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PRIMO MAGGIO, PERCHE’ NON SIA UNA FESTA PER POCHI

Primo maggio, festa dei lavoratori. In Italia sta diventando sempre più una festa per pochi, visto che i ‘fortunati’ che un lavoro ce l’hanno sono sempre di meno. Eppure il diritto al lavoro è fissato nei principi fondamentali della nostra Costituzione, come ha ricordato anche il Capo dello Stato. Scrissero i padri costituenti che ‘l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, e lo scrissero nell’articolo 1 della Carta, perché ne fosse un pilastro. Così doveva essere, così dovrebbe essere, così purtroppo oggi non è.

Dati Istat alla mano, negli ultimi due anni, guarda caso quelli di governo Berlusconi, sono stati persi 533.000 posti di lavoro, mentre il numero dei disoccupati è cresciuto di 410mila unità, passando da 1,7 milioni di fine 2008 a 2,1 milioni del 2010. A questi va però aggiunto il milione e mezzo di ‘scoraggiati’, ovvero di quanti hanno rinunciato a cercare attivamente lavoro perché convinti di non riuscire a trovarlo. Totale, nel 2010 sono stati quasi 4,4 milioni gli italiani in ‘cerca di occupazione’, il che si traduce in un tasso di disoccupazione del 16,55%. Dato di per sé già spaventoso che cresce però al 18,32% considerando anche i 576mila cassintegrati a zero ore registrati lo scorso anno.

A pagare il prezzo più alto sono i giovani, e purtroppo non è una novità: quasi un terzo dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni (il 28,6%) è infatti senza lavoro. Come ha ricordato il presidente Napolitano, si tratta di quasi due milioni di giovani fuori da ogni tipo di occupazione e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento. Numeri devastanti, ma non è finita. Perché va detto pure che quel poco di lavoro che si trova è molto spesso lavoro precario, dal momento che oltre il 40% delle assunzioni è rappresentato da lavoratori con un contratto flessibile. E il ministro Sacconi ha pure il coraggio di parlare di retorica del precariato…

Questa l’Italia oggi, un Paese che affonda nell’indifferenza di un governo assente, preoccupato solo di sfornare leggi ad personam, con un presidente del Consiglio secondo cui la crisi è un’invenzione dei giornali di sinistra, degli organismi internazionali, degli immancabili comunisti, magari anche dei giudici, tutti coalizzati per spargere panico ovunque. La verità è che il governo non ha una politica economica e industriale, non l’ha mai avuta. Anzi ha assistito in silenzio, quando non è stato addirittura complice, di chi ha speculato sulla crisi a danno dei lavoratori. Per questo in Italia c’è sempre meno lavoro e senza lavoro è a rischio anche la tenuta democratica del Paese. Bisogna cambiare pagina, subito, perché il primo maggio non diventi una festa per pochi.

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