere se e come sfidare a viso aperto Berlusconi. È un rischio, ma è
anche un'opportunità perchè il Paese è nelle sabbie mobili. Basterebbe
che uno battesse un colpo, che uno rompesse il tabù e una valanga travolgerebbe
il premier.
Immagini una lettera ai generali del Pdl: quale sarebbe il
messaggio?
Nessuno vi chiede di rinnegare il vostro passato e anzi, io
per primo, sono pronto ad ammettere le luci del progetto di Berlusconi.
Ma ora la luce si è spenta e occorre pensare al futuro: il Paese ha bisogno
di uno svolta e se si prolunga questa fase di instabilità rischiamo sul
serio il crollo. Ma posso aggiungere una cosa: quando mi fermo a osservare
l'attacco sferrato da Berlusconi e Bossi contro Tremonti mi vengono i brividi
Che attacco?
Tremonti ci ha dato stabilità, ma non ci ha dato sviluppo.
Ora è partito l'assalto per costringerlo ad aprire i cordoni della borsa.
Beh, questo non ci porterà sviluppo e ci farà perdere stabilità.
Lei
conosce il ministro dell'Economia: non si piegherà mai
Certo, ma potrebbe
essere cacciato. O costretto a lasciare. Io sono un avversario di Tremonti,
ma dico senza nessuna esitazione: “ora va difeso”. Siamo a metà strada
tra la Germania e la Grecia: con uno scatto di reni risaliamo e raggiungiamo
la Germania, se apriamo i cordoni della borsa sprofondiamo in breve tempo
in inferno con la Grecia.
Davvero vede il rischio?
Berlusconi disperato
e in crisi di consensi avrà una tentazione quasi irresistibile di fare
aprire la borsa. E allora mi appello ancora agli uomini illuminati del
Pdl: tagliamo fuori Berlusconi e riorganizziamo l'area moderata. Poi però
penso a Lenin…
Ora che c'entra Lenin?
Sa che cosa diceva Lenin dei
socialdemocratici tedeschi? Vorrebbero fare la rivoluzione però con il
permesso del kaiser.
Anche nel Pdl vogliono il permesso?
Nel Pdl molto
si sta muovendo. Molti capiscono che Berlusconi è al tramonto. Già, l'epoca
in cui era in grado di dare un apporto positivo al Paese è finita, e ora
si ostina a restare al potere a ogni costo e rischia di fare pagare a tutti
un prezzo troppo alto. Questo non è più tollerabile.