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A LISBONA L’ISTITUTO SANTI DELL’EMILIA ROMAGNA HA PRESENTATO UNA RICERCA SUL REPUBBLICANESIMO

Il 1° giugno a Lisbona si è svolta la presentazione del libro “Repubblica, Repubblicanesimo e Repubblicani”, curato dal dr. Stefano Salmi e patrocinato dall’Istituto Fernando Santi dell’Emilia Romagna, che ha visto la partecipazione di illustri docenti delle Università di Coimbra (Portogallo) Sao Paulo (Brasile) e Bologna (Italia) e di eminenti storici dei tre Paesi coinvolti.
Uno studio quanto mai attuale, non solo per il nostro Paese, ma anche per l’intero mondo accademico e per quello politico in specie , all’interno del quale si nota oggi una tendenza a mettere in discussione i valori democratici e repubblicani partendo da un revisionismo ideologico e culturale fuori luogo.
L’obiettivo dichiarato di quest’opera è quello di una lettura critica comparata del movimento repubblicano fatta da ricercatori brasiliani, portoghesi e italiani, all’interno della quale si individuano tratti comuni, ma anche differenze e peculiarità che è sembrato utile analizzare, non per porre in essere una ricerca esclusivamente accademica, ma per esigenze concrete e attuali quale quella di far comprendere ai giovani, come ha scritto il politologo Maurizio Viroli, “cosa significa vivere come cittadini di una repubblica democratica”.
L’Istituto Fernando Santi ha deciso, in concomitanza con le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, di sostenere la presentazione di questo libro, partendo dall’assunto che sia molto importante, per Paesi legati tra loro da vincoli di amicizia, di cultura e di solidarietà, come è nel caso di specie (Portogallo, Brasile e Italia).
Pur nelle diverse realtà territoriali e geografiche, studiare, comparare con rigore scientifico, verificando l’attualità del concetto di Repubblica, è servito anche a far per ritrovare e rinvigorire quella unità, quella passione politica, quegli ideali di giustizia sociale e di solidarietà che sono il fondamento della democrazia partecipata e dello sviluppo sociale dei popoli e delle nazioni.
I temi trattati nel libro, come per esempio la dicotomia tra modello centralista e decentramento, il rapporto tra centralismo e federalismo, il significato, i contenuti e le modalità di esercizio della “democrazia”, la differenza tra Stato e Nazione, le varie “società intermedie” e la loro autonomia, si ritrovano attuali oggi, non solo in Italia, ma in molti altri Paesi e sono elementi che fanno riflettere sullo stato di “stress democratico” e di crisi di identità nazionale che colpisce anche l’Italia, così come altri Paesi europei liberaldemocratici.
Particolarmente interessanti sono i temi trattati del prof. Lewandowski che, partendo dal significato di “Res publica e res populi” così come si è evoluto nel tempo, fino all’idea che ne ebbe, nel secolo XVIII°, Jean Jacques Rousseau, passa ad illustrare i caratteri peculiari della Costituente brasiliana del 1890, così come lo scritto del prof. Maurizio Ridolfi dell’Università della Tuscia, di Viterbo, che indaga sulle tradizioni politiche e culturali di alcuni Paesi dell’Europa meridionale.
E non meno autorevoli e stimolanti ad una riflessione storica e politica sui rapporti tra l’Italia, il Portogallo e il Brasile, in tema di cultura repubblicana, sono gli scritti del prof. Luis Reis Torgal dell’Università di Coimbra, della prof.ssa Tucci Carneiro dell’Università di San Paulo e degli altri autori che hanno reso questo libro uno strumento fondamentale per comprendere e apprezzare, non solo su un piano dottrinale e filosofico, ma anche e soprattutto pratico e attuale, il significato di Repubblica e Repubblicanesimo che potrebbe dar luogo a sviluppi istituzionali più congeniali alla società di oggi e alle sue esigenze sociali, economiche e politiche.
All’’iniziativa, che si è svolta nell’Istituto Italiano di Cultura della capitale lusitana alla presenza della direttrice dr.ssa Ramogida e del Ministro Pignatelli dell’Ambasciata italiana, che hanno salutato con parole di sincero apprezzamento i contenuti del libro e l’iniziativa .
Sono intervenuti sull’opera Rino Giuliani e Renzo Bonoli in rappresentanza dell’Istituto Fernando Santi, Amauri Chaves Arfelli dell’Associazione Bandeirantes di Sato-Itù e membro della Consulta degli Emiliano romagnoli nel mondo e Stefano Salmi, presidente Associazione AERPI “Guglielmo Marconi” aderente all’Istituto Fernando Santi.
(santi news)
“Dibattito sul libro:Repubblica, Repubblicanesimo e Repubblicani”, curato da Stefano Salmi- Lisbona, 1.6.2011 .Istituto Italiano di Cultura

Ho approfondito un capitolo del libro : “neorepubblicanesimo , modernità, una tradizione per il futuro” e nell’excursus di pensatori ed attuatori di ieri e di oggi scelgo di soffermarmi su un “padre delle costituzioni repubblicano-risorgimentali , su un italiano insigne:Giuseppe Mazzini.
Una citazione dovuta in sé e per la circostanza che il 2011 è l’anno del 150° dell’Unità d’Italia. Modernità ed attualità possono essere definite le costanti del pensiero mazziniano e del pensatore Mazzini osteggiato nel periodo postunitario, mito museizzato nel periodo fascista, in vita osteggiato e temuto, a ragione, dal Metternich.
Mazzini, purtuttavia precorre i tempi, promotore, difensore ed anticipatore di molti principi oggi largamente condivisi: dalla forma istituzionale repubblicana,democratica e laica dello stato, dal progresso inteso come crescita materiale e sviluppo culturale della nazione, dal comunitarismo in opposizione all’individualismo di stampo liberale e liberista, dalla compartecipazione del capitale e del lavoro nell’organizzazione del governo e della attività produttiva, dall’equità distributiva all’internazionalismo solidale, strumentale allo sviluppo delle relazioni pacifiche tra i popoli.
In un’epoca in cui tutti questi principi non erano vincenti o in auge, Mazzini ha ordinato questi principi in un sistema di pensiero coerente dal quale ha tratto direttrici per l’azione, per il riscatto del dominio austriaco sulla nazione italiana, per la realizzazione della sua unità e per il rinnovamento sul piano delle relazioni tra i diversi gruppi sociali.
Il pensiero repubblicano di Mazzini viene fuori oggi con più forza dopo essere stato schiacciato, sottovalutato e travisato da studiosi cattolici e marxisti.
C’è nel pensiero di Mazzini una idea di socialismo che talora non viene riconosciuta.
Mazzini non adotta un sistema onnicomprensivo; in Mazzini non c’è solo la cura degli interessi materiali o la liberazione ed unità d’Italia ma ci ritrovi anche l’affermazione dei principi associazionistici, solidaristici e mutualistici, principì cioè che sono alla base di qualsiasi organizzazione sociale autenticamente socialista..
Con tutto il rispetto per quanto scrive Spadolini, il socialismo come movimento di popolo è presente in Mazzini troppo semplicisticamente identificato come sostenitore a difesa degli interessi dei gruppi sociali borghesi da Marx e da Engels, suoi avversari politici nella Prima Internazionale.
In Mazzini liberazione ed unificazione d’Italia erano connesse al coinvolgimento delle moltitudini più bisognose attraverso l’impegno a migliorarne le condizioni una volta raggiunta l’indipendenza.
L’unità nazionale in Mazzini non era la premessa vincolata alla rivoluzione sociale. La democrazia repubblicana non aveva bisogno di assumere il metodo della lotta di classe quanto, piuttosto, l’armonia e la cooperazione fra i gruppi sociali.
L’organizzazione democratica e repubblicana dello stato era ed è oggi, dimostrato dalle dure repliche della storia, un modello superiore alla dittatura del proletariato ed al socialismo burocratico accentratore.
Non il migliore tra i mondi possibili, ma una forma di governo all’interno della quale “ è conveniente vivere”, all’interno della quale risolvere “al meglio” il problema della produzione e della equità distributiva nella libertà e nel rispetto della dignità personale del soggetto.
John Rawls ha dimostrato vero l’assunto implicito nella idea di comunità armoniosa di Mazzini, che una distribuzione anche ineguale del prodotto sociale può essere considerata equa e strumentale alla ulteriore crescita e sviluppo delle comunità purchè siano avvantaggiati i soggetti che stanno peggio.
Si tratta di una sostanza eguale a quel riformismo gradualista “padano” di Fernando Santi, nato nel cooperativismo emiliano romagnolo , repubblicano e socialista che tanta fortuna ebbe nella prima fase dei governi di centrosinistra iniziati con la “Nota Aggiuntiva” di Ugo La Malfa uno dei padri del repubblicanesimo moderno. La Malfa che aveva vissuto l’intensa stagione del partito d’azione si oppose democraticamente, nel nome dei principi repubblicani al massimalismo palingenetico che appariva molto allettante con le sue lusinghe molto più tardi rivelatesi come irrealizzabili.
Oggi in Italia non c’è più il problema della indipendenza semmai il rischio di chiusure localistiche , è in crisi il modello che vedeva la soluzione della questione sociale come esclusivamente di natura residuale e redistributiva, sono in crisi i modelli realizzati della socialdemocrazia ed il comunismo
Sembra avere esaurito il suo ciclo vitale. La democrazia repubblicana di Mazzini fondata sulla armonia di tutti i componenti della comunità , con i loro diritti e con i loro doveri, con il richiamo alla responsabilità di tutti i cittadini verso la res pubblica appare di grande attualità.
In questi giorni sentiamo da più parti pervenire l’appello ad aprire una nuova fase democratica delle istituzioni repubblicane. Il “patriottismo costituzionale” che s’invoca ha un suo senso e una sua maggiore possibilità di produrre risultati se saremo in grado di riandare ai principi mazziniani che dalla Costituzione della breve Repubblica Romana in parte, poi, sono stati trasfusi nella Costituzione del 1949
Sintesi dell’intervento di Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

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