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MATTONI ALL’ITALIANA

La casa, da sempre, ha rappresentato un bene primario. Ciò nonostante, per molti italiani la proprietà immobiliare resta, purtroppo, una chimera. I dati ricavati dall’ISTAT confermano la nostra tesi. Nonostante tutto, qualche incongruenza, però, l’abbiamo recepita. L’alloggio, quando ancora si può, è acquistato con un mutuo ipotecario. Poco importa se a tasso fisso o variabile. Per acquistare a “rate” un sei vani, idoneo per essere occupato da una famiglia di quattro persone, servono diciotto anni di stipendio. Sempre che, ovviamente, si riesca a mantenere il posto di lavoro. Nel 2000, n’occorrevano “solo” quindici. Per chi non è nelle condizioni d’acquistare, il canone di locazione, in dieci anni, si è incrementato del 45%. Insomma, sostenere il peso economico di un tetto nel Bel Paese è sempre più difficile e non solo per l’incerta situazione occupazionale italiana. Lo stesso risparmio, punto di forza dell’economia spicciola della penisola, è precipitato. Lo scorso anno, solo il 12% degli italiani hanno messo qualcosa da parte. Nel 2000, i piccoli risparmiatori erano a quota 46%. Restano, come il solito, alcune incoerenze. In UE il costo di un alloggio è più contenuto che da noi. Per praticità, non abbiamo tenuto conto della Gran Bretagna ancora fuori dell’area Euro. I prezzi più contenuti per un appartamento di civile abitazione li abbiamo rilevati in Grecia (-27% rispetto ai prezzi italiani), segue la Spagna (-19% rispetto ai prezzi italiani). Per i Paesi dell’est (Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Estonia) i prezzi, secondo il nostro metro di valutazione, precipitano. Siamo, in ogni caso, sotto il 40% del prezzo degli alloggi italiani. Ovviamente, com’è giusto, il prezzo dell’immobile varia anche dal luogo ove si trova e dalle sue caratteristiche architettoniche. Certo è che chi ha investito i suoi risparmi in mattoni ha fatto un affare. Magari neppure prevedendolo. Per chiarire il concetto: chi avesse acquistato un appartamento nel 1970 e lo avesse subito locato avrebbe recuperato tutti i costi correlati alla proprietà nel 1992. Da quell’anno, ad oggi, nonostante l’incremento delle imposte immobiliari, il padrone di casa ha avuto sempre utili mai inferiori al 20% del valore nominale dell’alloggio di sua proprietà. Sul fronte dell’abitare, sempre meno sostenibile per le nuove generazioni, lo Stato non è mai concretamente intervenuto. Manca, a nostro parere, un piano edilizio residenziale a prezzi ragionevoli. Da noi, ma non è una novità, i Governi che si sono succeduti non hanno mai operato per rendere accessibile il costo dell’alloggio ove si abita. Né, a maggior ragione, si sono attivati per promuovere una sostanziosa detassazione sui redditi investiti per la proprietà abitativa. Il “mattone all’italiana” farebbe gola a molti; pur essendo sempre di meno coloro che se lo possono permettere. Non a caso, già dal 1998, sono aumentati gli acquisti d’alloggi in altri Paesi UE a prezzi assai vantaggiosi rispetto ai nostri. Senza, poi, trascurare che ci sono Stati( Irlanda, Danimarca, Filanda) dove non sono previsti balzelli sugli alloggi ad uso personale, anche se saltuario, del legittimo proprietario. Ma, da noi, la realtà immobiliare resta ben lontana da quella già promossa dalla maggioranza degli altri Stati dell’Unione. Anche in questo settore, siamo rimasti irresponsabilmente indietro.

Giorgio Brignola

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