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Noi siamo l’alternativa di governo

Io invito i cittadini a leggere la relazione della Corte dei Conti. Non usa la parola “caimano” ma dice esattamente quel che dico io, e cioè che l’Italia è più povera. Se non basta la Corte dei Conti, c’è un’altra nota associazione comunista, l’Istat, e se non basta neanche quella si può prendere quel noto giornale comunista che è “Il Sole 24 Ore” piuttosto che l’associazione degli industriali. Purtroppo le politiche portate avanti da questo governo, sui piani economico, sociale, dello sviluppo e del contenimento del debito si sono rivelate un fallimento. Sia che lo dici in dipietrese sia che lo dici alla Bruno Vespa, sempre una situazione disperata è.
In democrazia, quando c’è un governo che non raggiunge gli obiettivi bisogna, nelle regole dell’alternanza e dell’alternativa, proporne un altro, e comunque avere l’umiltà di farsi da parte. Altrimenti, invece che farsi da parte in maniera spontanea bisogna pensarci in maniera “spintanea”, democraticamente parlando.

Io credo che l’Italia dei valori sia in una fase molto importante ma anche molto delicata di ricollocazione. Me ne assumo la responsabilità, perché questa fase l’ho voluta e cercata e lo voglio continuare a fare. L’idv è nata nel 2000 con un chiaro intento di denuncia di una primavera interrotta. Dopo Mani pulite doveva nascere una seconda repubblica basata sulla credibilità delle persone e invece tutte le persone che avevo visto a san Vittore me le ritrovo a Montecitorio. Dopo dieci anni, oggi ritengo l’Italia dei valori una formazione che deve assumere la responsabilità di un’alternativa e di una prospettiva. Quindi abbiamo perso l’elettorato di mera protesta.
Io non ce l’ho con quell’elettorato. La protesta è l’effetto di un danno subìto. Il compito è costruire condizioni tali per cui meno persone sentano sulla propria pelle questo danno. Io sento la responsabilità di costruire questa alternativa. Quando ho fatto il ministro delle Infrastrutture lo ho fatto senza guardare al colore, e tra me e Bersani abbiamo fatto a gara a chi faceva più liberalizzazioni. Io voglio tornare al governo e continuare a fare questo lavoro di rilancio di un’alternativa di governo …I referendum sono il culmine di questa attività d’opposizione. Il 12 e 13 giugno per noi è il termine della fase d’opposizione.

L’Italia dei valori nasce dieci anni dopo la caduta del Muro di Berlino: questa etichetta, “Idv comunista”, non c’azzecca proprio per niente. Noi siamo iscritti all’Internazionale liberal-democratica, facciamo parte dei liberal-democratici europei, che quest’anno fanno il loro congresso qui in Italia, a Palermo a novembre, e siamo proprio noi dell’Idv che lo allestiamo per tutta l’Italia.
In Europa la realtà liberal-democratica è frastagliata. In Inghilterra è più di destra, ma in Francia, Belgio e Germania sta più in area riformista. Noi vogliamo costruire a livello europeo e italiano una realtà in cui i princìpi liberali si sposano con la seconda parte dell’ art 41: una finalità sociale.

Il messaggio che vorrei mandare al Paese è che non basta dire “centrodestra” e “centrosinistra”. Oggi c’è forse una primavera culturale alle porte, che parla di una logica dell’alternanza e dice che non basta più dire “comunista” e “anticomunista”. C’è un modello culturale che deve essere rivisto a fondo. Siamo in Italia nel 2011, in un Paese moderno e democratico: mettere le paure dell’Islam, degli omosessuali, degli zingari è un modello culturale che chi sta al governo può proporre per carpire voti agli elettori?

Nella coalizione di centrosinistra io credo che ci sia bisogno del sogno e dell’utopia di Vendola come della concretezza e delle liberalizzazioni di Bersani. Non credo proprio che Sel e Pd si metteranno insieme in un partito unico. Io, comunque, non sono assolutamente interessato.
Voglio collaborare con la sinistra moderna post-ideologica, che si rifà alla Costituzione italiana e ai suoi princìpi di solidarietà, che sono non comunisti ma cristiani. Io con l’Idv credo di poter dare un contributo a questa coalizione politica per presentare un’alternativa di governo.
Noi dell’Idv vogliamo stare all’interno di un’area liberale, in cui c’è la libertà di mercato e le regole di mercato ma anche una solidarietà. Noi abbiamo detto di votare sì al referendum sull’acqua pubblica non perché siamo statalisti ma perché riteniamo che si sono dei beni fondamentali e primari che per definizione non dovrebbero essere in vendita. Ma questo, lo ho già detto, non è un principio comunista. Gesù Cristo diceva “Dar da bere agli assetati”, non Mao!

Postato da Antonio Di Pietro
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