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LA SENTENZA THYSSEN E’ ESEMPLARE, NON STORICA

Giustizia è fatta. La sentenza sulla Thyssen è sicuramente esemplare. Rende giustizia a quei sette lavoratori che sono morti nella maniera peggiore, bruciati vivi, e chiarisce che le responsabilità sono di chi avrebbe dovuto mettere in sicurezza quella fabbrica. Invece si è giocato con la pelle di sette uomini innocenti che erano lì solo per portare un tozzo di pane a casa nell’attesa della cassa integrazione che sarebbe arrivata da lì a qualche settimana.
Il processo sulla Thyssen è stato esemplare sia per la durata che per la sentenza. Ma credo che dobbiamo leggere la motivazione prima di parlare di svolta epocale. In Italia ci sono oltre 1000 morti bianche all’anno e, nella grandissima maggioranza, la responsabilità è di chi ha omesso di mettere in sicurezza il luogo di lavoro. Eppure, in tanti anni, è la prima volta che viene riconosciuto l’omicidio colposo per i responsabili. Parlerei, dunque, almeno per ora, di sentenza isolata e aspetterei il secondo grado e, eventualmente, la Cassazione. E aspetterei anche le altre centinaia di processi in corso per capire se qualcosa è davvero cambiato. Certo, questa è una sentenza che potrà essere utilizzata da tanti avvocati delle famiglie di morti sul lavoro ma il giudice ne terrà sempre conto visto che a fronte della sentenza della Thyssen ci sono migliaia di sentenze che vanno nella direzione opposta?
Sono pessimista. Questo governo, come ha ricordato sull’Unità di oggi l’ex ministro del Lavoro Damiano, ha tentato di depenalizzare le responsabilità delle imprese per le morti bianche riducendo la pena a sanzione amministrativa. Solo la ferma opposizione del centrosinistra, Italia dei Valori in testa, ha impedito che si realizzasse questo scempio. Del resto, non essendo Berlusconi impegnato in prima persona a difendere qualche suo interesse, siamo riusciti a far ragionare anche le poche menti pensanti del centrodestra: quella depenalizzazione sarebbe stata devastante perché avrebbe indotto le imprese a investire ancor meno per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ma, è chiaro, questa sentenza tocca alcuni poteri forti, anzi fortissimi e, se da un lato indurrà qualche imprenditore illuminato a migliorare ulteriormente le condizioni di sicurezza dei propri dipendenti, dall’altra scatenerà le lobbies degli industriali. Non escludo qualche colpo di coda in sede legislativa, magari con un emendamento nascosto in qualche provvedimento per una depenalizzazione parziale o totale delle responsabilità per le morti bianche. Io del ministro Sacconi non mi fido, e tanto meno mi fido di Berlusconi.
Staremo a vedere. Ma a chi parla di sentenza storica, chiedo di tenere altissima la guardia dopo la giusta euforia di queste ore. Perché un Davide che batte un Golia è un eccezione, non la regola.
Sono pessimista, ma sono anche contento per le famiglie dei lavoratori uccisi alla Thyssen che hanno almeno la consolazione di vedere che lo Stato, una volta tanto, non li ha né abbandonati né traditi. La sentenza di ieri rappresenta l’attuazione completa dell’articolo 1 della Costituzione. “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, e quando si muore sul lavoro, lo stato punisce i responsabili. Sempre e senza sconti.

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