Prima di aver potuto decidere, bisognava attraversare decisamente il “prima” nel suo buio tanto denso quanto non negoziabile. Malgrado l’ansia e l’angoscia, con un unico bagaglio: la certezza. Per proseguire era assolutamente necessario essere consapevoli della superiorità delle correnti che hanno sempre una funzione sola, quella di demolire e distruggere completamente senza la minima misericordia. Ad un certo punto, dopo tante età, si attraversò il “prima” che sarebbe il buio, come anche altrimenti. La non speranza a noi tanto familiare per la nostra eternità, che ci ha portati fino a questa cima, era per lo meno tremante perchè era il “durante”. Avendo dialogato abbastanza con i nostri fantasmi rassegnati, striscianti perchè legati ai nostri piedi in cammino per la meta del “dopo”, il non rassegnarsi era per lo meno inevitabile; vedi, le cose da sole non avrebbero potuto mai andare dove volevamo che andassero, bisognava portarle. E, “dopo”?
Precisamente questo: anche se contro la loro volontà, le cose le abbiamo fatto andare dove volevamo che andassero. Concludendo con il nulla in mano. È questa l’unica traccia nostra, invisibile e profonda, saggia e silenziosa, il ciclo che è contemporaneamente l’inizio e la fine.