Referendum: Berlusconi come De Gaulle nel 1969! Ed ora vattene!

La straordinaria partecipazione degli Italiani alla tornata referendaria permette di formulare alcune riflessioni.

1. L’Italia s’è desta davvero! Dopo anni di sonno, indotto anche grazie ad un controllo spregiudicato dei mezzi d’informazione televisiva, la gente ha capito e la grande partecipazione popolare a questo voto ne è la più significativa manifestazione
2. Italia dei Valori a cui nessuno potrà togliere il merito di aver proposto questi referendum un anno fa, tra lo scetticismo generale, ed in qualche caso persino con l’ostracismo della politica anche all’interno del centro sinistra, è orgoglioso di aver messo a disposizione dei cittadini italiani questo strumento di democrazia diretta
3. Quando raccogliemmo le firme è fuori dubbio che avevamo un intento principalmente politico per marcare la nostra presenza sul territorio e per costringere tutti, anche i nostri alleati politici, ad assumere maggiore grinta nel contrastare il governo Berlusconi
4. La raccolta delle firme è stato uno straordinario momento di contatto con la gente, attraverso il quale abbiamo raggiunto la consapevolezza che sulle questioni poste vi era un interesse trasversale dei cittadini (molti elettori dichiaratamente leghisti hanno firmato le proposte).
5. Abbiamo dovuto lottare contro il boicottaggio del governo e di Berlusconi che hanno tentato in tutti i modi di impedire o di ostacolare il referendum: prima fissando una data diversa da quella delle elezioni amministrative, poi ordinando alla Rai di ritardare al di là del lecito l’informazione ai cittadini, poi pensando di cavarsela modificando la legge sul nucleare in modo dichiaratamente temporaneo, poi persino contestando la decisione della Cassazione a noi favorevole e ricorrendo alla Corte Costituzionale
6. Abbiamo messo tutti i partiti di fronte alle loro responsabilità, in primis il Partito Democratico, che, dopo un iniziale tergiversare, si è finalmente impegnato direttamente nella promozione del voto
7. Per questo, mano a mano che ci si avvicinava al giorno del voto, abbiamo svestito i referendum della nostra bandiera di partito, per favorire il più possibile la discussione sui problemi che i referendum ponevano, anche agli elettori ed ai partiti che la pensavano diversamente
8. Ma ciò nonostante il Presidente del Consiglio Berlusconi ha voluto dare un connotato politico ai referendum dichiarando la loro inutilità ed invitando la gente a non votare. In altre parole trasformandoli nella domanda: con me o contro di me? Gli Italiani gli hanno risposto in modo chiaro e uniforme da Bolzano a Palermo che non gli credono più e che si sono stufati delle sue promesse.
9. Lo avevano già fatto per altre due volte nel corso degli ultimi due mesi, ma questa è la più eclatante perché raggiungere il quorum era un obiettivo quasi impossibile (non capitava da sedici anni durante i quali l’affezione al voto è fortemente calata tanto che è ormai stabilmente attorno al 15-20%)
10. Per questi motivi il grande sconfitto di oggi si chiama Silvio Berlusconi e se avesse solo un briciolo di senso istituzionale dovrebbe dimettersi immediatamente, come fece De Gaulle nel 1969 quando i francesi dissero no al referendum che aveva indetto sulle sue proposte di modifica della Costituzione.
Ma De Gaulle era uno statista, Berlusconi un piazzista, che ormai non riesce a convincere più neppure se stesso

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