Come fare cassa sulla pelle dei lavoratori. Snam docet

Da più di una settimana, quattro lavoratori della Conus, ex Italgas, vivono in cima al Gazometro di Roma. Addetti alla lettura dei contatori del gas, da giugno rischiano di perdere il lavoro, grazie ai termini capestro della nuova gara d’appalto stabiliti da Snam Rete Gas, gruppo Eni.

di Marco Zerbino

“Niente da fare: è tutto rimandato a venerdì; per stasera e per i prossimi giorni, rimangono su”. Quand’è ormai sera, e la fredda e imponente struttura del Gazometro si staglia scura dopo aver brillato al sole per tutta la giornata, la delusione, nelle parole di Bruno, è palpabile. Speravano davvero di portarli giù, quei loro quattro compagni di lavoro che oramai da più di una settimana vivono arrampicati su questo monumento alla Roma industriale che fu. Il tavolo con Snam ed Eni, riunitosi nel primo pomeriggio di martedì 12 aprile, di fatto aggiorna la discussione al venerdì successivo, quando la trattativa riprenderà, presenti tutte e tre le maggiori sigle sindacali di settore, presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico. “È difficile, i lavoratori che portano avanti la protesta da là sopra cominciano ad essere fisicamente molto logorati, ma hanno ben chiara in testa una cosa: non scenderanno finché non sarà garantito il rispetto dei loro diritti. Nel caso specifico, questo significa il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e retributivi all’interno del contratto di riferimento, che è quello del settore gas/acqua”.

La giornata è stata lunga, per i dipendenti della Conus, la ditta alla quale Italgas ha affidato a partire dal 2001, con cessione di ramo d’azienda, il servizio di lettura dei contatori del gas. Città per città, palazzina per palazzina, appartamento per appartamento, questi lavoratori sono quelli che, almeno una volta l’anno, ci citofonano ed entrano nelle nostre case per uscirne pochi minuti dopo, non appena registrate le cifre che misurano uno dei principali consumi energetici delle famiglie italiane. Ogni giorno diverse zone della città, decine di condomini e di scale percorse a piedi e altrettanti rilevamenti. Il tutto per uno stipendio che si aggira, nel migliore dei casi, intorno ai 1.200 euro netti. Ora, però, anche questa magra retribuzione è a rischio, ed è per questo che, nel giorno della convocazione del tavolo con il governo e le parti sociali, i circa 400 dipendenti Conus di tutt’Italia hanno scioperato per otto ore, e in tanti sono venuti a Roma per seguire da vicino l’andamento della trattativa e per portare solidarietà ai quattro operai che, con grandi disagi, vivono arrampicati sul primo anello del Gazometro del quartiere Ostiense.

Per tutto il pomeriggio si rincorrono le voci sui contenuti della trattativa, sulle proposte di mediazione avanzate dal ministero, sulle varie alternative possibili e sull’atteggiamento della controparte e delle sigle sindacali presenti al tavolo. Il clima è febbrile, ogni tanto si accende qualche discussione, a tratti anche molto animata, e poi si torna a passeggiare in tondo nervosamente, a fare ipotesi e previsioni a bassa voce a fianco di due o tre colleghi, a chiedersi come finirà. Del resto, la stanchezza e la tensione, dopo tanti giorni di lotta, si fanno sentire, ma è anche elevata la consapevolezza della necessità di restare uniti e di non cedere sulla questione fondamentale: il mantenimento del posto di lavoro in un quadro di dignità salariale e contrattuale.

“In origine”, mi spiega Bruno “i lavoratori che effettuavano la lettura dei contatori erano dei dipendenti di Italgas. Nel 2001, tuttavia, in seguito a cessione di ramo d’azienda, questo servizio viene affidato alla Conus, ovvero ad una nuova società, creata appositamente, che assorbe gli ex lavoratori Italgas, tutelandone però i livelli occupazionali e retributivi”. Per circa dieci anni, quindi, Conus è stata una ditta privata alla quale era stato assegnato, con gara d’appalto, il servizio di lettura dei contatori. Alcuni dipendenti erano ex Italgas, mentre altri sono stati assunti successivamente. Ora, però, le cose stanno prendendo un’altra piega. Snam Rete Gas, che è la società che controlla al 100% l’Italgas, e che a sua volta è controllata da Eni, ha deciso di rivedere i termini della gara d’appalto visto che, a suo dire, il costo del servizio offerto da Conus è troppo elevato. “Attualmente, Conus viene pagata da Snam 1,50 euro a lettura.

Secondo i nuovi termini, invece, la gara si dovrebbe svolgere a 1 euro al ribasso. Quindi vincerà la società che offrirà a Snam il costo minore, un costo che comunque non potrà andare oltre 1 euro a lettura”. Una forma alquanto deteriore di libera concorrenza, insomma. Ma, ci chiediamo, il risparmio ottenuto in questo modo da Snam comporterà una riduzione dei costi anche per gli utenti? “Assolutamente no”, prosegue Bruno “il costo del servizio lettura fatturato in bolletta all’utente finale rimarrà fisso a 2,70 euro, cioè al suo valore attuale”.

Questo nuovo regime, che dovrebbe partire da giugno, significherà di fatto il licenziamento dei lavoratori della Conus. Quest’ultima, infatti, non potrebbe mai vincere la nuova gara d’appalto mantenendo allo stesso tempo invariati i livelli retributivi e contrattuali dei suoi dipendenti, perché andrebbe semplicemente in perdita. Ma quali saranno, allora, le aziende che potranno permettersi di effettuare offerte così al ribasso? “Evidentemente quelle che non applicano il contratto nel quale sono attualmente inquadrati i lavoratori della Conus, e cioè il contratto gas/acqua. In tal modo si favorisce decisamente il ricorso a forme di lavoro precario, se non al lavoro nero”. E il servizio, in tutto questo? “Di sicuro non potrà rimanere ai livelli attuali. Al momento il servizio funziona, ma è certo che più si precarizza e si dequalifica il lavoratore, più il servizio stesso ne risente”.

Dunque Snam appare mossa dall’unico intento di fare cassa. Se questo comporta peggioramenti significativi tanto per i lavoratori quanto per gli utenti, poco importa. L’esito che si profilerebbe all’orizzonte, qualora dal tavolo convocato al Ministero non uscissero soluzioni alternative, sarebbe in linea con la logica più generale delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni. Con la cessione del ramo d’azienda si prepara il terreno per far passare in seguito una logica concorrenziale e di mercato che spesso mortifica il servizio e precarizza il lavoratore. Il superamento del contratto nazionale di riferimento viene stavolta ottenuto non tanto con la creazione di una newco, come nel caso della Fiat di Pomigliano e Mirafiori, quanto piuttosto con il meccanismo della gara d’appalto al ribasso. Due diversi mezzi per uno stesso risultato.

Durante le lunghe ore di attesa pomeridiane, mentre le voci provenienti dalla sede del Ministero dello Sviluppo Economico in cui si svolge la trattativa si susseguono, e al presidio i momenti di calma piatta si alternano a quelli di discussione e di fibrillazione, ho l’opportunità di parlare anche con Mauro, uno dei quattro lavoratori che il 4 aprile scorso sono saliti sul Gazometro. “Io ho 54 anni e, ti dico la verità, quando ho cominciato a fare attività politica e sindacale, all’inizio degli anni ’70, non pensavo che saremmo finiti così. Non pensavo che avrei lasciato a chi sarebbe venuto dopo di me una società in cui il valore e la centralità del lavoro sono sempre più carta straccia, e in cui per dare un po’ di visibilità ad una vertenza importante come la nostra, in cui si decide il destino di 400 famiglie, si è costretti a forme di protesta estrema come quella che stiamo mettendo in atto noi quattro”.

In effetti, l’oscuramento mediatico della vicenda Snam/Conus è stato notevole. A parte qualche passerella e qualche dichiarazione di esponenti politici, per lo più di centrosinistra, e il buon lavoro fatto dal Tg3, il muro dell’indifferenza mediatica, contro il quale quasi sempre ci si scontra quando il tema è il lavoro, è sembrato da subito molto solido e a prova di breccia. “Stiamo tentando in ogni modo di farci ascoltare”, prosegue Mauro “ma evidentemente la classe politica e i professionisti dell’informazione sono troppo occupati a parlare della papy-girl di turno, mentre noi lavoratori, che siamo la parte sana di questo paese, quelli che tutti i giorni mandiamo avanti la baracca con il nostro lavoro, veniamo considerati una semplice merce, una semplice voce di spesa sulla quale risparmiare”. La rabbia, e anche la commozione, è tanta nella voce di Mauro: “Facciamo quello che stiamo facendo, stando quassù, col freddo che fa la notte e il caldo di giorno, soprattutto per i nostri colleghi e, più in generale, per i lavoratori più giovani, che sono quelli che subiranno nei prossimi anni gli effetti peggiori di queste politiche aziendali e governative tendenti a smantellare garanzie e diritti conquistati in anni di lotte. Arriva un momento in cui bisogna dire basta: noi da qui non scendiamo finché non ci dicono che i nostri posti di lavoro saranno garantiti e che sarà mantenuto il nostro contratto di riferimento”.

La stessa chiarezza di obiettivi e di rivendicazioni la si può toccare con mano facendo quattro chiacchiere con i lavoratori che stazionano da giorni nei pressi della tenda del presidio, dandosi il cambio per le notti e cucinando con un fornelletto da campeggio per sé e per i quattro. “Una cosa positiva è che la solidarietà, anche fra i lavoratori di Italgas, è stata molto ampia”, ci dice un altro lavoratore. Il presidio si trova di fronte allo stabilimento Italgas del Gazometro. Da qui, in effetti, sono giorni, da quando cioè è iniziata la protesta, che non partono i camionicini dei lavoratori addetti ai servizi sulla rete. La decisione è stata presa in solidarietà con i dipendenti Conus che sono saliti sull’impianto. “Di fatto tutta una serie di servizi di supporto alla rete, fatta eccezione ovviamente per quelli che hanno a che fare con problemi di sicurezza, qui e in altre zone di Roma sono bloccati”.

Forse nei prossimi giorni, come segnale distensivo fintanto che la trattativa è in corso, il blocco verrà sospeso, ma riprenderà non appena dovessero arrivare notizie negative dal ministero. I lavoratori del presidio hanno anche aperto una pagina Facebook (“Sosteniamo i lavoratori della CONUS”), dalla quale aggiornano sullo stato della propria vertenza, e nella quale vengono postati anche i pochi articoli e servizi comparsi online. “La solidarietà in parte c’è stata, il Presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, è venuto al presidio e ci ha assicurato che si interesserà personalmente di trovare una soluzione. La cosa più importanti, però, è che non ci siano divisioni fra di noi e che tutti ci manteniamo fermi sulle nostre richieste. Forse sarà una battaglia lunga, ma non abbiamo alternative: ne va della nostra dignità di lavoratori”.

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