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Calcio scommesse, l’ombra della mafia

Ci sarebbero i mediatori, come Antonio Bellavista, con il compito di contattare i giocatori. I calciatori, come Marco Paoloni, che invece accomoderebbero le partite. Gli scommettitori, come Beppe Signori, che a volte vincono e a volte perdono. E poi c’è chi investe milioni di euro per riciclare denaro sporco: la “criminalità organizzata ai più alti livelli” per citare le parole del gip Guido Salvini. È questo il doppio fondo di “Last bet”, l’inchiesta della procura di Cremona che sta travolgendo il mondo del calcio.

Secondo le ultime indiscrezioni, gli investigatori nutrirebbero il sospetto che dietro le partite truccate ci sia anche la mano della mafia. Questo perché gli indagati avevano una disponibilità troppo alta di denaro.
Per questo negli interrogatori di garanzia che si terranno oggi, il gip cercherà di capire dagli indagati come si muoveva il gruppo per truccare le gare e chi lo finanziava per corrompere i giocatori. Ogni domenica, infatti, si muovevano milioni di euro. I sospetti di una pista mafiosa sono confermati da quanto scrive lo stesso gip Salvini nell’ordinanza di custodia cautelare: «La presenza tra gli investitori e scommettitori di alcuni gruppi dai contorni incerti, quale quello degli “Zingari”, o quello albanese, creano un terreno fertile per l’insinuazione di elementi di una criminalità organizzata ai più alti livelli. Infatti sono investiti da questi gruppi per ogni partita “truccata” capitali dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, non è noto di quale provenienza, tale da non potersi escludere fatti di riciclaggio».

A far sorgere il dubbio di un collegamento della banda con la mafia, è stata anche la Procura di Bari. Infatti, in alcune inchiesta della Dda pugliese è stato individuato un gruppo di scommettitori legati ai clan che investivano nel calcioscommesse il denaro frutto dello spaccio di droga. Alcune di queste persone erano in contatto con l’ex capitano del Bari, Antonio Bellavista, indagato nell’inchiesta di Cremona.

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