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GIUSTIZIA: TRA MANIFESTI E PROCLAMI

Non sono d’accordo con il tono e il contenuto di certe dichiarazioni che Silvio Berlusconi ha nuovamente espresso di recente contro la Magistratura. Anche se ritiene di essere oppresso da certi giudici, Berlusconi ha un ruolo che gli deve imporre comportamenti pubblici e privati in linea con la sua carica, tanto la gente non è stupida è ha capito benissimo i preconcetti politici di certi magistrati.

Soprattutto Berlusconi deve cercare di contenersi perché poi certe sue frasi – a mio avviso – permettono a quegli stessi magistrati politicizzati che ne sono l’obbiettivo di ottenere solidarietà ed audience facendo dimenticare al pubblico (ed anche a certe alte cariche dello stato) la pesantezza di alcune loro prese di posizioni molto “politiche” e indagini che – nei confronti del premier – non sono condotte con la sobrietà e la terzietà che dovrebbero esistere sempre tra un giudice e un imputato, chiunque esso sia.

Se i commenti sono poi tutti incentrati su una frase di Berlusconi o un manifesto denigratorio una volta di più non si affrontano mai questioni molto più serie sulla indipendenza politica dei giudici e su di un organo di auto-governo dei magistrati come il CSM che evidentemente non funziona visto che non mette mai in discussione i comportamenti dei componenti della propria “casta”.

Le polemiche alla fine fanno così proprio il gioco di quei giudici di Milano che per esempio dovrebbero spiegare come mai dalla procura vi sia una continua fuga di notizie, documenti, foto e intercettazioni senza alcuna rilevanza processuale, ma che hanno il solo e unico fine di distruggere l'immagine del premier, argomenti sui quali lo stesso CSM tace.

Si arriva così al paradosso che quanti più sono i commenti alimentati dalla polemica quotidiana meno si affrontano con serietà i veri problemi della giustizia italiana che sono organizzativi, economici ma anche legati ad una sostanziale poca volontà ad operare da parte di molti operatori del settore ai quali, in fin dei conti, una giustizia che non funziona va benissimo continui così.

Circa poi l’avvocato Lassini – l’autore dei manifesti milanesi contro le asserite BR alla Procura di Milano – ha sicuramente fatto una deprecabile fesseria offendendo la memoria dei magistrati uccisi proprio dalle Brigate Rosse. Forse sul suo gesto ha anche contato il fatto che, anni fa, si fece 50 giorni di galera ed un processo durato cinque anni prima di uscire completamente assolto. Immagini ciascuno di noi cosa significhino 50 giorni di prigione se si è innocenti e chissà se quel giudice che lo aveva ingiustamente accusato avrà mai pagato per quella sua decisione.

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