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Proposte per una città  dimenticata

di Betty Leone

Per la seconda volta a L’Aquila celebriamo l’anniversario del terremoto che ha distrutto la città.

Ci saranno dibattiti, manifestazioni, fiaccolata notturna per ricordare le vittime del sisma e di altre tragedie nazionali prodotte dall’incuria e dalla superficialità umana( Thyssen Krupp, Viareggio, Giampilieri ecc); tutti modi per sentirsi ancora città, comunità solidale. Da domani tuttavia i segni di questi due anni trascorsi saranno ancora più dolorosi. I segni si rintracciano nelle erbacce nate sulle macerie non ancora rimosse,nelle muffe cresciute sui muri delle case in attesa di poter essere ricostruite, nei ponteggi di sicurezza che mostrano i danni delle intemperie, ma soprattutto nei volti degli Aquilani che hanno lo sguardo spento perché, nonostante la loro proverbiale tenacia, fanno sempre più fatica a credere nella rinascita della loro città.

Potremmo di nuovo elencare tutto quello che non ha funzionato finora e ricordare i danni prodotti da una gestione autoritaria e spettacolare della fase di emergenza e dalla mancanza di un’ipotesi strategica della ricostruzione: lo hanno fatto bene i comitati cittadini con le loro denunce e le loro manifestazioni, ora però è il tempo di concentrarsi sul che fare se vogliamo dare una prospettiva agli Aquilani ed evitare lo spopolamento della città.

Bisogna innanzitutto recuperare una capacità programmatoria che definisca i tempi della ricostruzione in base alla disponibilità di risorse certe; che definisca un piano per il lavoro, rivolto all’occupazione e allo sviluppo locale, non solo guardando alla ricostruzione edilizia ma anche alla salvaguardia e messa in sicurezza del territorio, all’innovazione tecnologica, al mantenimento delle tradizioni culturali ed artistiche; che definisca un piano sociale costruito per rispondere ai bisogni nuovi nella città dispersa e non dipendente in gran parte dalle disponibilità delle associazioni di volontariato. In altre parole bisogna dare ai cittadini la sicurezza che esiste un progetto su cui attivare la partecipazione e l’impegno di tutti, in mancanza del quale sono inutili i richiami all’unità che da più parti vengono rivolti alla popolazione.

Perché questo sia possibile sono necessarie alcune condizioni:

– una legge nazionale che stabilisca risorse certe per L’Aquila o attraverso una tassa di scopo o attraverso l’incremento finalizzato di una quota parte delle risorse ordinarie.

– l’assunzione da parte delle forze politiche del fatto che la ricostruzione dell’Aquila non è un problema di solidarietà ma una questione di conservazione di un patrimonio nazionale artistico ed economico.

– il superamento del concetto di Governance (mai parola è stata così abusata e usata per coprire i fallimenti della democrazia rappresentativa!) per tornare al governo della città da parte del Consiglio comunale e del Sindaco eletti dai cittadini.

Le dimissioni del Sindaco Cialente hanno svelato la gravità della situazione in cui versa la città; la decisione di ritirarle, auspicata anche da SEL, deve servire ad affrontare con coerenza le difficoltà del momento e a rafforzare il peso della comunità cittadina nella contrattazione con il Governo Nazionale, associando i cittadini al governo della città attraverso forme di connessione tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa. Forse in questo modo il 6 Aprile 2012 potremmo celebrare qualche risultato e non solo denunciare quello che non si è fatto.

Betty Leone

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