Prima le amministrative, poi i referendum. Andata e ritorno, il governo ha perso tutte e due le partite e le ha perse in modo netto, clamoroso. Una disfatta epocale, per usare un aggettivo tanto caro a qualche ministro, il segno di un’era che inesorabilmente si chiude. E’ la primavera italiana, è l’Italia che vuole un’altra Italia, è il vento del cambiamento che arriva anche da noi. Il Paese non crede più a chi gli ha mentito, a chi l’ha abbandonato alla deriva, a chi l’ha imbrogliato con false promesse: gli italiani vogliono facce nuove e a chiederle non sono solo gli elettori di centrosinistra ma anche quelli, tantissimi, di centrodestra ormai stanchi di chi ha tradito la loro fiducia.
Di fronte a questo doppio travolgente ko un capo di governo normale si sarebbe dimesso subito, invece Berlusconi non l’ha fatto e non lo farà. Egli ormai vive in una realtà virtuale e resterà aggrappato alla poltrona facendo finta di niente finché avrà i numeri per vivacchiare in Parlamento, finché qualcuno (la Lega?) non staccherà la spina. Ma non durerà a lungo, non può durare a lungo.
L’Italia si prepara a cambiare pagina, è solo questione di tempo. Breve tempo. E il centrosinistra deve farsi trovare pronto, con un programma serio e concreto, per proporsi come alternativa di governo, per ridare speranza e fiducia al Paese. Il nocciolo duro è pronto e la sua composizione è uscita chiara delle ultime consultazioni elettorali: gli italiani hanno promosso la convergenza tra Pd-Idv-Sel, affidando un mandato preciso, ossia discutere e mettere nero su bianco un programma chiaro e unitario, che risolva le emergenze del Paese. Un programma che, una volta condiviso, potra’ dare il via ad un confronto con movimenti, societa’ civile e tutte le altre forze politiche disponibili al dialogo, sulla base di omogeneita’ di intenti. L’intenzione, infatti, e’ quella di creare un’alternativa in grado di governare, non solo di vincere