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Carne clonata: il Parlamento Europeo ne richiede l’etichettatura ma gli stati membri dell’UE rifiutano e quindi non cambia nulla sulle norme relativi ai "nuovi alimenti"

Il Parlamento Europeo sui grandi temi relativi alla salute pubblica a volte dimostra di essere più avanti dei singoli stati così come è accaduto proprio qualche giorno fa in una materia molto delicata quale quella del commercio di carne derivante da animali clonati.
Sono passati ben quindici anni dalla nascita del primo animale clonato, la famosa pecora Dolly, e da allora non si è mai trovata una soluzione alla diatriba sui rischi o meno degli alimenti derivanti da animali clonati e stanti i dubbi il Parlamento Europeo ha espresso la propria contrarietà alla vendita di prodotti con tale origine o la necessità di etichettatura degli stessi, mentre si discutevano le norme relative ai cosiddetti “nuovi alimenti” ossia quelli ricavati da processi tecnologici di trasformazione dei cibi o che non hanno sono mai stati consumati prima in Europa.
Il Consiglio e la Commissione europei pur condividendo la posizione dell’assemblea europea relativamente ai prodotti direttamente derivati dai cloni, al contrario hanno spinto per la messa in commercio di quelli derivati dalla prole di animali clonati. In un tentativo di risoluzione della disputa istituzionale, il Parlamento ha proposto l’inserimento nella normativa di un'etichettatura obbligatoria di tali prodotti anche alla luce delle statistiche che vedono ben il 63% dei cittadini europei contrario all’acquisto di prodotti derivati da bestiame clonato e il 61% ritiene addirittura che la clonazione sia moralmente inaccettabile (sondaggio Eurobarometro 2008).
Allo stesso modo gli eurodeputati hanno ritenuto necessario un approfondimento anche nel settore della nanotecnologia applicata all’alimentare che si fa largo, fra l’altro nella produzione di agenti antibatterici e rendendosi quindi necessaria un’adeguata informazione nei confronti dei cittadini attraverso l’etichettatura generalizzata di tutti gli alimenti “micromodificati”.
Sulla scorta della carenza normativa nel settore della commercializzazione dei prodotti derivati da organismi clonati, l’europarlamento si è quindi opposto alla proposta di Commissione e Consiglio di autorizzazione alla vendita attraverso la loro inclusione tra i “nuovi alimenti” e pertanto allo stato la disciplina sarà ancora soggetta al Regolamento adottato nel 1997 che prescrive un'autorizzazione obbligatoria per la vendita di alimenti ottenuti da animali clonati, ma non per la loro prole.
Per il momento pare non risulti rilasciata alcuna autorizzazione per la commercializzazione di questo tipo di prodotti, ma Giovanni D’Agata Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” auspica che gli stati membri, a partire dal Governo italiano, si adeguino alle ragionevoli proposte del Parlamento Europeo che in quest’occasione ha dimostrato di avere cura della salute dei cittadini.

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