Da ora in poi sarà più difficile citarli per le loro pronte dimissioni
HOUSTON, Texas – Il congressman Democratico di New York Anthony Weiner ha confessato. Le mutande alla incredibile Hulk e la foto di queste inviate ad una corrispondente via Facebook erano le sue e, lui stesso, era stato il mittente dello “sconcio” fotogramma. L'episodio non unico e negato anche in maniera abbastanza arrogante per alcuni giorni ha trovato poi un epilogo a dir poco sconcertante quando lo stesso politico s'è presentato davanti ai rappresentanti dei media ed alle telecamere per diffondere urbi et orbi il suo completo mea culpa destinato a chiedere scusa a tutti e, in primo luogo, alla moglie.
Adesso, considerando l'accaduto, si finisce per capire che questo nuovo episodio la dice lunga non solo sui politici americani e sulle problematiche poste dalle nuove frontiere del mondo virtuale di internet ma anche e, specialmente, sulla tendenza anglosassone sempre più rara a ricorrere alle dimissioni come forma necessaria d'ammenda. Evidentemente, questo prezzo da pagare per le intemperanze affiorate alla superficie e motivo di grande imbarazzo tanto per il politico caduto in basso che per il partito d'appartenenza e' ora ritenuto troppo alto e, per questo motivo, anche tra i politici americani, citati fino ad ieri in Italia come esempio, inizia a delinearsi una certa resistenza all'abbandono dell'amata poltrona parlamentare. Se s'osserva quanto e' già accaduto in passato si viene a scoprire, infatti, che alcune confessioni e dimissioni frettolose sono state poi ripensate e ritirate. L'onta della vergogna s'è stemperata col passare del tempo e la personalità del congressman o del senatore caduto in fallo e' riuscita a far prevalere sull'elettorato la tesi della contrizione sincera e riparatrice che ha portato i protagonisti di fatti scandalosi d'ogni tipo ad essere compresi, perdonati ed alla fine persino rieletti.
Clinton, tanto per esemplificare, dopo l'affare con Monica Lewinsky aveva recuperato talmente, al punto di convincere gli Americani che il rapporto consumato con la borsista non era stato di vera e completa natura sessuale ed ora, per questo motivo, si gode senza problemi d'immagine una vecchiaia da stimato ed autorevole ex presidente, impegnato anche in missioni benefiche internazionali. Ad altri, invece, non e' andata altrettanto bene e, tra questi, il compianto senatore Democratico Ted Kennedy che, a seguito dello scandalo Jo Kopechne, aveva dovuto rinunciare, appunto, alla presidenza. Ma erano altri tempi, e dalla morte in circostanze misteriose della sfortunata segretaria, di acqua sotto i ponti ne e' passata molta.
Negli States, un paese pur legato maniacalmente alla decenza ed alla rispettabilita' puritana, col tempo s'è giunti ora ad una specie di sentire diffuso, secondo il quale, anche i peccati più o meno veniali dei politici possono essere assolti se seguiti da confessioni di colpa pubbliche, sincere e convincenti. Proprio questo e', dunque, quanto ha fatto per trenta lunghissimi minuti il deputato Anthony Weiner. Davanti al plotone d'esecuzione dei giornalisti, con lo sguardo contrito e con un torrente di parole rotte dall'emozione e grondanti rimorso e lacrime amare, il penitente ha assunto su di se ogni colpa e responsabilità e poi, alla fine, e' uscito fuori con la dichiarazione a sorpresa e poco logica che , nonostante tutto, non si sarebbe dimesso.
Questo il teorema di Weiner: aveva mentito spudoratamente, s'era comportato da stupido ingaggiando su Facebook per scambi virtuali a sfondo sessuale circa una mezza dozzina di donne, era certamente colpevole ma, per aver fatto sempre bene il suo lavoro di legislatore, non riteneva di doversi dimettere. Sarebbe stato l'elettorato a giudicare il proprio operato, cosi' come sostiene pure più di un anchorman progressista USA che, in sorprendente analogia con qualche simpatizzante della destra italiana va predicando che la vita privata disordinata ed avventurosa non può aver alcun impatto sull'opera a favore del paese di un grande leader politico.
Adesso, mentre in America Nancy Pelosi ed i Democratici preparano un comitato d'inchiesta a sfondo etico per giudicare Weiner, che potrebbe dover dire addio alle sue aspirazioni di sindaco della Grande Mela, non sfugge certamente il particolare che, questa volta, con i Repubblicani che come lupi assetati di sangue attendono dietro l'angolo, non risulterebbe molto igienico mantenere tra gli effettivi una pedina debole la quale alla fine, nelle mani della compagine conservatrice, potrebbe rivelarsi un cavallo di Troia ed una carta vincente.
Intanto, a destra ed a manca, analisti ai quali viene chiesto che futuro abbia un politico reo confesso di trastulli sessuomani poco edificanti finiscono tutti per dire che la situazione in America e' ormai cambiata. Le previsioni non sono più ne' scontate ne' tanto meno prevedibili. Weiner, alla fine, con un serio trattamento terapeutico di “counseling” psicologico potrebbe forse essere recuperato e mantenuto al suo posto da elettori convinti della gravita' del suo problema e del duro e meritorio lavoro di riabilitazione.
Se in America questo atteggiamento bonario dovesse prevalere e se s'affermasse il principio che, in ogni caso, un semplice scappellotto e' più che sufficiente, si tratterebbe di una nuova tendenza salvapoltrona Made in USA che, pero', non terrebbe in nessun conto le domande più che legittime e giustificate che molti Americani ora si pongono.
E' proprio un lavoratore al servizio della comunità, un tizio che trova il tempo per trastullarsi scattando foto personali magniloquenti ed intrattenendo fitte corrispondenze su Facebook dal contenuto indecente? Perché si dovrebbe affidare l'importante e seria attività legislativa nelle mani di qualcuno che ammette d'aver fatto molte cose stupide? E specialmente, d'ora in poi, come ci si potrà fidare di un congressman che ammette d'aver mentito?
Dopo questo episodio che vede protagonista un nuovo politico caduto in basso ma che intende rimanere ugualmente in alto loco, sembra del tutto evidente che in futuro gli Americani potranno rendersi conto se i componenti del club esclusivo dei politici sono ancora in qualche modo soggetti allo stesso principio di moralità e decenza che s'applica a tutti i comuni mortali e se sono ancora tenuti a pagare lo stesso per le loro più che disdicevoli ed imbarazzanti intemperanze. Risulterà anche evidente se, poco democraticamente, chi ora recalcitra nello staccarsi dall'amata poltrona parlamentare lo fa proprio perché e' consapevole che, per ciò che riguarda i componenti della casta, le regole valide per l'uomo della strada non valgono perché i rappresentanti del popolo volano talmente in alto che nessuno può toccarli. Tutto e' condonato e tutto e' possibile e, per loro, e' tutta un'altra storia.
RO PUCCI
I-AM, HOUSTON, TEXAS