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LA SVIZZERA PER ORA NON CAMBIA I RISTORNI DEI FRONTALIERI

Rispondendo a una mia interrogazione parlamentare il sottosegretario agli Affari Esteri Alfredo Mantica ha comunicato ufficialmente l’intenzione della Confederazione Elvetica di non rivedere la quota di ristorno delle tasse dei frontalieri. “Il governo federale non ha per il momento intenzione di modificarle – conferma Mantica – poiché i ristorni dei frontalieri sono parte integrante della convenzione bilaterale per la doppia imposizione approvata da Italia e Svizzera il 9 marzo 1976 e entrata in vigore il 27 marzo 1979”.

La questione è di fondamentale importanza per i comuni confinanti con la Confederazione elvetica, dai quali quotidianamente migliaia di frontalieri partono per lavorare in Svizzera, la maggior parte nel Canton Ticino dove i frontalieri rappresentano il 21,5% degli occupati. Le imposte sul reddito prodotte in Svizzera vengono oggi restituite ai Comuni di residenza nella misura del 38,8%”.

Un ristorno che le recenti campagne anti-frontalieri – con la famosa questione dei manifesti “balairatt” da me sollevata alla Camera (in cui i frontalieri italiani venivano paragonati a topi) – promosse dall’Udc svizzero e i successivi risultati elettorali hanno messo in dubbio.

Ma almeno per ora non cambia come ha confermato in una nota ufficiale il consigliere federale per l’economia Evelyn Widmer-Schupmf.

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