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Dal tardi e male al fallimento della diplomazia mondiale (Il Globo, 1 aprile 2011)

Dal tardi e male al fallimento della diplomazia mondiale (Il Globo, 1 aprile 2011)

Published on Friday, 01 April 2011 12:48

A largo di Lampedusa si rischia di morire come rischia di morire anche l’isola, il suo turismo e la sua economia. Sono in contraddizione i sentimenti di chi vuole esprimere solidarietà per chi muore in mare, in una traversata della speranza che porta solo dolore, per chi riesce a sbarcare e scopre un’Italia impreparata all’esodo preannunciato da molti, ed analoga solidarietà e tristezza per un’isola allo stremo delle sue forze, che resiste e chiede interventi immediati? Nessuna contraddizione. Dovremmo tutti avere la consapevolezza che gli sbarchi e le traversate, aumentati a causa dell’intervento militare in Libia, vanno affrontati con senso di solidarietà e di responsabilità. L’Italia deve agire consapevole di un ruolo affidatole dagli eventi e dalla storia degli ultimi mesi, un ruolo di garanzia a salvaguardia delle responsabilità della comunità internazionale nei confronti dei profughi, degli immigrati e dei clandestini che arrivano dal Nord Africa. L’Italia deve agire facendo pesare a livello internazionale questo ruolo e chiedendo condivisione di responsabilità. Se il governo Berlusconi lo ha fatto tardi e male ha sbagliato.
Sbaglia oggi quando non esprime una chiara posizione del governo e lascia che si protaggano ed intensifichino le dichiarazioni della Lega Nord e dei suoi capi. Dichiarazioni tese a favorire la paura ed allontanare la soluzione che non può che essere quella della accoglienza nelle Regioni italiane, della identificazione di chi arriva e dei rimpatri per chi non gode dello status di rifugiato.

Sono in contraddizione i sentimenti di chi “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e chi vorrebbe vedere la fine di tutte le dittature e l’affermazione della libertà e della democrazia a livello mondiale? Nessuna contraddizione.

È possibile credere che nell’applicazione puntuale e precisa di una risoluzione ONU, la 1973, richiesta oggi condivisa da tutti, anche se tardi e male dal governo italiano, proposta con chiarezza dal PD, ed oggi condivisa anche da chi, come la Francia, fino ad oggi, ne ha interpretato i limiti in maniera estesa e senza controllo?
Ecco, se il futuro della risoluzione delle controversie internazionali fosse legato unicamente alla applicazione puntuale e precisa delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, indipendentemente dagli strumenti che si adottano, avremmo già deciso che la “diplomazia internazionale” non ha veri strumenti e che l’unico strumento è l’azione militare. Credo sia legittimo lavorare per una organizzazione delle nazioni che utilizzi meglio la propria forza, che sia capace di azioni mirate e di lungo respiro tese a garantire il rispetto dei diritti umani ovunque e sempre, che sia pronta a far applicare decisioni sovranazionali agli Stati nazionali, contro i dittatori e contro chi con le dittature fa affari, a prevedere nei trattati internazionali specifiche norme a salvaguardia dei diritti umani, ad imporre una “no business zone” che indebolisca dittature e dittatori, a “penalizzare fortemente” la vendita di armi a dittature e dittatori, a garantire che l’uso della forza, come strumento di difesa delle popolazioni civili, sia possibile solamente dopo aver esaurito ogni altro possibile percorso e sempre e comunque per fermare chi “offende il diritto alla libertà di altri popoli”.
L’ennesimo fallimento della diplomazia internazionale ci impone non solo di perfezionare ma di ripensare gli strumenti a disposizione delle organizzazioni sovranazionali. A partire da quella Unione Europea che ancora non riesce a dotarsi di una politica internazionale che ne segni contenuti, tempi e ritmi. Impone anche un ripensamento relativamente ai modelli di democrazia che ciascun Paese deve essere libero di costruire ed adottare.
Il segnale politico che arriva dal governo italiano, per una soluzione diplomatica, è una prima significativa proposta di azione internazionale oltre l’intervento armato. Ed è la proposta che dobbiamo sostenere con determinazione.

On. Marco Fedi

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