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Diritti: se non li conosci, li perdi. Un codice dei diritti fondamentali per gli avvocati

Scuola Superiore dell'avvocatura

di Alarico Mariani Marini

All'indomani delle distruzioni e delle barbarie della seconda guerra mondiale e per la manifesta inadeguatezza degli stati nazionali a proteggere i diritti fondamentali della persona e delle collettività, si è gradualmente formato un sistema di tutela internazionale e sovranazionale di tali diritti nel quale sono stati determinanti il ruolo della giurisprudenza delle Corti europee e l'influenza che queste hanno esercitato sulle Corti nazionali dei paesi dell'Europa.
Un sistema globale dei diritti era stato avviato con la Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dalle Nazioni Unite nel 1948, alla quale sono seguite le Convenzioni sullo statuto dei Rifugiati (1951), contro la tortura (1984) e sui diritti dei bambini (1989).
L'effettività della tutela dei diritti umani è stata poi garantita mediante la previsione di ricorso individuale alla Corte di Strasburgo con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali approvata nel 1950 dal Consiglio d'Europa e operante nei 47 Stati del Consiglio.
Il sistema ha quindi registrato nell'Unione Europea una significativa svolta con l'approvazione del Trattato di Lisbona, entrato in vigore l' 1 dicembre 2009, di modifica di Trattato Istitutivo dell'U.E., che ha riconosciuto il valore giuridico dei trattati alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione del 2000 (cd Carta di Nizza), ed ha previsto l'adesione dell'Unione alla Convenzione Europea dei diritti e delle libertà fondamentali del 1950.
Si è così determinato un complesso sistema di protezione dei diritti umani e fondamentali articolato su più livelli di fonti e di giurisdizioni internazionali, sovranazionali e nazionali che interagiscono con rapporti di sovraordinazione estranei alla tradizionale gerarchia delle fonti vigente nei singoli ordinamenti statali.
La novità assoluta della Carta di Nizza, per il suo rilievo nell'interpretazione e nella applicazione delle norme interne, e per il riconoscimento della sua efficacia sovranazionale nella tutela dei diritti fondamentali costituisce ormai un carattere sempre più rilevante della nostra giurisprudenza ad ogni livello anche per l'impulso dato dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione.
L'esigenza di diffondere un “Codice dei Diritti”, per conoscerli, assimilarne il valore etico e culturale e per farli valere nel lavoro di avvocati e giudici, è dunque evidente, e ciò spiega le ragioni e le finalità dell'iniziativa della Scuola Superiore dell'Avvocatura.
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La nostra cultura giuridica ha solo di recente “scoperto” i diritti umani e fondamentali. Non solo perché la previsione di ricorso del singolo alla Corte dei Diritti dell'Uomo ha avuto effetti limitati perché accessibile solo dopo il lungo e oneroso percorso delle giurisdizioni nazionali, ma anche perché la Carta dei Diritti Fondamentali, sebbene approvata nel 2000, è rimasta sostanzialmente sconosciuta sino al suo inaspettato abbattersi all'interno degli ordinamenti degli Stati dell'U.E. a seguito del riconoscimento del valore di trattato.
Inoltre della Carta, che ha cambiato il diritto europeo e arricchito i diritti inviolabili di ogni cittadino europeo, nessuno ha parlato in occasione del suo riconoscimento, non la stampa, non i media, poco i giuristi.
E ciò non soltanto per il radicato disinteresse per ciò che avviene fuori dei nostri confini, ma anche perché i diritti inviolabili, se oggetto di effettive tutele avanti ad ogni giudice di ogni stato dell'U.E., rappresentano un limite ai poteri del mercato, dell'economia e della politica.
Si è detto che i diritti umani si sono imposti con grande difficoltà più per le loro violazioni che per il loro riconoscimento.
Ne sono conferma sia le violazioni tuttora perpetrate in Italia e in Europa soprattutto nei confronti dei più deboli, dei minori, delle donne, dei disabili, degli omosessuali, degli sfruttati nel lavoro, dei rom, dei cosiddetti “clandestini”, sia i rigurgiti attuali di xenofobia, di razzismo, di antisemitismo e di intolleranza nella politica.
E' dunque evidente che la effettività della difesa di tali diritti oggi è soprattutto garantita da avvocati e giudici, perché d'ora in poi si stima che più dell'80 per cento del diritto interno dovrà essere applicato in conformità al Bill of rights dell'U.E., perché collegato alla disciplina sovranazionale del diritto europeo nei più importanti settori della vita associata.
Ai giovani, soprattutto, è dunque affidato il compito di tutelare questi diritti e di assolvere i doveri e le responsabilità verso gli altri e verso la comunità umana enunciati dal preambolo della Carta di Nizza, perché questo è il futuro e difenderlo è il compito etico, culturale e tecnico degli avvocati.
Ed è anche l'impegno di quegli avvocati che nella loro personale esperienza hanno rivendicato il valore dell'indipendenza della professione rispetto ad ogni potere, ed hanno vissuto la sofferta difesa dei diritti negati.

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