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PRIMA L’ITALIA

Lo abbiamo già scritto e, ora, lo confermiamo. Sugli esiti del voto parlamentare correlati alla riforma del nostro Sistema Giudiziario non spenderemo neppure una riga. Intanto, non servirebbe per modificare la realtà dei fatti. Ed è proprio sulla realtà nazionale che desideriamo, invece, focalizzare l’attenzione. La Seconda Repubblica, ancora giovane, già evidenzia segnali d’insofferenza. Tuttavia la Repubblica Italiana, che è una struttura socio/politica inscindibile, c’è, per nostra fortuna, ancora tutta ed è , fondamentalmente, integra. In questo primo decennio del nuovo Millennio c’è ancora troppa carne al fuoco per prevedere cosa, e come, cambierà la nostra realtà alle porte d’importanti referendum; cioè prima della chiamata alle urne per le consultazioni politiche del 2013. De resto, in questa seconda parte di Legislatura le novità non si contano. Eppure non sono quelle che interessano, in definitiva, il popolo italiano. Sempre in prima linea resta il gioco delle alleanze; soprattutto nella difficile formazione di una squadra di centro/sinistra degna di un passato che, dati i risultati, resta fumoso. Siamo sempre più convinti che sono i rapporti numerici a contare e Berlusconi ha tutte le carte in regola per tirate avanti; almeno sino alla naturale conclusione della Legislatura. In quest’anno e mezzo d’impegno politico, la formazione di centro/destra ha ancora molto da realizzare. Ma sarà in Parlamento che dovrà misurarsi anche con chi si è dichiarato apertamente “alleato”in seno al PdL. Resta, in ogni caso, in prima linea la situazione socio/economica nazionale che non vediamo per nulla in ripresa. Prevediamo, di conseguenza, altre difficoltà che non consentiranno neppure rosee previsioni per il “dopo” 2013. Per evitare facili interpretazioni di comodo sull’Italia, che intende giocare il suo ruolo anche a livello europeo, bisogna essere chiari; pur col rischio d’essere impopolari. Del resto, in politica non sempre si riesce ad accontentare tutti. La lunga strada iniziata dagli uomini di questa Seconda Repubblica resta in salita. Tutti conosciamo i “mali” che affliggono il Paese. Ma la “cura” definitiva non esiste. Dati i tempi, il Governo ha solo due possibilità. La “terapia” d’urto, o quella a dosi frazionate. Vale a dire una sorta d’impegno che dovrebbe eliminare le “sintomatologie” prima del male vero e proprio. In entrambi i casi, i rischi d’insuccesso non sono pochi. Le responsabilità restano a livello di guardia; a dispetto dell’eterna polemica con un’opposizione che resta sempre più formale che sostanziale. Di fatto, prima di tutto e soprattutto, ci sono le sacrosante aspirazioni del Popolo italiano. Meglio sarebbe, nell’interesse di tutti, che i politici nazionali non dimenticassero quest’assioma. Gli elettori, dentro e fuori i confini nazionali, ne terranno il dovuto conto.

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