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Roma ed i suoi Mitrei : l’anello di congiunzione tra paganesimo e cristianesimo

Roma, “Caput mundi” non solo per la sua storia, i reperti architettonici ed artistici, che si possono ammirare camminando per le vie, ma anche per i piccoli misteriosi tesori archeologici che non tutti conoscono chiamati mitrei. Sono luoghi di culto enigmatici ed affascinanti,che si legano alla nascita della cristianità. Nella sola capitale ne sono stati rinvenuti e censiti ufficialmente ventisei come i più famosi delle Terme di Caracalla, Barberini e Circo Massimo, mentre nel resto d’Italia si possono ammirare il Mitreo della casa di Diana, delle Sette Sfere, dei Serpenti, della Planta Pledis, di Felicissimo, di Vulci etc.
I mitrei erano prevalentemente caverne naturali adattate, spesse volte utilizzate da precedenti culti religiosi, oppure costruzioni artificiali, buie e prive di finestre, costruite all'interno o al di sotto di un edificio esistente, simili ad un antro, come quello di Lucrezio Menandro. Normalmente la caverna era a pianta rettangolare detta spelaeum o spelunc, all’interno della quale erano presenti due panchine lungo le mura laterali per il banchetto rituale, detto anche agape ed il suo santuario all'estremità, spesso collocato in una nicchia, posto dietro l'altare. Sul soffitto generalmente, erano dipinti un cielo stellato e le ruote dello zodiaco e dei pianeti. A differenza dei consueti luoghi di culto imponenti e maestosi, i mitrei, erano di dimensioni modeste. Nel mitreo di Santa Maria Capua Vetere, uno dei rari esempi pitturati, si può vedere Mithra tauroctono, rappresentato con il cappellino frigio, mentre pugnala il Toro sacro, morsicato ai testicoli da uno scorpione, (in astrologia attributi riferiti al segno dello scorpione), con un cane ed un serpente che si dirigono verso il sangue che sgorga dalla ferita. Due gemelli, Cautes e Cautopates , anche loro con il medesimo berretto, assistono alla scena ai lati opposti dello stanza, impugnando una fiaccola. Verso l’alto sono presenti le personificazioni del Sole e della Luna, in basso quelle di Oceanus e Tellus.
La riscoperta di questo culto la si attribuisce a Flavio Claudio Giuliano, imperatore dell'Impero Romano riunificato, nato a Costantinopoli nel 331 e figlio di Giulio Costanzo. Durante i suoi studi ateniesi, entrò in contatto con ambienti culturali, intensificando le ricerche di filosofia e religione, maturando una concezione ispirata all'antico politeismo e al misticismo neoplatonico. Nel 355 Costanzo II, lo elesse all’alto grado di Cesare, affidandogli il governo della Gallia, minacciata dalle invasioni dei Franchi e degli Alemanni che sconfisse nel 358. Da questa vittoria ebbe inizio la breve – 21 mesi – ma gloriosa ed affascinante storia dell'ultimo imperatore pagano di Roma. Dopo la morte improvvisa di Costanzo II, egli scongiurò una guerra civile e tentò di divulgare i riti mitraici, aboliti insieme ad altre forme di paganesimo dall’imperatore Costantino, ma che ebbero grandissima influenza nella nascita del cristianesimo.
Questa tradizione fu portata dai pirati cilici che Pompeo sconfisse, facendoli schiavi nel 67 a.C. sfruttandoli sulle proprie navi. Tra gli Dei pagani, Mithra, fu l’unico che si avvicinò maggiormente alla figura del Cristo, in quanto detentore della virtù del perdono che prometteva vita eterna ai suoi fedeli. Ma purtroppo nella realtà i praticanti del culto, vennero perseguitati ed i loro luoghi furono successivamente usati dai primi cristiani .
La leggenda narra, che Mithra, nacque nella notte tra il 24 e il 25 dicembre in una grotta, infatti la pietra da cui ebbe origine fu chiamata Petra Generix; morì a 33 anni, ascese al Cielo per risorgere a vita eterna ed ebbe come madre la vergine Anahita, – divinità dell’acqua, della fertilità e della maternità, dell'antica Persia- conosciuta con l'attributo di Inmaculata, che originariamente seguiva l'aggettivo Sura, cioè maestosa, forte. Il Vescovo Giulio, dovendo fissare la data della nascita di Gesù, scelse il 25 dicembre – pur sapendo attraverso lo studio dei Vangeli, che fosse nato in primavera – perché pensava che il Sole mitraico fosse ormai sottomesso a quello cristiano. Da ciò si può dedurre che il Natale appartenne prima a Mithra che al cristianesimo. Solo dopo il 3° secolo i cristiani si appropriarono di questa festività.
Mithra eseguendo un ordine degli dei, uccise un Toro sacro e non appena l’animale morì, avvenne la creazione del Mondo ed ebbe inizio il Tempo. Il suo mantello divenne il Cielo, mentre dal Toro presero vita tutti gli esseri viventi, i quattro elementi naturali e le stagioni. Il sangue versato produsse effetti benefici, che le forze del male tentarono invano di impedire. Di qui, fino alla fine dei tempi, iniziò la perigliosa lotta fra il bene ed il male.
La maggior parte degli Dei pagani, furono figure irascibili ed implacabili nei confronti degli errori umani, ma Mithra al contrario, fu colui che fece da ponte tra il paganesimo politeista e la cultura cristiana, perché riconobbe il sentimento della remissione e della misericordia.
Questo culto, esclusivamente maschile, si diffuse prevalentemente tra gli eserciti romani. Gli adepti pregavano ed attendevano il Giudizio finale, in vista della promessa salita al Cielo, ma prima di essere ammessi alle riunioni e agli esoterici riti, dovevano superare sette tappe. Il primo rito consisteva nel “ridestarsi dal lungo sonno” , meditando suoi propri trascorsi di vita ed aprirsi alla nuova esperienza di Luce.
Il secondo rito, detto Nymphus l’iniziato, offriva alla statua di Mithra una coppa d’acqua; la coppa rappresentava il suo cuore e l'acqua il suo amore.
Il terzo rito detto Miles doveva rappresentare la battaglia. La persona doveva inginocchiarsi come forma di sottomissione all'autorità religiosa, nudo – simbolo dell'abbandono della vecchia vita – , bendato e con le mani legate. Gli veniva poi offerta una corona sulla punta di una spada ed una volta incoronato, le corde venivano tagliate con un colpo netto di lancia e successivamente veniva tolta la benda. Questo gesto rappresentava la sua liberazione dalla materialità del mondo. Veniva rimossa poi la corona dalla testa e la metteva sulla spalla del dio, dicendo: “Mithra, è la mia sola corona”.
Il quarto rito, detto Leo, rappresentava l'elemento del fuoco, ed era la fase per entrare nella porta dell'Oltre, del non commensurabile. All'iniziato si apriva una nuova visione del mondo, alla quale si poteva accedere solo con un atto di forza e vigore interiore. Veniva offerto al neo adepto del miele per lavare le mani e per ungersi la lingua. I “leoni” portavano il cibo per il pasto rituale che era preparato da quelli dei gradi inferiori. Gli impegni dei leoni includevano anche il controllo della fiamma dell'altare sacro. Il banchetto rituale, composto solitamente da dodici persone, era costituito da pane e vino e rappresentava l'ultima cena di Mithra con i suoi compagni, prima della sua ascesa al cielo sul carro del Sole.
Nel quinto rito detto Perses, l'emblema della fase era un'arpa, quella che Perseo usò per decapitare la Gorgone, simboleggiando la distruzione dei bisogni primari dell' iniziato. Egli era inoltre purificato con del miele, considerato alimento sotto la protezione della Luna. Infatti, nella cultura persiana, il miele è associato alla purezza ed alla fertilità della Luna ed essa, considerata la fonte del miele. Da questa visione nasce il detto “luna di miele” che denota la continuazione dell'amore e della fertilità nella vita matrimoniale .
Nel sesto rito detto Heliodromo, Cautes, solleva una torcia ed annuncia il sorgere del Sole, che rappresenta l’alba ed il “viaggio quotidiano” del dio attorno alla terra. Si sedeva accanto a Mithra (il padre), vestito in rosso, il colore del sole, del fuoco e del sangue della vita.
Nel settimo rito, detto Pater Patrum, il Pater era il rappresentante sulla terra di Mithra, il sacerdote massimo, la Luce del paradiso personificato e l'insegnante della congregazione che guidava. Nelle epigrafe marmoree Pater Patrum veniva abbreviato con l’acronimo Pa.Pa; identica formula con il quale viene nominato ancora oggi il vescovo di Roma.

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