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Commenti sulle (diverse) dichiarazioni fatte dal Sottosegretario Alfredo Mantica sugli Italiani all’estero

Carissimi,

mi è stato richiesto dei Commenti sulle (diverse) dichiarazioni fatte dal Sottosegretario Alfredo Mantica sugli Italiani all'estero.

Qui sotto invio copia di un messaggio a Lui indirizzato, sulla sua risposta ad una interpellazione dell'On. Marco Zacchera (Pdl).

Tante grazie, Buon lavoro,

Vezio Nardini
rivista ORIUNDI – San Paolo / Brasile

Date: Sun, 27 Mar 2011 17:52:42 -0300
To: MAE Sottosecr. Mantica Alfredo
From: Vezio Nardini vezionardini@terra.com.br>
Subject: Risposta al sen. Mantica
Cc: Deputato Marco Zacchera, MAE – Carla Zuppetti, Ambasciata – La Francesca, CGIE – Conselheiros Brasil, Comites – Todos – New

San Paolo, 25 marzo 2011

Egregio
Sen. Alfredo Mantica
MAE – Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri

c. copia: – Ambasciatore Gherardo La Francesca
– Min. Plenipotenziario Carla Zuppetti
– On. Marco Zacchera
– Consiglieri Comites e CGIE
– Pubblicazioni per gli italiani all’estero

Da più parti ricevo la richiesta per un mio commento alle Sue dichiarazioni , apparse in più pubblicazioni per gli italiani all’estero, su fatti che riguardano gli italiani all’estero, in particolare sulla situazione a San Paolo (ma anche in Brasile) per quanto riguarda il riconoscimento della cittadinanza italiana. E in particolare vogliamo riferirci alla sua risposta alla interpellazione parlamentare fatta dall’On. Marco Zacchera (Pdl), come è stato riportato nelle testate che si occupano degli italiani nel mondo.

Ricordiamo che “l'onorevole Marco Zacchera (Pdl) ha presentato una interrogazione al Ministro Frattini per denunciare il ritardo della gestione delle pratiche al Consolato di San Paolo. L’On. Zacchera, in particolare, citava il caso del signor Giorgio Eugenio Giacaglia che per una legalizzazione di firma è stato convocato dal Consolato il 20 aprile 2020.”

Trovo le Sue dichiarazioni assurde, e ne darò le ragioni qui sotto, ma non La accuso per questo. In verità dichiarazioni tanto assurde ce ne sono state diverse, specialmente partite dal Consolato di San Paolo (al quale seguo più da vicino), e credo davvero che Lei abbia semplicemente utilizzato una giustificativa ricevuta dal Consolato, senza analizzarne a fondo la veridicità e la coerenza. Purtroppo a dichiarazioni simili siamo abituati, tanto che c’è da domandarsi se sono loro che non hanno un minimo di intelligenza nel diffondere informazioni tanto sballate, o se credono davvero che siamo um mucchio di imbecilli che accettano qualsiasi giustificativa, mentre cercano di giustificare l’ingiustificabile. Purtroppo sappiamo, lo riconosciamo, che per molta gente basta che una autorità qualunque rispondi qualsiasi cosa, già si considerano soddisfatti. Dicono: “Ma ti hanno risposto, no? Allora perché insisti?”, senza perdere un semplice secondo per ragionare sulle risposte ricevute.

Vogliamo analizzare in dettagli diversi punti della problematica abbordata nella interpellazione dell'On Zacchera e nella Sua risposta:

PRIMO PUNTO: Legalizzazioni prenotate per il 20 aprile 2020.

Lei può avere, ed ha, tutte le ragioni nel dire che l’ex italiano Giorgio Eugenio Giacaglia, naturalizzato brasiliano, non poteva più chiedere legalizzazioni di documenti per il riconoscimento della cittadinanza jure-sanguinis, per se o per i suoi discendenti.

Però… questo non giustifica il fatto che una richiesta di legalizzazione sia stata prenotata per una lontanissima data, per il 20 aprile 2020… e che domande inoltrate successivamente a quella del sig. Giacaglia siano state prenotate per il 21 aprile 2020, e così via… (Abbiamo contattato telefonicamente il sig. Giacaglia che ci ha spiegato che lui aveva, innocentemente, richiesto una prenotazione per un suo amico e non per sè stesso o per i suoi familiari).

In fondo, egregio Sen. Mantica (e con Lei chi le ha preparato la risposta), Lei ha eluso la VERA domanda, e non ha dato una risposta valida. Inoltre, in tal modo dimostra malcelata ostilità contro chi protesta (e con ragione): siete andati a cercare se il Giacaglia ha diritto di chiedere quel beneficio, senza analizzare l’assurdità di una prenotazione di un servizio (abbastanza semplice) la cui esecuzione dovrà avvenire dieci anni dopo la richiesta stessa (fatta nel 2010)… e per di più è (ancora?) in atto una Task-Force che avrebbe dovuto azzerare tutte le richieste in circa due anni, ormai quasi finiti.

SECONDO PUNTO: Richieste di terza o quarta generazione.

Capisco il Suo ragionamento dove dimostra contrarietà nel dover dare la cittadinanza a chi, per un secolo, si è mantenuto distante dal Consolato. Non è il caso di discuterne qui le ragioni, favorevoli e contrarie. Il fatto è che, fintanto non si cambia la legge sulla cittadinanza, i diplomatici dovrebbero essere obbligati a seguire la legge italiana, e non permettere che semplici impiegati del consolato, a loro discrezione (e molte volte con seconde intenzioni) facciano i loro regolamenti privati, qui così, là diverso.

Ricordo due regolamenti assurdi, che ancora creano molte difficoltà ai richiedenti: il primo è l’esigenza del certificato di morte di chi è morto da quasi cent’anni; il secondo è il certificato di matrimonio, come se un figlio riconosciuto come tale da padre e madre dipenda del matrimonio per esserne figlio legittimo. Già al tempo del vice-ministro Danieli, in un incontro al nostro Comites, gli ho esternato questa mia opinione: Che si rispetti la legge. Se la legge non conviene più, che si cambi la legge… E, ho aggiunto, per minorare il lavoro dei consolati e dell’anagrafe, semplificare le procedure, come avviene in diversi altri consolati in Europa. Perché non in Brasile?

Purtroppo, da quello che si vede, sono pochi, pochissimi, gli alti diplomatici, i Consoli e Ministri Plenipotenziari, che si preoccupano veramente del problema, analizzandolo a fondo, senza credere piamente nelle fandonie che raccontano i funzionari incaricati del settore. Ne ricordo una già stravecchia, del Console Gianluca Cortese, pronunciata in una assemblea del Comites, sicuramente stava ripetendo come pappagallo quello che gli è stato riferito dai suoi funzionari (all’epoca, ma ancora gli stessi): “Con il lavoro che stiamo svolgendo, posso garantire che in sei (sic) mesi (sic) non ci sarà più la coda per la cittadinanza a San Paolo”.

TERZO PUNTO: Discendenti di prima generazione.

Lei dichiara che “non esistono liste di attesa neanche (sic) per il servizio di legalizzazioni di atti utili ad ottenere il riconoscimento della cittadinanza dei discendenti di prima generazione per i quali la prestazione è immediata”.

Questa è una buona notizia, se vera e se così continuerà, nell’altalena delle decisioni dei nostri funzionari consolari e così aiuteremo a diffonderla al massimo, come abbiamo fatto in passato.

La decisione di dare priorità al registro anagrafico dei figli di già cittadini italiani era stata presa dal Console Bertinetto, su mia specifica richiesta, nel tentativo di smaltire al più presto i casi più semplici. Ma quella decisione è stata subito ribaltata, come altre misure adottate dal Console Bertinetto, il giorno dopo la sua (sentita) trasferenza (punitiva) a Roma, come la decisione di abolire le prenotazioni (in portoghese dette “segnas”) per qualsiasi richiesta di servizio consolare. Secondo tale disposizione tutte le persone che si recavano al Consolato dovevano essere ricevute nello stesso giorno, e nessuno deveva tornare a casa a mani vuote.

Così, dopo di lui, si sono alternate le decisioni all’interno del Consolato: le richieste di quelli di prima generazione (come le altre, purtroppo) sono state accatastate, sono rimaste senza risposta, eventualmente danneggiate e rimaste irreconoscibili dalla pioggia, per poi essere rimandate indietro con sollecito di accertamenti su probabili fratelli maggiorenni, ecc. senza che si potesse sapere il reale trattamento dato a quella “fila”.

QUARTO PUNTO: L’efficienza del Consolato di San Paolo

Lei si è soffermato sulle risorse umane disponibili a San Paolo affermando che “il nostro consolato generale a San Paolo è tra gli uffici consolari meglio dotati della rete all'estero”.

Non possiamo negarlo. Però, peccato che siano risorse sprecate da dirigenti incapaci o, più probabilmente, malintenzionati. Questo Consolato si è dimostrato il meno efficiente, non solo in tutto il Sud America, ma anche quando paragonato con gli altri consolati in Brasile, considerate le risorse a disposizione, come già ho messo in evidenza nell’articolo “I numeri della Task-Force” pubblicato nell’edizione di dicembre 2010 della mia rivista Oriundi.

In esso si dimostra chiaramente che, anche dopo aver ricevuto tutti quei funzionari (in più) per la Task-Force, il risultato pratico è stato completamente deludente, paragonabile al numero di cittadinanze concesse nel 2008 agli “amici degli amici”, senza iscrizioni e senza liste di attesa (in fondo senza rispettare le regole e l'ordine cronologico di iscrizione – vuol dire le minime regole di una buona amministrazione pubblica), prima dell’arrivo del rinforzo in personale e risorse finanziarie. Caso non lo avesse già letto, l’articolo è qui accessibile:

I numeri non lasciano dubbi.

Qualcuno dirà: “Ma sono numeri del 2008, ormai vecchi…”

Io rispondo: “Ma i dirigenti responsabili sono ancora gli stessi, ed i numeri attuali ci sono stati nascosti… Perché non c’è trasparenza?”

Purtroppo il Console Aggiunto Marco Leone ha cercato di giustificare l’ingiustificabile, in una risposta a quell'articolo, risposta che abbiamo pubblicato, e commentato, nella nostra edizione di Oriundi di febbraio 2011, che è qui accessibile:

QUINTO PUNTO: Le altre (spinose) liste sulla cittadinanza

Oltre alla lunghissima lista per il riconoscimento della cittadinanza presso i Consolati e la lista per le legalizzazioni per la cittadinanza presso i comuni italiani (quella delle prenotazioni per aprile 2020 oggetto della interpellazione dell'On. Zacchera) e la terza lista, quella dei richiedenti di prima generazione, sopra citata, ci sono altre liste con problemi simili, e forse ancor più preoccupanti, dal punto di vista sociale e penale.

La quarta lista è quella dei discendenti dei così chiamati trentini (trentini, friulani, ecc. degli ex territori austro-ungarici), con una legge diversa, regole diverse, ma lo stesso problema: lunghissimi tempi di attesa fino al riconoscimento.

E infine la quinta lista, quella quasi sconosciuta ma numerosa: la lista di attesa per il “Certificato di Non Rinuncia”.

Qui il sistema (un’altra assurdità, senza spiegazioni) è semplice e efficace, sotto diversi aspetti, non sempre pregevoli. Cercheremo di spiegarci meglio. Il processo di riconoscimento di cittadinanza jure sanguinis si inizia con il Certificato di Non Naturalizzazione del Dante Causa, seguito dalla Via Crucis della legalizzazione, dopo di che il richiedente si stabilisce in Italia e attende che il Comune analizzi tutti i suoi certificati. Ebbene, quando tutto è pronto e chiarito, e si potrebbe già considerare un (nuovo) cittadino italiano, il Comune deve richiedere al Consolato (prima era solo al Consolato di origine, adesso è a tutti i sette Consolati in Brasile) il così detto Certificato di Non Rinuncia, quello che attesterebbe che tutti i discendenti del Dante Causa, fino ad arrivare al richiedente, non hanno mai rinunciato alla cittadinanza italiana, cittadinanza che, è bene risaltare, ancora non avevano. Sembra un non-sense totale, ma dicono che ci sono alcuni casi, pochissimi, al mondo. Ma allora perché non si crea una banca dati, piccolissima, con questi folli rinuncianti (che hanno rinunciato a quello che non hanno mai avuto) ed i comuni la consultano direttamente? O perché questo certificato non è dato in anticipo, già all’inizio del processo, senza creare un passaggio burocratico in più, che richiede risorse non solo dei Consolati, anche quelli dove il richiedente non risiede, ma anche dei comuni, con scambio di (a volte molteplici) messaggi tra di loro?

Io una spiegazione ce l’ho: E' che così, il poveretto tecnicamente e legalmente già in condizioni di avere la cittadinanza, rimane in Italia in ostaggio, senza poter far niente, mentre aspetta (per anni e anni, a volte) questo Certificato, che non verrà mai se non ha i contatti giusti.

Così questo assurdissimo modus operandi crea in Italia una leva di italiani di diritto già comprovato, ma lavoratori in nero, io li chiamo i neri della Non Rinuncia, ricattati, senza altra alternativa se non quella di pagare per la liberazione del Certificato (Quanto? A chi? Perché mai le poche indagini della Digos sono insabbiate?).

Su questo problema poco si è parlato, ma non è nuovo alle autorità diplomatiche (che sembrano far finta di aver sempre ignorato, anche le denunce fatte internamente da funzionari diligenti) e alla polizia (che intercetta le telefonate dei disperati in nero in attesa della liberazione dalla schiavitù).

Solo recentemente qualcosa si è mosso nel muro dell’omertà: si è appreso che la responsabile di San Paolo per rilasciare i Certificati di Non Rinuncia è stata forzata a dimettersi. Ma senza baccano, senza chiarimenti, senza spiegazioni. Tutto ben diplomatico…

Ci domandiamo perché non le sia piombato addosso un bel processo investigativo, che la portasse anche a denunciare i suoi complici, i conniventi, e tutta la rete che opera nei diversi consolati.

SUGGERIMENTO FINALE:

Certamente non voglio solo criticare, ho sempre cercato di suggerire soluzioni ai diversi problemi.

Mi piacerebbe chiederLe perché non prende una decisione coraggiosa, di istituire una commissione indipendente, esterna al Ministero degli Affari Esteri (dove l’ esprit de corps è abbastanza forte), che analizzi tutte queste procedure (stabilite su suggerimento degli stessi funzionari che dopo le applicano – è come dare alla volpe la chiave del gallinaio), che risultano del tutto inefficienti per quanto riguarda le risorse di personale, comportano un enorme spreco di tempo e denaro (andando contro la direttiva che l’amministrazione pubblica deve cercare di facilitare il pubblico) e in più creano enormi lacune che favoriscono la corruzione.

Tutti (tranne i criminali corrotti) ci guadagnerebbero.

La ringrazio per avermi letto, in questo lungo intervento, e Le porgo cordiali saluti, nella speranza che possa analizzare questi punti e minorare le difficoltà, non solo del pubblico ma anche dei Consolati.

Vezio Nardini
Editore della rivista Oriundi
San Paolo – Brasile

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