GIUSTIZIA: BERSELLI, L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE E’ SOLO TEORICA. I PM DECIDONO QUALI INDAGATI PERSEGUIRE E QUALI FAR FINIRE IN PRESCRIZIONE

di Federico Gennaccari

I tempi della giustizia sono sempre troppo lunghi ed è inevitabile affrontare la questione dell'obbligatorietà dell'azione penale e della prescrizione dei reati dinanzi a tribunali ingolfati da procedimenti, molti dei quali destinati appunto alla prescrizione. Ne parliamo con il presidente della Commissione Giustizia, Filippo Berselli.

Anche oggi vengono prescritti 466 processi per i tempi eccessivi della giustizia. Come risolvere la questione?
“Intanto bisogna partire da una fondamentale constatazione. L'obbligatorietà dell'azione penale in Italia non esiste. O meglio esiste soltanto sulla carta perché di fatto sono poi i magistrati a decidere quali procedimenti giudiziari giungono in porto e quali fascicoli vengono abbandonati, 'sepolti' da altre carte e passano dal binario morto alla prescrizione. Quindi è vero che ogni notizia di reato diventa un procedimento ma poi i pm scelgono”.

Sono scelte che avvengono su criteri fissi?
“No. Anzi ci troviamo in presenza di una discrezionalità che sconfina nell'arbitrio, perché di fatto non si scelgono neppure i reati, ma gli indagati da perseguire perché può capitare che nei confronti dello stesso reato, un pm decide di andare avanti per giungere a sentenza e un altro no. A Torino nel 2007 l'allora procuratore Marcello Maddalena aveva emanato una apposita circolare proprio per indicare quelle che dovevano essere le priorità. Il suo è rimasto un caso isolato e oggi i pm decidono caso per caso quali indagati perseguire con tutti i sospetti che diventano leciti per un uso politico della giustizia. Infatti cosa succede, ad esempio, se un pm di sinistra si trova davanti a un indagato di destra? Possiamo facilmente immaginare Sicuramente andrà avanti, come potrebbe verificarsi anche nella situazione opposta, più rara, con un pm di destra e un indagato di sinistra. Occorre quindi intervenire sulla questione dell'obbligatorietà dell'azione penale e la discrezionalità del singolo pm. Da una parte bisogna velocizzare la giustizia, ma dall'altra occorre dare tempi certi alla giustizia per cui è necessario stabilire una durata ragionevole dei processi, come ci chiede anche l'Europa”.

I dati del ministero parlano chiaro: 466 prescrizioni al giorno, 170 mila ogni anno…
“Ha fatto bene il ministero a comunicare i dati poiché sembra che adesso non vi siano prescrizioni. E siano tutte legate al disegno di legge, che è all'esame della Camera, sulla durata ragionevole dei processi, ingiustamente conosciuto come 'processo breve',. Infatti come si può definire 'breve' un processo che per i reati più gravi può superare 15 anni? La realtà è che la durata ragionevole dei processi è una necessità, per adeguarci al resto d'Europa, perché in Italia i tempi della giustizia sono lunghissimi e molte sono le condanne piovute sull'Italia da parte della Corte Europea. Occorre quindi muoversi in tutte le direzioni perché sono previsti troppi reati, troppe denunce vengono avviate e quindi bisogna scegliere. Sono sicuro che stabilendo le priorità, diminuendo così il numero dei procedimenti, i tempi non verranno mai superati e saranno sempre di meno le prescrizioni. Lasciando tutto così non si risolverà nulla”.

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