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CRISI IN LIBIA? E IO PAGO…

Non solo la riforma federalista della Lega ha portato in dote agli italiani un bel pacchetto di nuove tasse e aumento dei costi dei servizi; non solo, in base alla legge di Archimede, la pressione fiscale riceve una spinta verso l’alto uguale, per intensità, alla cialtroneria del Governo; non solo il debito pubblico, l’evasione e la corruzione aumentano per ogni giorno di permanenza del premier a Palazzo Chigi. Anche le bollette per le forniture di elettricità e gas, premiando la politica energetica del centrodestra, subiranno rincari pari, rispettivamente, al 4 e al 2%. Il Governo ha detto che non metterà le mani in tasca ai cittadini: ha direttamente preso in consegna il nostro portafoglio, così preleva i quattrini senza la solita destrezza.

L’Autorità per l’energia si giustifica dicendo che ovviamente tutto dipende dall’andamento dei mercati, che non prevede mai una diminuzione dei costi ma sempre e solo il loro aumento. La scusa è buona per fare cassa, altrimenti non si capisce perché non mettere i cittadini in condizione di risparmiare: gli incentivi all’utilizzo delle fonti rinnovabili sono stati ridotti a favore degli investimenti per il nucleare. Come se una casa automobilistica puntasse sui motori a scoppio invece che sui propulsori elettrici, con la differenza che le vecchie vetture non saltavano in aria, mentre le centrali atomiche sono una bomba ad orologeria per l’ambiente e la salute.

Ben vengano le liberalizzazioni, ma senza un piano nazionale che si basi all’innovazione e le energie pulite il mercato continuerà a ristagnare e i livelli di inquinamento a peggiorare. A farne le spese sono le tasche degli italiani, che ad ogni avvisaglia di crisi internazionale vengono svuotate. Il Governo, come ho chiesto tempo fa in un’interrogazione al Ministro Tremonti, vuole degnarsi o no di evitare la speculazione sulle materie prime, conseguente alla crisi libica, arginando anche tramite il garante dei prezzi aumenti così indiscriminati? È difficile distinguere il confine tra incompetenza e malafede.

E io pago, diceva Totò.

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