Il contorto disegno federalista della maggioranza diventa ogni volta peggiore di prima: il nuovo decreto sul fondo di coesione e sviluppo, che più esattamente dovrebbe chiamarsi di spaccatura e regresso, è il risultato della logica settaria della Lega, che intende avvantaggiare esclusivamente il Nord a discapito del Sud. L’Italia si sta pericolosamente avviando verso una nuova frammentazione di stampo pre-unitario, si prospetta un inaccettabile squilibrio infrastrutturale, economico e sociale tra le Regioni e sfuma ogni possibilità di rilancio del dinamismo del Paese che un vero federalismo poteva garantire. Non è possibile governare una nazione indossando i paraocchi della Lega, incapace di guardare al di sotto del Po: se questo accade, è a causa della fragilità di un premier che non può dimettersi per il rischio di essere condannato e che accetta ogni tipo di ricatto pur di restare impunito. Per questo Bossi è un alleato fedele: sa di avere in pugno Berlusconi e di potergli dettare provvedimenti insostenibili per il Paese. Eccone alcuni.
Lo strumento sul quale si fonda l’intervento del Governo è il Fondo per le Aree sottoutilizzate, un salvadanaio che il Governo ha depredato sin dal 2008 per finanziare i più disparati interventi, vedi la rottamazione dei frigoriferi. La Lega ha voluto che il Fas non avesse un esplicito vincolo di destinazione, così i soldi diminuiscono a vista d’occhio mentre il Sud non può attuare alcuna politica di sviluppo. Il vero obiettivo è avvantaggiare in maniera esclusiva le regioni del Nord: gli unici fondi capienti, non a caso esclusi dal Fondo di sviluppo, sono proprio quello a sostegno dei territori confinanti con le Regioni a Statuto Speciale e quello con cui è finanziata la “legge mancia”: rispettivamente 57,6 milioni per il primo (di cui 40 milioni di euro in favore dei comuni della Lombardia e del Veneto confinanti con le Regioni Speciali) e 30 milioni per il secondo. Ecco il federalismo leghista: la riforma del ricatto, che si approva per tenere in vita il Governo con tanti saluti alla solidarietà nazionale e alla coesione economica alla base della legge madre del federalismo, la n. 42 del 2009, e soprattutto della nostra Costituzione.
D’altra parte il Governo non ha intenzione di rispettare i principi democratici, avendo escluso il Parlamento dalla fase progettuale e di indirizzo del decreto. Anche la Corte dei Conti aveva stabilito la necessità di recuperare i divari di sviluppo tra le diverse aree del Paese, ma è evidente la volontà di spaccarlo in due. Per noi dell’IdV sono necessarie partecipazione dei territori e condivisione delle scelte, responsabilità degli amministratori pubblici, equità fiscale e solidarietà tra zone forti e zone deboli: solo in questo modo si potrà stimolare la capacità produttiva dell’Italia. Ma sarebbe troppa grazia da parte di una maggioranza che si fonda su voti di scambio e spartizione politica: basti pensare al rimpasto di oggi con il quale Berlusconi ha distribuito poltrone a casaccio, pescando dal mucchio dei vari disponibili a tutto i nuovi sottosegretari all’unico Ministero su cui si fonda il Governo: quello della Compravendita.