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La morta gioventù italiana – Carlo Saturno

Intervista a Fabio, cugino di Carlo Saturno(8:40)

Nelle carceri italiane si muore. Muoiono soprattutto i giovani che commettono dei reati. Carlo Saturno era uno dei tanti. Aveva 23 anni. In passato aveva subito il distacco di una retina a causa di un pugno preso in prigione.. E' stato trovato impiccato. “Trovato“… La “peggiore gioventù” italiana muore così: “trovata impiccata“. Ogni anno muoiono nelle nostre carceri circa 180 persone. Per quanti errori possano fare i ragazzi come Carlo, la loro morte li riscatta. Ma chi riscatterà questo Stato che lascia morire i suoi giovani nelle carceri dove dovrebbe garantire la loro sicurezza?

Intervista a Fabio Sillan, cugino di Carlo Saturno,
Sono Fabio, cugino di Carlo Saturno, il detenuto che stando alle dichiarazioni si è impiccato in cella nel carcere di Bari dopo una colluttazione con delle guardie penitenziarie. È arrivato in rianimazione il giorno 30 marzo intorno alle ore 19,30 e lì è rimasto per 8 giorni, fino al 7 aprile quando è deceduto alle ore 13,15.

Carlo, una vita in carcere (espandi | comprimi)
Ora è tutto in mano alla Magistratura. Noi conosciamo i fatti dal momento in cui è stato ricoverato in rianimazione, all’autopsia, fino a che l’abbiamo vestito ed infine ne abbiamo celebrato il funerale.
Abbiamo depositato denunce contro ignoti. Adesso ci vogliono anche querelare, però noi abbiamo sporto denuncia per omicidio colposo e per induzione al suicidio. Sono denunce depositate dal Pubblico Ministero contro ignoti.Adesso la Magistratura dovrebbe fare il suo corso, credo.Vorrei fare un appello specialmente ai giovani detenuti. Non devono tenersi tutto dentro, se subiscono delle percosse, violenze anche psicologiche denuncino tutto alla Magistratura. Altrimenti si farà la fine di mio cugino che aveva solo 23 anni e adesso si trova in una bara al cimitero.
Carlo era un ragazzo molto forte, irruente. Non sapeva trattenersi, litigava con tutti. Ha litigato in qualsiasi carcere dal quale è passato: dal minorile di via Monteroni a Lecce, dove ha denunciato insieme a altri due detenuti nove guardie penitenziarie che l’avevano percosso fisicamente e seviziato; al carcere di Taranto, a quello di Nucera, a quello di Bari. Aveva sempre davanti il volto di una guardia penitenziaria che vedeva sempre come un nemico da quando, minorenne rinchiuso nel carcere minorile di Monteroni a Lecce, subì le violenze per le quali sporse denuncia. A seguito di queste denunce è stato avviato un processo rinviato a giugno dell’anno prossimo. Quando il processo andrà in prescrizione, ci rivolgeremo anche al CSM perché non vogliamo che vada in prescrizione.
Carlo era parte lesa con altri due detenuti, contro 9 guardie penitenziarie del carcere minorile. A partire da quell’anno, il carcere minorile venne chiuso apparentemente per restauro. Ci furono delle denunce, perquisizioni e il processo. Il 3 aprile Carlo avrebbe dovuto testimoniare contro queste guardie, ma lui era in rianimazione e non poteva fare nessun tipo di deposizione. Venne rinviata e lui dal 2005 in avanti, cambiando svariate carceri (Taranto, Nocera e Bari) aveva sempre questo terrore delle guardie. Vi si scagliava contro, anche facendo a botte. Il giorno prima che si impiccasse a Bari aveva mandato una guardia penitenziaria in ospedale, fratturandogli una mano e procurandogli 35 giorni di prognosi riservata. Poi non sappiamo più niente, abbiamo solo saputo che è stato trovato impiccato.

Bari, il carcere dei tentati suicidi (espandi | comprimi)
È stato impiccato 20 minuti, poi per 30 minuti è stato ricoverato nell’infermeria del carcere, quindi è stato portato in rianimazione chiamando il 118. Questa è la dichiarazione che ha reso il sindacato sul giornale. A noi però risulta che sia stato prelevato da dentro la cella impiccato e non dall’infermeria. Ci sono molti lati oscuri in questa vicenda. Adesso la Magistratura e gli avvocati faranno il loro lavoroo e aspetteremo questi 90 giorni per avere il referto medico dell’autopsia. È stato nominato il Dott. Introna come medico legale. Noi abbiamo nominato la Dott.sa Neri dell’Istituto di Medicina Legale di Foggia e un’altra dottoressa che è una psichiatra. Abbiamo inoltre nominato un tossicologo per vedere se gli avessero iniettato dei calmanti, sedativi o medicinali fuori dal comune.
Voglio che questa storia aiuti i tanti ragazzi che purtroppo subiscono questi pestaggi ad aprire gli occhi. Ci sono i pestaggi. C’è stato il caso Cucchi e stiamo vedendo ora il caso di mio cugino in Puglia. Nel carcere di Bari nel solo mese di marzo ci sono stati 5 tentati suicidi. Il presidente Vendola è intervenuto. È venuto personalmente all’ospedale in rianimazione e quindi speriamo che le istituzioni non ci lascino soli. Vorrei dire solo questo ai ragazzi: cercate di denunciare tutto, non abbiate paura di nessuno, perché loro si fanno forti nel gruppo, ma presi singolarmente non sono poi così forti.

Un occhio per il carcere (espandi | comprimi)
La colluttazione di Carlo è avvenuta perché la seconda Sezione doveva essere chiusa per restauro e dovevano spostarlo nella terza. Lui non voleva cambiare cella e ha litigato con una guardia che è finita in ospedale.
Nel carcere minorile subì un distaccamento della retina all’occhio sinistro per un pugno preso. Abbiamo il nome di chi l’ha colpito, ma non lo possiamo fare. Carlo non vedeva più, era completamente cieco dall’occhio sinistro. Da questo episodio è partita la sua denuncia con altri due detenuti. Notate bene non sappiamo chi fossero questi altri due detenuti e soprattutto, non sappiamo chi siano le nove guardie contro le quali è stata sporta denuncia. Né sappiamo che fine abbiano fatto e se siano stati trasferiti in altre carceri. Chi ci può dire se c’era qualcuno di loro a Taranto, a Nocera o a Bari?
Ci hanno tenuto tutto nascosto. Ieri siamo stati in Tribunale a depositare le nostre motivazioni dal giudice con l’Avvocato. Tutte le dichiarazioni che stanno uscendo sui giornali sono tutte non attendibili perché i nostri medici si pronunceranno solo tra 90 giorni. L’autopsia è stata fatta sabato scorso, l’ha fatta il medico di Medicina Legale di Bari nominato dalla Magistratura e la Dott.ssa Neri come medico legale nominata da noi.
Cerchiamo di fare aprire gli occhi ai detenuti che subiscono percosse, perché è giusto che se sbagliano debbano pagare, su questo non ci piove. Ma, come ha detto il presidente Vendola, qui non c’è la pena di morte. Dal carcere devono uscire vivi, non morti. Su queste parole io vorrei chiudere. Possono fare quello che vogliono, ma non possono contraffare i documenti del 118 e dell’ospedale. Quando andammo a chiedere la cartella di entrata al Pronto Soccorso – che non ci hanno consegnato perché mancava l’esposto del giudice -, il Direttore sanitario ha detto che per far sparire questi documenti devono far saltare per aria la banca dati, perché il 118 è tutto computerizzato. L’ora di arrivo, l’ora di partenza, è stato tutto computerizzato perché loro comunque devono dimostrare il loro tragitto!
La madre ha ricevuto un sms solo alle 19,30. Il fatto è successo tra le 15,05 e le 16. Ha ricevuto un sms dal carcere. Noi siamo intervenuti in ospedale e siamo andati in rianimazione alle 20. Io e l’altro mio cugino siamo accorsi prima di tutti. Lui era piantonato dalle guardie perché temevano scappasse! Dopo due giorni ha avuto la sospensione del piantonamento e non la scarcerazione. Ora speriamo che arrivi almeno la scarcerazione, perché noi ancora non abbiamo ricevuto niente!

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