Scongiuriamo la chiusura del Castello di Gambatesa

La nascita del feudo di Gambatesa e molto probabilmente anche del castello, simbolo storico e patrimonio artistico dell’umanità, risale all’epoca dell’invasione longobarda. Notizie più precise si hanno a partire dalla metà del X secolo, durante l’incastellamento.- fenomeno dovuto alla trasformazione feudale avvenuta tra il X e il XII secolo.
Pandolfo, il più potente principe del Mezzogiorno divenuto uno dei vassalli più fidati di Ottone I, sognava di dare al regno unità politica, abbattendo il dominio bizantino e sottomettendo i ducati longobardi. In seguito il feudo si trovò citato nel Catalogus Baronum, – registro che elenca le terre concesse ai feudatari normanni a partire dalla seconda metà del XII secolo, – ma è con Riccardo da Gambatesa, condottiero al servizio del re di Napoli Roberto d’Angiò nel XIII secolo, che il feudo assunse maggiore importanza.
In questo periodo il castello subì profonde modifiche, trasformandosi in una splendida residenza fortificata, in linea con gli influssi rinascimentali, come testimonia lo splendido ciclo di affreschi che ornano il piano nobile del palazzo, che da fortilizio fu trasformato in dimora principesca. Esso domina la valle del Tappino, sorgendo nel centro storico di Gambatesa. Sempre nei primi anni del XVI secolo, la struttura venne ampliata con la costruzione sul lato orientato verso la piazza, di un nuovo corpo. Il piano nobile è caratterizzato da splendidi affreschi cinquecenteschi di scuola manierista commissionati da Vincenzo I di Capua d’Altavilla a Donato da Copertino o Decumbertino, che con la scritta posta su una porta interna “Donatus omnia elabravit” firmò l’intero ciclo di affreschi.
Negli anni ’70 il castello fu venduto al Ministero per i Beni Culturali e restaurato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Molise. Attualmente, motivata dalla crisi economica, si è prospettata la chiusura, in seguito anche al pensionamento dell’unico custode. Infatti per chi vorrà visitarlo durante la settimana, dovrà prenotare con tre giorni di anticipo per permetterne l’apertura. Questa decisione, è una gravissima perdita poiché, significa ridurre a zero l’afflusso di turisti che periodicamente visitano l’antico maniero con effetti imprevedibili per la già sofferente economia del paese.
A tal proposito, si stanno raccogliendo delle firme per una petizione , come segno di solidarietà non solo nei confronti dei gambatesani, ma anche di coloro che vogliono salvare un monumento di inestimabile valore e patrimonio di tutti. Aderendo alla petizione si chiede alla soprintendenza ai beni culturali la revoca di quanto disposto nella circolare.

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