I dolori del giovane Cota, fischiato dalla “giovane Italia”

Tempi duri per la Lega in Piemonte, soprattutto a Torino, dove il sentimento nazionale della prima capitale d' Italia, s'è rivelato un boomerang scagliatosi sulla testa del Presidente della Regione. Un Presidente non voluto e non amato, che con i suoi fedelissimi, hanno preso un palazzo dove hanno trasferito un gruppo dirigente del novarese, estraneo alla “cultura” della città.
Dire che il Presidente stenta ad inserirsi, come giustamente sostiene il sociologo Marco Revelli, è davvero un eufemismo.
In questi giorni di festa, girando tra la folla, in particolare quella assiepata davanti al palazzo regionale, si percepiscono gli “umori” dei cittadini, e anche le “chiacchere” di dipendenti regionali che lo amano come si potrebbe amare l'olio di ricino.
Qualcuno diceva ieri ad alta voce in mezzo alla folla: “c'era chi si lamentava della zarina, dicendo che era poco incline al dialogo, ma “questo” è un vero despota, pensa che la regione sia sua, ma noi dobbiamo rispondere, non abbiamo paura di lui”.
Ricordiamo la nota vicenda della vittoria elettorale “farsa” di Roberto Cota, che dopo mesi di travagliate vicende giudiziarie, in un desolante panorama di illegalità, ha avuto risalto sui media, grazie alla perseveranza dell' Avvocato Alberto Ventrini dei Radicali Italiani, e la costituzione di parte civile avanzata dal gruppo radicale per reato di falsificazione delle firme di alcuni candidati della Lista “Pensionati per Cota”
La Lista appoggiava il candidato del centro-destra Roberto Cota, aveva raccolto circa 27.000 voti alle scorse elezioni regionali in Piemonte; lo scarto con la Bresso è stato di circa 9.000 voti.
La questione è ancora in corso e prevede tempi piuttosto lunghi, e del resto i radicali avevano già denunciato Michele Giovine che era già stato processato in passato per aver raccolto migliaia di firme irregolari a sostegno della sua lista per le elezioni regionali del 2005, quindi Cota sapeva con chi si alleava.
Poi insediatosi il neo-presidente ha iniziato subito la crociata contro la RU486, la famosa pillola abortiva, sta tentando di inserire i comitati pro-vita all'interno dei reparti di ginecologia, ha modificato il protocollo regionale sull' interruzione di gravidanza stravolgendolo, un chiaro tentativo di aggirare la 194, naturalmente con il benestare del governo,ha promesso pannolini gratuiti alle famiglie con bambini piccoli senza però mantenere poi la promessa.
Inoltre pare che difronte alla mancanza di fondi per i pannolini, i leghisti avessero deciso di decurtare i soldi dal budget destinato ai disabili psichici (sic), e difronte alle contestazioni hanno dichiarato che si tratta di un “prestito” temporaneo.
Come se non bastasse ha recentemente minacciato di denunciare gli esponenti della sanità piemontese che a suo dire dichiarerebbero il falso circa i tagli apportati al bilancio, per tale motivo ha annunciato denunce se verrà scritto qualcosa che a lui non piace, ovviamente un altro tentativo di imbavagliare l'informazione.
In questi giorni vi è stata la polemica sull'esposizione del tricolore e sulla partecipazione o meno alle celebrazioni, salvo poi presentarsi al Regio con la solita orribile cravatta color ramarro, o se vogliamo, verde come la faccia del governatore quando è stato sonoramente fischiato, e poi dicono che i piemontesi sono “falsi e cortesi”.
Insomma, i dolori del povero Cota sono numerosi. Figurarsi che effetto vedere la città invasa dal sentimento nazionale, un patriottismo trasversale a destra e a sinistra, in una Torino orgogliosa della sua “cultura” (speriamo che questa parola da loro odiata gli faccia venire l'orticaria), e non meno di quella storia dell'industria che sta pagando a caro prezzo l'assenza della politica di governo.
Per non parlare della storia sociale di Torino, che ha vissuto le difficoltà dell'integrazione tra nord e sud negli anni dell'immigrazione meridionale, e che è perfettamente riuscita nonostante le differenze.
Una città che ha visto la mutazione in positivo anche del più antico quartiere cittadino: “San Salvario”, ieri bacino dell'immigrazione straniera e portatore di grandi difficoltà, oggi quartiere che ha fatto della multietnicità il suo punto forte, dove l'incontro tra culture, inizia dalla scuola materna Margherita Buy, dove fino a dieci anni fa nessun italiano avrebbe iscritto i figli, e che ora registra il tutto esaurito, perchè la media borghesia torinese ha aumentato esponenzialmente la domanda.
L'orgoglio dei torinesi, consiste nell'appartenere ad una città in cui ognuno riesce a suo modo, con le sue peculiarità a riconoscersi.
Quella di questi giorni è una festa di una città, una comunità che arrivano dagli anni del fordismo, e ne sono l'emblema del superamento.
Certamente non saranno i leghisti a cambiare la cultura di accoglienza di questa regione, e lo smacco che la lega xenofoba ha avuto in questo inaspettato momento di unità e identità nazionale, non lo potrà risolvere semplicemente con il discorso di Cota, che è stata una rilettura personalizzata del Risorgimento. Ha detto infatti, che la storia di questi 150 anni è un ripetuto fallimento del sogno federalista nato nel Risorgimento e come compimento del processo unitario. E a suo dire c'è un'impronta federalista nella costituzione, che è rimasta incompiuta perfino con le battaglie leghiste.
Bisogna ricordare a Cota, che i fatti di questi giorni, comprese le tante bandiere tricolore esposte in Veneto, oltre che nel resto del Paese, dimostrano che gli Italiani sono uno strano popolo, conflittuale e spesso infantile, sempre alla ricerca del mitico leader carismatico, che poi si ripresenta inesorabilmente nelle vesti “dell'uomo forte”, o homo faber che dir si voglia (ghe pensi mi, tanto per intenderci). Ma che in realtà hanno compreso benissimo che quello della Lega è un federalismo per dividere, non per unire, che ha creato un clima patologico, virale, nel quale oggi ci troviamo a parlare di federalismo e di riforme. Un clima nel quale si legittimano azioni criminali come quelle di respingere i barconi pieni di profughi fuggiaschi da guerre e violazioni dei più elementari diritti umani.
Altresì non dimentichi che la “democrazia costituzionale”, è un sistema politico complesso che diventa efficace a patto che si articoli nelle dimensioni corrispondenti ai diritti fondamentali in essa stipulati: la “democrazia politica”, che è assicurata dalla garanzia dei diritti politici nella sfera delle istituzioni rappresentative. La “democrazia civile”, assicurata dalla garanzia dei diritti civili nella sfera del mercato. La “democrazia liberale”, assicurata dalla garanzia dei diritti di libertà. La “democrazia sociale”, assicurata dai diritti sociali. In questo risiede il tratto distintivo della democrazia costituzionale.
Questi sono tratti ed elementi fondanti di un'idea di democrazia di cui la Lega razzista e xenofoba non è portatrice, e tantomeno lo è il Pdl, unico vero “contenitore” della Lega, senza il quale essa non conterebbe nulla, avrebbe un peso politico molto marginale, anche se in questi anni hanno fatto un gran battage per far credere il contrario.
Ma citando il “Nabucodonosor”, di cui i leghisti hanno tentato di impossessarsi, travisando, non conoscendolo, il significato; verrà il giorno in cui “i perfidi cadranno come locuste al suol”; nel frattempo non si illuda il Governatore Cota, non è sufficiente governare ed essere autoritari per trasformare o comprendere la cultura (non è una parolaccia) di una città come Torino, che ha nel suo Dna il Risorgimento e l'Unità Nazionale, dove proprio da San Salvario (il più antico quartiere nel centro storico, oggi modello di integrazione), sono partiti i moti carbonari. La città, è ben forgiata per sconfiggere il tentativo leghista di separatismo, e stando ai fatti, anche il resto del Paese.
Come diciamo noi piemontesi: “ca vada a pieslu n' tla giaca monsiu”.

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